La Campania spicca fra le regioni italiane per la pregiata produzione enologica. La qualità dei suoi vini dipende, oltre che dalla naturale fertilità del terreno, dalle caratteristiche geografiche: un paesaggio sempre vario e mutevole vede alternarsi monti, colline e pianure; zone vulcaniche e distese agricole esposte ai benefici influssi del mare. Non fu certo per caso se le virtù di questi vini divennero ben presto note agli antichi greci e, più tardi, ai romani, che con il nettare prodotto da uve campane imbandivano le tavole di patrizi e imperatori. Mentre l'intera regione può contare, oggi, su una ventina di vini DOC, la zona dell'Irpinia vanta una tradizione vitivinicola d'eccezione, con ben tre marchi DOCG (Denominazione d'Origine Controllata e Garantita). I gioielli irpini sono il Fiano di Avellino, il Greco di Tufo e il Taurasi: vini che nascono, quasi sempre, in realtà aziendali di modeste dimensioni e in contesti ambientali incontaminati. Enologi e appassionati sanno che la coltivazione dell'uva e il procedimento di trasformazione in vino, se condotto in imprese a conduzione familiare, esaltano le caratteristiche e le peculiarità dei vitigni, senza interventi invasivi finalizzati alla commercializzazione su vasta scala. Così, in provincia di Avellino, anziché assecondare semplicemente le tendenze del mercato, si è preferito sostenere soprattutto i vitigni minori, puntando con decisione sulla qualità e sulla valorizzazione della diversità. Volendo iniziare un percorso alla scoperta della vasta produzione irpina, è bene partire proprio da Avellino e dai comuni limitrofi: Atripalda, Cesinali, Contrada, Forino, Grottolella, Lapio, Monteforte, Montefredane, Sorbo Sérpico, Summonte ed altri. Qui si produce il miglior Fiano di Avellino, un bianco inconfondibile che nasce in purezza dall'omonimo vitigno. I romani lo conoscevano e lo apprezzavano come Vitis Apiana, avendo notato la particolare attrazione che quest'uva esercitava, con la sua dolcezza, sulle api. Nel Medioevo ebbe estimatori illustri come Federico II di Svevia e Carlo d'Angiò. Le qualità aromatiche di questo vino, affinatosi col tempo, non hanno bisogno di presentazioni. Basti dire che il Fiano è uno dei pochi bianchi italiani che si nobilitano con l'invecchiamento esaltando, oltre all'intensità del colore e dell'odore, il caratteristico sapore che richiama quello delle nocciole tostate. Ideale come aperitivo, il Fiano si sposa perfettamente con i più raffinati antipasti di mare, piatti e zuppe a base di pesce, ostriche... Gustarlo nei luoghi della sua produzione significa, tuttavia, scoprire abbinamenti tipici come quello con la mozzarella di bufala campana o con i formaggi freschi, in particolare quelli caprini. Bisogna spostarsi nel paesino di Tufo per gustare un altro bianco che non teme confronti, in fatto di quarti di nobiltà. Il Greco di Tufo, risorsa centrale per l'intera viticoltura campana, si produce in tutto il territorio dei comuni di Tufo, Altavilla Irpina, Chianche, Montefusco, Prata di Principato Ultra, Petruro Irpino, Santa Paolina e Torrioni. In epoca romana, l'agronomo Columella diede a questo vitigno, sicuramente proveniente dalla Grecia, il nome di Animea Gemella. Le sue virtù furono cantate anche da Catone e da Virgilio. La conferma dell'origine millenaria di questa vite è data dal ritrovamento, a Pompei, di un affresco risalente al I secolo a.C., dove si menziona esplicitamente il “vino greco”. Caratteristica è anche la localizzazione geografica del Greco, che prospera in leggera altura, in un territorio attraversato dal fiume Sabato. Da queste uve, unite a quelle del Coda di Volpe (altro celebre e antichissimo vitigno autoctono) si ottiene il bianco eccezionalmente asciutto e armonico noto in tutto il mondo. Il suo gusto fruttato e il profumo di mandorle si abbina splendidamente a qualsiasi piatto di pesce, anche grasso, ai frutti di mare e alle aragoste. Dal Greco di Tufo, inoltre, si ottiene una particolare varietà di spumante, molto aromatica, che deve riposare per almeno 36 mesi dopo l'imbottigliamento. Qualsiasi itinerario enogastronomico attraverso l'Irpinia non sarebbe completo senza una visita al paesino di Taurasi, raggiungibile attraverso Venticano, meglio noto come il “paese del torrone”. Grazie alla rinomata produzione di nocciole e miele, il torrone è un altra delle specialità di questa terra, da gustare nelle fiere e nei mercatini locali. A Taurasi si produce uno dei più importanti vini rossi DOCG, ottenuto da un vitigno nobile come l'Aglianico (la vitis hellenica dei latini), cui si possono abbinare altre uve a bacca rossa. La sua commercializzazione avviene dopo tre anni di invecchiamento in botte, nelle cantine del comprensorio della valle del Calore, anche se i migliori risultati si ottengono dopo quattro anni. Il Taurasi è un vino di gran corpo, ideale per accompagnare arrosti, selvaggina e piatti a base di tartufo. Il suo colore rosso rubino (con riflessi arancioni acquisiti per invecchiamento) l'odore intenso e ampio, il sapore equilibrato dal retrogusto persistente, conquistano inevitabilmente chiunque abbia l'opportunità di gustarlo.