Inizia nell'ultimo decennio del XVIII secolo la travagliata storia del Teatro La Fenice: più volte distrutto dal fuoco e ricostruito, uno dei simboli di Venezia è tuttora sede di una delle più importanti stagioni operistiche italiane, nonché meta di visitatori provenienti da tutto il mondo. Dopo l'incendio del 1836, il teatro venne ricostruito in tempi brevi risultando “opera sì magnifica, ed elegante, e in ogni sua parte così perfetta”. Il restauro condotto da Tommaso e Giambattista Meduna dopo l'incendio privilegiò la sua destinazione musicale. Oltre che della ricostruzione dell'interno, i due ingegneri-architetti si occuparono anche delle decorazioni, fornendo indicazioni per il rifacimento anche dell'atrio e delle sale apollinee, che si erano salvate dalla distruzione del fuoco. Si rifecero anche gli stucchi dell'atrio di quello che all'epoca veniva chiamato “Teatro Selva” (dal nome dell'architetto autore del progetto) per mano di Giambattista Lucchesi e Giambattista Negri, concordemente elogiati per lo “stupendissimo” risultato ottenuto sostituendo le scene affrescate del '700 con specchi e marmorini che mettevano in risalto l'architettura. Qualche intervento toccò pure alla facciata sul Rio Menuo dove gruppi di putti a monocromo vennero affrescati nelle sette lunette del portico da Sebastiano Santi; mentre nel vestibolo dell'entrata via terra furono collocate due steli. Una a sinistra, opera di Luigi Zandomeneghi, raffigurante Carlo Goldoni; l'altra a destra, scolpita da Antonio Giaccarelli su disegno di Giambattista Meduna in omaggio al Selva, mentre sulla facciata faceva la sua comparsa la nuova insegna del Teatro in oro e celeste. I restauri e i rimaneggiamenti si susseguirono a più riprese in epoche successive, e in particolare nel 1854, con il rifacimento del palco imperiale, e nel 1937, quando il rinnovamento generale del teatro fu condotto dall'architetto Eugenio Miozzi. Il 29 gennaio 1996 un devastante incendio doloso distrugge il teatro, temporaneamente chiuso per lavori di manutenzione. Il rogo impegna i vigili del fuoco per tutta la notte. Il mondo intero piange la perdita di uno dei teatri più belli, dalla straordinaria acustica e protagonista da sempre della vita operistica, musicale e culturale italiana ed europea. Dal dolore della perdita nasce la volontà di ricostruire lo storico teatro ispirandosi al motto “com'era, dov'era”, ripreso dalla ricostruzione del campanile di S. Marco. La ricostruzione si compie con la realizzazione del progetto dell'architetto Aldo Rossi, scomparso nel 1997. Per festeggiare la riapertura dello storico teatro, la Fondazione Teatro La Fenice ed il Comune di Venezia, assieme alla Regione del Veneto, presentano una settimana di eventi musicali nella nuova Fenice. Alla presenza, in palco reale, del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ed in diretta televisiva, Riccardo Muti apre la Settimana Inaugurale nel ricostruito Teatro La Fenice il 14 dicembre 2003, con l'Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice.
Un fatto artistico di assoluto rilievo è la collaborazione tra il teatro La Fenice e il Festival internazionale di musica contemporanea di Venezia, entrato a far parte delle manifestazioni della Biennale dal 1930. Pur tra molte difficoltà La Biennale continua ancor oggi le sue manifestazioni, che si tengono di solito nella seconda metà di settembre, subito dopo il Festival del cinema. A questo raccordo tra istituzioni si deve la realizzazione di alcune opere fondamentali della storia dell'opera nel secondo Novecento, tra cui “La carriera di un libertino” di Igor Stravinskij (1951), “Il giro di vite” di Benjamin Britten (1954), “L'angelo di fuoco” di Sergej Prokof'ev (1955), “Intolleranza” del veneziano Luigi Nono (1960), “Hyperion” di Bruno Maderna (1964), “Le metamorfosi di Bonaventura” di Gian Francesco Malipiero (1966), “Lorenzaccio” di Sylvano Bussotti (1972) e “Prometeo” sempre di Nono (1984: per questa produzione Renzo Piano ha disegnato una scenografia nella chiesa sconsacrata di San Lorenzo). Non va dimenticato che La Fenice fu anche, in quegli anni e in quelli successivi, un centro propulsore nella produzione di quelle particolari novità che sono le 'riscoperte' di testi del passato, da “La Finta pazza” di Francesco Sacrati (1987) a “Crispino e la comare” dei fratelli Ricci (1983, 1986) e “Maria di Rudenz” di Donizetti (1981, 1982).
Fonte: Teatro La Fenice
www.teatrolafenice.it