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Giovedì, 19/09/2024
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Parco Regionale di Veglia - Devero

alpe di devero

 

Istituito nel 1995, il Parco Naturale Regionale Veglia-Devero è il risultato dell'accorpamento del Parco dell'Alpe Veglia con quello dell'Alpe Devero, ed è diviso amministrativamente fra i comuni di Varzo, Trasquera, Crodo e Baceno. L'area protetta ha una superficie complessiva di 8.539 ettari e uno sviluppo altitudinale compreso fra i 1600 ed i 3553 metri. Il Parco è stato istituito per tutelare le caratteristiche ambientali e naturali di due ampie conche alpine alla testata delle Valli Divedro e Devero contornate dalle più alte vette delle Alpi Lepontine Occidentali. Questi ambienti devono la loro origine al modellamento glaciale che ha lasciato tracce evidenti della sua azione: rocce montonate, massi erratici, ampi accumuli morenici, numerosi laghi alpini e altipiani. L'ambiente naturale è caratterizzato da ampi pascoli contornati da lariceti, con sottobosco di rododendri e mirtilli, che sfumano nelle praterie d'alta quota. La grande varietà di ambienti determina la presenza di numerose specie floristiche e faunistiche di grande interesse naturalistico. Il Parco si pone l'obiettivo di favorire le attività compatibili con la loro conservazione.

La grande varietà di ambienti, diversi sia dal punto di vista ecologico che climatico ed edafico, consente di trovare all'interno del parco e nelle zone limitrofe una grande varietà di vegetazione, dai pascoli pingui delle quote più basse fino alle associazioni pioniere rupicole delle vallette nivali. Condizioni climatiche particolari, insieme con diversi tipi di terreno, rendono possibile la fioritura contemporanea di specie che sboccerebbero in periodi distinti dell'anno, facendo di alcune zone del parco un giardino botanico alpino, nel quale si possono trovare fino a cinquecento specie diverse, alcune delle quali davvero insolite in questa zona. Le due conche prative dei piani di Veglia e di Devero presentano caratteristiche simili: molto umide e paludose, sono state progressivamente bonificate per aumentare la produzione di foraggio. Tuttavia le zone umide permangono un po' ovunque, distribuite su diverse altitudini. Vi potremo trovare Carici, la Drosera rotundifolia (piccola pianta carnivora), la Primula farinosa, la Menyanthes trifoliata, la Viola palustris, la Caltha palustris, gli equiseti, gli eriofori. Nelle zone pianeggianti, i pascoli sono dominati dalle graminacee, dalle ciperacee, da piantaggini e composite, tra le quali non sarà difficile riconoscere i precoci crochi, la bella Gentiana acaulis, la Biscutella laevigata, il rinanto e alcune orchidacee. Una grande superficie del territorio, tra 1500 e 2000 m, è occupata da boschi, costituiti essenzialmente, nelle zone ad alta quota, da larici. Scendendo d'altitudine, si fa sempre più cospicua la presenza dell'abete rosso, dell'abete bianco e di latifoglie quali il sorbo degli uccellatori, il sorbo alpino e quello montano, salici, ontani, rarissime betulle. Sui versanti delle montagne a componente calcarea, più dolci e senza grossi ostacoli, il bosco è più esteso, mentre sui versanti delle ripide montagne a carattere siliceo esso è più rado, interrotto frequentemente dai salti di roccia, dai canaloni delle valanghe o dalle frane. Il sottobosco del lariceto è costituito da un tappeto di rododendri e di mirtilli. Con un po' di fortuna, passeggiando tra i larici, su pendii un poco ombreggiati, potremo incontrare uno dei fiori endemici alpini più belli : l'ormai rara Aquilegia Alpina. Salendo oltre il limite del bosco, la vegetazione si fa sempre più bassa e rada: la brughiera a rododendro prosegue verso l'alto riconquistando i territori dei pascoli in disuso. Alcune specie degli antichi pascoli riescono a sopravvivere, ad esempio la gialla margherita dell'arnica. In zone particolarmente esposte alle intemperie, al vento in particolare, la vegetazione delle lande è caratterizzata da bassissime pianticelle legnose, quali l'azalea alpina, la Dryas octopetala, l'uva orsina, i salici nani. Giungendo poi alle morene, ai detriti e alle rocce, i colori dei fiori diventano sempre più intensi per attirare l'attenzione degli insetti impollinatori. Potremo così ammirare cuscinetti di silene, il crisantemo alpino, il miosotys azzurro, il ranuncolo glaciale e l'astro alpino, il genepì maschio e femmina e molti altri.

In estate, in alto, sugli ampi terrazzi erbosi dei pendii ben soleggiati, più in basso nella stagione fredda, numerosi camosci sono da tempo una presenza costante, al pari di numerosi caprioli, che preferiscono tenersi nel folto dei boschi. Comparsa invece molto recente è quella dei cervi, che nel parco sono riusciti a trovare un territorio ideale per la riproduzione. La presenza dello stambecco è ormai stabile a partire dagli anni '90, in seguito a reintroduzioni effettuate nei territori limitrofi al parco. Allegra compagna di ogni gita è la marmotta, curiosa sentinella pronta a fischiare ad ogni minimo pericolo. Spesso è questo attento roditore ad avvertirci, con un caratteristico fischio d'allarme, della presenza della sua gran nemica naturale, l'aquila reale. Altri mammiferi più riservati sono la lepre bianca, le numerose volpi, il frenetico ermellino, il tasso, lo scoiattolo (quest'ultimi due sono generalmente più frequenti a quote più basse). Tra i più piccoli e numerosi abitanti, seppur difficili da vedere, vi sono toporagni e arvicole. Oltre all'aquila, altri rapaci sono la poiana, l'astore, lo sparviero, il gheppio e tra i notturni il gufo, la civetta capogrosso e la civetta nana. Sempre tra gli uccelli, sono presenti la pernice bianca e il fagiano di monte, che nel parco raggiungono densità elevate, ma anche la coturnice, i picchi, il merlo acquaiolo, il merlo dal collare, il codirosso, la passera scopaiola, lo stiaccino, il sordone, il culbianco, il crociere, il fringuello alpino, il verzellino, le cince, l'organetto, gli zigoli, la ghiandaia, il gracchio, il corvo imperiale. Tra i rettili, un'importante funzione ecologica è svolta dalle vipere, timorose e quindi ben difficili da incontrare, oltre a varie specie di lucertole. Ambienti da considerare con attenzione sono le zone umide e i laghetti: è qui che si possono osservare la rana temporaria e il tritone alpestre, oppure i veloci ditiscidi e le loro larve, o ancora piccolissimi crostacei sospesi, mentre grosse libellule volteggiano sul pelo dell'acqua.

Fonte: Parco Regionale Veglia - Devero

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