Con i suoi 86.000 ettari d'estensione, il Parco Regionale dei Nebrodi comprende 23 comuni, di cui 18 in provincia di Messina (Acquedolci, Alcara Li Fusi, Capizzi, Caronia, Cesarò, Floresta, Galati Mamertino, Longi, Militello Rosmarino, Mistretta, S. Agata Militello, S. Domenica Vittoria, S. Fratello, S. Marco d’Alunzio, S. Stefano di Camastra, S. Teodoro, Tortorici, Ucria), tre in provincia di Catania (Bronte, Maniace, Randazzo) e due in provincia di Enna (Cerami, Troina). I Nebrodi sono definiti “un’isola nell’isola” ed il motivo appare chiaro al visitatore che si accinge a scoprire questo territorio sorprendente: ricchi boschi suggestivi, ampi verdi pascoli d’alta quota, silenziosi laghi e torrenti fluenti contrastano con l’immagine più comune di una Sicilia arida ed arsa dal sole. Nel salire di quota, lasciata la costa, è possibile riconoscere subito precisi piani vegetazionali, in dipendenza non solo della distribuzione altitudinale, ma anche in funzione di singolari fattori fisici che, unitamente alla temperatura ed alle abbondanti precipitazioni piovose e nevose, determinano propizie situazioni ecologiche. Il piano mediterraneo (dal livello del mare fino ai 600-800 metri) è caratterizzato dalla tipica macchia mediterranea sempreverde, ove predominano l’Euforbia, il Mirto, il Lentisco, la Ginestra e dove si riconoscono elementi arborei a foglie strette quali il Corbezzolo, la Sughera, il Leccio. La sughereta (interessanti formazioni sono presenti prevalentemente nel territorio di Caronia) si presenta allo stato puro quando il clima ed il suolo sono favorevoli; nella maggior parte dei casi, però, è consociata ad altre specie come il Leccio e la Roverella, con un fitto sottobosco. Superati gli 800 metri di quota e fino ai 1.200-1.400 metri s.l.m., si passa al piano supramediterraneo, espressione delle querce caducifoglie. Molte le specie presenti come la Roverella, la Rovere, la Quercus gussonei, le quali formano popolamenti più o meno apprezzabili a seconda dei substrati geologici e della esposizione dei versanti. Molto diffuso è pure il Cerro che diventa dominante nelle aree più fresche, specie se esposte a nord. Oltre i 1.200-1.400 metri di altitudine, piano montano-mediterraneo, si trovano le faggete, splendide formazioni boschive che coprono tutto il crinale dei Nebrodi per più di 10 mila ettari e caratterizzano ambienti di grande valore naturalistico e paesaggistico. Alle quote più elevate il Faggio vive quasi in purezza: sono presenti solo rari esemplari di Acero montano, Acero campestre e Frassino. Tra le specie del sottobosco, oltre all’Agrifoglio, al Pungitopo, al Biancospino ed alla Daphne, si riscontra il Tasso, specie relitta molto longeva che sopravvive in condizioni microclimatiche molto localizzate.
Un tempo regno di cerbiatti (così come di daini, orsi, caprioli), i Nebrodi (il cui significato deriva dal greco nebros che vuol dire, appunto, cerbiatto) costituiscono ancora la parte della Sicilia più ricca di fauna, nonostante il progressivo impoverimento ambientale. Grazie alla sua alta varietà ambientale, il Parco ospita comunità faunistiche ricche e complesse: numerosi i piccoli mammiferi, i rettili e gli anfibi, ingenti le specie di uccelli nidificanti e di passo, eccezionale il numero degli invertebrati. Tra i primi si ricordano l’Istrice, il Gatto selvatico e la Martora, specie molto rarefatte; tra i rettili la Testuggine comune ed, in particolare, la Testuggine palustre; tra gli anfibi, infine, il Discoglosso e la Rana verde minore. Sui Nebrodi sono state classificate circa 150 specie di uccelli, tra le quali alcuni endemismi di grande interesse come la Cincia bigia di Sicilia ed il Codibugnolo di Sicilia: le zone aperte ai margini dei boschi offrono ospitalità a molti rapaci come la Poiana, il Gheppio, il Lanario, il Nibbio reale ed il Falco pellegrino, mentre le zone rocciose aspre e fessurate delle Rocche del Crasto sono il regno dell’Aquila reale. Il Tuffetto, la Folaga, la Ballerina gialla, il Merlo acquaiolo ed il Martin pescatore preferiscono le zone umide, mentre nelle aree pascolative non è difficile avvistare la ormai rara Coturnice di Sicilia, l’inconfondibile ciuffo erettile dell’Upupa ed il volo potente del Corvo imperiale. Tra l’avifauna di passo meritano di essere citati il Cavaliere d’Italia e l’Airone cinerino. Ricchissima è, infine, la fauna di invertebrati. Recenti ricerche scientifiche hanno portato a risultati sorprendenti: su 600 specie censite riguardanti una piccola parte della fauna esistente, 100 sono nuove per la Sicilia, 25 nuove per l’Italia e 22 nuove per la scienza. Tra le forme più rilevanti sotto l’aspetto paesaggistico, si citano le farfalle (oltre 70 specie) ed i Carabidi (oltre 120 specie).
Il Parco è raggiunto da diverse importanti arterie stradali: la statale 116 (Capo d’Orlando-Randazzo), la statale 289 (S. Agata Militello-Cesarò) e la statale 117 (S. Stefano di Camastra-Nicosia), oltre alle strade provinciali 168 (Caronia-Capizzi), e la 157 (Rocca di Caprileone-Tortorici), tutte collegate all’autostrada A20 Messina-Palermo ed alla statale 113. Per la sua posizione e l’eterogeneità ambientale, il Parco può essere visitato in qualsiasi periodo dell’anno. Ogni stagione, infatti, riserva particolari sorprese ed affascinanti paesaggi che si tingono dei più svariati colori che la tavolozza della natura possa offrire: dal bianco della neve che ricopre i monti ed i boschi durante i lunghi inverni all’esplosione cromatica delle fioriture primaverili, dal verde intenso dell’estate alle indimenticabili tonalità pastello del rosso e del giallo in autunno. Di grande interesse sono anche i centri storici dei comuni del parco, che conservano un ricchissimo patrimonio sia storico-artistico che etno-antropologico. È, infine, un appuntamento da non mancare la visita alle numerose botteghe dell’artigianato locale, in cui si lavora la pietra ed il ferro battuto, o si producono ceramiche e pizzare. Fra i prodotti alimentari si segnalano in particolare quelli caseari: il dolce o piccante canestrato, il gustoso pecorino, la profumata provola e la delicata ricotta vengono, ancora oggi, lavorati dalle sapienti mani dei pastori. Rinomati, inoltre, i salumi ottenuti con le carni dei suino nero dei Nebrodi; pregiate sono le produzioni di olio d’oliva, miele, nocciole, pistacchio e frutti di bosco; saporite le conserve di pomodori, funghi e melanzane; molto apprezzati i dolci (pastareale, chiacchiere, ramette, crispelle, latte fritto, giammelle, pasta di mandorle). La cucina è sobria ed essenziale e riserva sapori antichi (maccheroni fatti a mano, castrato alla brace, capretto al forno).
Fonte: Parco Regionale dei Nebrodi