Il Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa si stende per circa 4.500 ettari sulle prime pendici collinari a sud-est di Bologna, coprendo parte del territorio di altri comuni limitrofi (San Lazzaro di Savena, Pianoro e Ozzano Emilia). La natura gessosa del terreno, abbinata all'abbondanza di fenomeni erosivi carsici, è alla base di un paesaggio spettacolare quanto bizzarro. Con il tempo le acque hanno inciso canyon profondi separati da crinali talvolta molto stretti: lame di gesso che si intersecano dando origine a forme fantasiose e sorprendenti. Di particolare fascino è lo scenario offerto dai calanchi argillosi del Passo dell'Abbadessa, anch'essi modellati e continuamente trasformati dallo scorrere di torrenti e ruscelli. Chi si inoltra per i sentieri del parco (numerosi gli itinerari da percorrere a piedi o in mountain bike) all'improvviso si ritrova a contemplare rupi rocciose a picco su anfiteatri naturali carsici, dolci pendii argillosi bruscamente interrotti dagli affioramenti del gesso in cristalli, che risplende nella sua tipica luminosità lunare. Raggiungendo i punti più elevati si apprezza il panorama sulle valli principali che sfociano nella pianura, arrivando a scorgere le Alpi nelle giornate più limpide. Molto frequenti i valloni ciechi, gli inghiottitoi, gli antri e le grotte, alcune delle quali sono tuttora interessate da indagini speleologiche ed escursioni didattiche. Una di queste è la grotta della Spipola, inserita fra le visite guidate gestite dal Parco. Celebre anche la grotta del Farneto, purtroppo quasi impraticabile per le frequenti frane causate dall'attività estrattiva del passato. Negli ambienti ipogei proliferano numerose specie di pipistrelli, ma la fauna comprende anche una folta popolazione di piccoli mammiferi, cinghiali, daini e caprioli, sorprendente se si considera la vicinanza a un grande centro urbano e la forte antropizzazione. La flora, poi, è caratterizzata dalla compresenza di piante mediterranee e d'alta quota. Prevalgono le specie erbacee e arbustive, capaci di attecchire sulle rocce, mentre sul fondo delle doline si incontrano boschetti misti di roverelle, carpini neri, aceri, tigli e castagni. Ai tanti motivi d'interesse naturalistico bisogna aggiungere le tracce di insediamenti antichissimi, come chiese campestri, oratori, castelli e pievi, e alcune ville secolari di nobili famiglie bolognesi: tutti elementi che contribuiscono a incrementare l'amenità del paesaggio. Testimonianze ancora più antiche degli insediamenti paleolitici della zona sono invece raccolte nel Museo Archeologico “Luigi Donini”, a San Lazzaro di Savena. Fra i tanti percorsi di trekking in grado di svelare le peculiarità del territorio si segnala il classico Sentiero Natura dei Gessi alla Croara: un percorso ad anello che tocca quasi tutti i punti di maggior interesse e può essere completato in meno di tre ore, senza incontrare difficoltà di rilievo. Infatti ci si muove sempre fra i 70 e i 390 metri d'altitudine. Opportunamente marcato dai segnavia del Cai, l'itinerario accompagna gli escursionisti alla scoperta della Dolina della Spipola, dove si incontrano spettacolari formazioni carsiche, toccando molte località panoramiche ma anche l'ingresso alla grotta della Spipola, sul fondo della dolina. Punto di partenza è il parcheggio “Madonna dei Boschi”. Lo si raggiunge imboccando da Bologna la Statale 65 “della Futa”. Nell'abitato di Rastignano al semaforo si svolta in via Valleverde in direzione di Montecalvo. Dopo il sottopasso si svolta a sinistra (via Di Vittorio), proseguendo sempre per Montecalvo. Continuando a salire, dopo circa 1300 metri, nascosta da una siepe sulla sinistra, si trova l'area di sosta che si imbocca da via Madonna dei Boschi. Imboccato il sentiero in senso orario si incontra quasi subito la “Palestrina”, una parete di gesso (forse il fronte di un'antica cava usata già dai Romani) che rappresenta una buona palestra per rocciatori. Poi si tocca il cosiddetto “buco delle candele”, ovvero un affioramento in cui la paziente erosione dell'acqua ha scolpito tante colonnine verticali. Raggiunto l'altopiano di Miserazzano è naturale soffermarsi e godere delle ampie visuali sui colli e sulle valli dei torrenti Idice e Zena, prima di scendere alla base della dolina dove si trova l'ingresso alla grotta della Spipola. Il sentiero prosegue riservando altri punti panoramici, con alcune aree attrezzate per la sosta, ripiegando verso sud-ovest e incrociando nuovamente la via Madonna dei Boschi. Subito dopo si arriva all'ex “Cava a filo”. Qui il gesso veniva estratto a lastre e questa particolare tecnica di taglio ha sezionato il terreno in profondità, favorendo importanti ritrovamenti fossili. Prima di tornare al punto di partenza si attraversa un fitto bosco nel quale si nasconde il piccolo oratorio della Madonna dei Boschi, una cappella seicentesca che conserva un affresco dello stesso periodo. Usciti dal bosco si ritorna in breve al punto di partenza.