Fra le cime che caratterizzano il settore meridionale delle Alpi Apuane, nel punto in cui queste si apprestano a cedere il passo all'Appennino, spicca la celebre Pania della Croce: meta di frequenti escursioni in quasi tutti i periodi dell'anno. La sua fama e la sua importanza non dipendono solo dal fatto che la Pania è la vetta più alta delle Apuane, ma soprattutto dalla posizione strategica che offre un panorama ineguagliabile: la vista spazia dalla costa ligure agli Appennini, dall'Arcipelago Toscano alla Versilia. La relativa facilità con cui è possibile raggiungere la sommità di questa montagna, attraverso sentieri ben segnalati e mai troppo scoscesi, consente a tutti gli appassionati di trekking di apprezzare la vastità del paesaggio, specialmente al calare e al sorgere del sole. Dalla vetta, infatti, si contemplano tanto l'alba, quanto il tramonto. Basta un po' di allenamento per affrontare gli itinerari che si snodano attorno alla Pania della Croce; non è necessaria una preparazione specifica alle scalate. Sono assolutamente da evitare, tuttavia, le giornate di maltempo che renderebbero scivoloso il percorso. Il punto di partenza ideale per partire alla conquista della vetta è Castelnuovo in Garfagnana, una cittadina pittoresca contraddistinta dalla bella Rocca costruita subito dopo il Mille, e dal Duomo che vanta origini perfino anteriori. Imboccata, in automobile, la strada per Massa, si svolta quasi subito a sinistra per raggiungere e attraversare i paesini di Sassi ed Eglio. Seguendo le indicazioni per Monte Piglionico si raggiunge una piccola cappella (a 1120 metri d'altitudine) che ricorda un violento scontro della Resistenza partigiana. Qui è possibile parcheggiare l'auto e iniziare l'escursione vera e propria. In breve, la strada sterrata lascia il posto al sentiero n. 7, da percorrere fino al bivio dove si imbocca il sentiero 127. Il primo tratto è in leggera discesa: si entra in una boscaglia di faggi che, a più riprese, si apre svelando scorci panoramici comprendenti la valle della Turrite Secca (un affluente del Serchio), con le guglie del Sumbra, del Freddone e del Fiocca. Dopo circa tre quarti d'ora di cammino pianeggiante si raggiunge un altro bivio dove, scegliendo il sentiero 139, si intraprende la scalata alla Borra di Canala, un vallone angusto, pietroso e selvaggio incastonato fra rocce carsiche. La suggestione del luogo non deve distogliere l'attenzione dal tracciato, che si presenta ghiaioso e, talvolta, piuttosto ripido. Sulla sinistra, il sentiero è dominato dall'Altopiano della Vetricia, riconoscibile per uno sperone roccioso detto Torre Oliva. In questo scenario arido, dove solo gli arbusti più tenaci attecchiscono, si aprono numerose cavità nelle rocce, in alcuni casi inesplorate. Appena sotto la Focetta del Puntone, a 1560 metri sul livello del mare, il tracciato 139 incrocia un sentiero che bisogna imboccare sulla destra, per attraversare la Pianizia, una vasta pietraia che occupa il versante orientale del Pania. Il tracciato, ora, è quasi pianeggiante ma può riservare qualche insidia, soprattutto nelle stagioni umide, per via del fondo roccioso. Più avanti, alcuni tornanti conducono alla cima della cresta, attraverso un percorso a gradoni scolpiti nella roccia. Il breve tratto “in cresta” richiede una certa cautela, almeno fino a quando, dopo aver svoltato a destra, si guadagna finalmente il punto più elevato del tracciato e si può riposare alla base di una cuspide di roccia detta Pizzo delle Saette. L'altimetro segna 1720 metri, e il punto d'osservazione raggiunto vale un'ascesa di tre o quattro ore: il panorama racchiude numerose vette delle Alpi Apuane settentrionali, il Lago Isola Santa, il paesino fantasma di Col di Favilla, circondato da castagneti secolari e, naturalmente, il mare della Versilia. Chi vuole raggiungere la vetta del Pania può ripetere a ritroso la parte finale del percorso, seguendo il sentiero che si snoda sulla cresta rocciosa anziché svoltare a sinistra per tornare sulla Pianizia. È questo il punto più esposto del tracciato, sconsigliato a chi soffre di vertigini, ma può essere aggirato percorrendo un sentiero che corre parallelo, pochi metri più in basso. Dopo circa 40 minuti si incrocia il sentiero 126, che proviene dal Rifugio Del Freo e porta fino ai 1860 metri della cima. Soddisfatto l'orgoglio con la conquista della cima, si sente il bisogno di rinfrancare anche il corpo. Il modo più rapido per farlo è ripercorrere il sentiero 126, svoltando a destra presso il Callare della Pania, e percorrendo il Canale dell'Inferno che, a dispetto del nome, non presenta problemi. Si torna, così, alla Focetta del Puntone dove è possibile imboccare il sentiero 7 in direzione del Rifugio Rossi. Dopo un ristoro e un riposo quanto mai meritati, è sufficiente tornare sullo stesso sentiero per raggiungere il punto di partenza, in località Piglionico.