Il profilo verdeggiante della Val Fiorentina, marcato dalle cime maestose del Pelmo e del Pelmetto, e dalle creste del Monte Cernera, costituisce uno dei volti più belli e interessanti delle Dolomiti Bellunesi. Al di là delle innumerevoli sorprese riservate dal paesaggio, la valle conserva tracce dei suoi antichissimi abitanti, gli uomini del mesolitico, che qui trovarono un territorio particolarmente propizio per la caccia. L'insediamento dell'uomo preistorico, però, non è l'unico ad essere documentato: su una ripida parete rocciosa del Monte Pelmetto, poco sopra i 2.000 metri d'altitudine, si possono tuttora contemplare, non senza un brivido, le orme lasciate 200 milioni di anni fa da diversi esemplari di dinosauro. I calchi delle impronte di questi antenati del tirannosauro, assieme alla sepoltura del cosiddetto “Uomo di Mondeval” (dal luogo del suo ritrovamento), sono raccolti nel Museo Civico della Val Fiorentina, a Selva di Cadore. Non si contano gli itinerari a disposizione degli escursionisti di ogni livello, dalle passeggiate panoramiche all'alpinismo. Il percorso qui proposto può essere coperto senza difficoltà dagli appassionati di trekking, in considerazione del dislivello molto ridotto. In compenso, questi sentieri si sviluppano ad alta quota, attorno ai 2.000 metri, e costituiscono un ottimo punto di partenza alla scoperta dei pregi naturalistici, paesaggistici e paleontologici della vallata. Entrando in Val Fiorentina dal Passo di Staulanza, una passeggiata di mezz'ora sulla comoda strada panoramica della Malga Fiorentina consente di raggiungere il Rifugio Città di Fiume, punto di partenza dell'itinerario. Lasciando il rifugio si imbocca il sentiero che sale sul versante ovest del Col de la Puina, immergendosi subito nei classici scenari dei pascoli d'alta montagna. Le numerose varietà floreali che spiccano nei prati sembrano essere la ragione dell'aroma dei formaggi prodotti con il latte delle mucche al pascolo. La pendenza diminuisce mentre si entra in un boschetto di larici, che talvolta cedono il passo a ontani e arbusti. Fra le rarità floreali spicca il mirtillo nero, una pregiata varietà officinale. La strada arriva a lambire la Forcella del Col de la Puina, da cui la vista spazia senza ostacoli su un palcoscenico vastissimo, con le cime dell'Antelao, della Croda Marcora e del Sorapiss (tutte sopra i 3.000 metri) incorniciate dalla foresta di San Vito di Cadore. Dopo una sosta utile a contemplare la scena, si prosegue lungo il viottolo che costeggia il Col Roan. Qui, sopra il margine superiore dei boschi, si apre un pascolo molto ampio da attraversare per scendere verso la Forcella Roan e, successivamente, risalire alla volta della Malga Prendera. Nel territorio di San Vito i prati si colorano di rosso vivo grazie alla “rosa delle Alpi”, ma assumono a tratti le tonalità azzurre e violacee della linaria e della soldanella. Giunti alla Forcella di Col Duro, lo sguardo è attratto dai pascoli di Mondeval de Sora, dove sono state rinvenute le tracce degli insediamenti umani mesolitici. Oltre dieci siti hanno fornito importantissimi materiali di studio per il vicino museo di Selva di Cadore. I pascoli sono chiusi dai rilievi dentellati fra cui spiccano il Corvo Alto, il Cernera, la Rocchetta e la Croda da Lago. Dalla forcella si imbocca, a destra, il sentiero che sale verso Col Duro, raggiungendo il punto più alto del perorso (2.300 metri) per poi scendere nuovamente fino alla Forcella d'Anbrizora. Ora il panorama si apre sull'incantevole valle d'Ampezzo, con le case di Cortina e dei villaggi vicini al centro, e le vaste foreste interrotte a tratti da prati verdeggianti che si arrampicano verso le più belle cime dolomitiche. La vista comprende le acque scintillanti del Lago da Lago, con il vicino rifugio e i depositi delle frane seguite all'ultima glaciazione. Il sentiero che scende al lago, ricalcando una vecchia strada militare, attraversa una zona popolata da rare specie botaniche e floreali come la stella alpina, il tarassaco, il camedrio alpino e il salice nano. Muovendosi senza far rumore, se il tracciato non è molto frequentato, si può avere la fortuna di avvistare un camoscio o una marmotta, oppure di ammirare le evoluzioni dell'aquila reale, della pernice bianca e del corvo imperiale. In prossimità del rifugio, la strada attraversa un boschetto composto da larici plurisecolari. Usciti dal bosco si giunge sulla riva del lago, da costeggiare fino a raggiungere un ponticello che permette di scavalcare l'emissario. Sulla superficie azzurrina dell'acqua sono adagiati i fiori rosa della brasca, mentre al di sotto vive una nutrita colonia di trote. Giunti al Rifugio Lago da Lago, meta finale dell'itinerario, ci si può ritemprare pianificando, eventualmente, nuove escursioni verso Cortina d'Ampezzo o i rifugi vicini. Il percorso a ritroso verso il Rifugio Città di Fiume può essere coperto nello stesso tempo dell'andata.