Troneggia sul Campo dei Frari la sagoma maestosa della Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, considerata uno dei massimi esempi di gotico veneziano nonché, per importanza, il secondo complesso religioso dopo San Marco, a Venezia. I lavori di costruzione, iniziati nel 1250, erano appena terminati quando i frati francescani, ricevuti più fondi dal loro Ordine, decisero di ampliare e arricchire il loro tempio. La nuova chiesa prese forma in un arco di tempo molto lungo, fra il 1330 e il 1492, fra alterne vicende che non intaccarono minimamente la sua omogeneità stilistica ma, al contrario, finirono per favorirne l'arricchimento. Nel corso dei secoli, infatti, la basilica si riempì di monumenti, sculture e pitture: capolavori forgiati dalle mani di maestri quali Tiziano, Donatello, Jacopo Sansovino, Giovanni Bellini e Alessandro Vittoria. Lo sguardo deve levarsi fino al cielo per abbracciare la mole del campanile, che tocca i 70 metri, e della facciata, dal caratteristico colore caldo tipico del cotto. Semplici e lineari sono, all'esterno, gli elementi decorativi in pietra d'Istria, in linea con lo spirito francescano. Sul grande portale gotico-fiorito a sesto acuto domina la statua di Cristo Risorto, opera di Alessandro Vittoria. Ai lati, le statue della Vergine e di San Francesco, scolpite da Bartolomeo Bon. L'interno, maestoso, rivela l'impianto a croce latina, con la navata centrale delimitata da dodici colonne. Le pareti laterali sono colme di urne pensili e celebri monumenti funerari. Difficile fornire un quadro completo dei capolavori d'arte pittorica e scultorea racchiusi nella chiesa dei Frari, come essa viene chiamata dai veneziani. L'opera più famosa è forse l'Assunta di Tiziano, che abbellisce l'altare maggiore e che il Canova definiva “il quadro più bello del mondo”. Una degna cornice all'altare è offerta dalle splendide vetrate di Jacopo Celega che si aprono nell'abside, la parte più antica dell'edificio. Il pittore di Pieve di Cadore impiegò due anni per completare l'opera e subito dopo, fra il 1519 e il 1526, si dedicò al suo secondo capolavoro, la Madonna di Ca' Pesaro, che stupisce per lo straordinario realismo delle figure, la naturalezza dei chiaroscuri, la perfetta disposizione delle figure nello spazio prospettico. Una visita alla Cappella Pesaro, in sagrestia, è necessaria per ammirare il celebre trittico di Giovanni Bellini: la Madonna col Bambino fra i Santi Nicola di Bari, Pietro, Marco e Benedetto. La dolcissima immagine della maternità è completata dalle figure dei “putti musicanti” e dalla straordinaria cornice a intagli dorati di Jacopo da Faenza. La basilica conta ben 17 altari, ciascuno impreziosito da pale di artisti illustri. Impossibile non menzionare i dipinti di Bartolomeo Vivarini (protagonista, con i due fratelli, del Rinascimento veneziano): San Marco assiso in trono nella cappella Corner nel transetto, e la Madonna e Bambino con Santi, nella terza cappella del coro Sud. Del fratello Alvise Vivarini si conserva l'ultima opera, il Sant'Ambrogio e altri santi (completata dopo la morte dell'artista) che decora la cappella nord del transetto. A Bernardino Licinio si deve la splendida pala posta sull'altare dei Santi Francescani, mentre il Martirio di Santa Caterina d'Alessandria è opera di Palma il Giovane. Altrettanto ricco appare il patrimonio di sculture, marmoree e lignee. Il pezzo più pregiato è certamente il San Giovanni Battista intagliato da Donatello: l'unica statua firmata dall'artista a Venezia porta la data del 1438. Fra le opere più preziose spicca anche l'antico Coro dei Frati, con i preziosi stalli in legno a tre ordini realizzati da Marco Cozzi, membro di una celebre famiglia di intagliatori vicentini. Alle figure scolpite nei 124 stalli lavorarono, in realtà, numerosi artisti fino al 1468. A coronamento della struttura si ergono il grande crocefisso centrale, opera del Verrocchio, e le statue scolpite da Pietro Lombardo e dai suoi allievi. Fra le opere in marmo, qui si conservano due capolavori cinquecenteschi: il San Giovanni Battista di Jacopo Sansovino (purtroppo danneggiato) e la meravigliosa statua di San Girolamo, scolpita da Alessandro Vittoria. Accostandosi ai monumenti funebri, poi, si ammirano le sculture di Baldassarre Longhena, autore, fra l'altro, del grandioso monumento barocco per il doge Giovanni Pesaro. Al doge Francesco Foscari è dedicato il monumento di Nicolò di Giovanni Fiorentino, mentre un altro doge, Nicolò Ton, è celebrato dall'opera del veronese Antonio Rizzo. E ancora: il beato Pacifico, fondatore della basilica, è ricordato da una scultura in cotto di Nanni di Bartolo, artista fiorentino del Quattrocento. Il cuore di un altro sommo scultore, Antonio Canova, è tumulato sotto un monumento scolpito dai suoi allievi, basato sui disegni che il maestro aveva approntato per una tomba che doveva ospitare le spoglie di Tiziano. Ma, proprio in Santa Maria dei Frari, un altro grandioso monumento funebre ottocentesco accoglie, secondo la tradizione, le spoglie dello stesso Tiziano.