Quando, 600.000 anni fa, ebbero inizio le eruzioni vulcaniche che portarono alla formazione dell'arcipelago delle Eolie, la piccola isola di Filicudi fu la prima a emergere dal mare. Diversi coni vulcanici spenti corrispondono ai rilievi principali dell'isola, che misura poco meno di dieci chilometri quadrati, ma altri sono attualmente sommersi. Il più alto è il monte Fossa delle Felci, che domina da un'altitudine di 774 metri sul mare. Tutto intorno prospera la macchia mediterranea, arbustiva e selvaggia, che con il tempo ha ricoperto anche i terrazzamenti anticamente coltivati e tuttora contende spazio al paesaggio antropizzato. Sentieri tortuosi e a volte impervi, in terra battuta o lastricati, si staccano dalle coste rocciose basaltiche per tagliare l'entroterra, fra capperi spontanei, fichi, ulivi, carrubi, vigneti e, in primavera, tappeti gialli di ginestre. Stradine asfaltate collegano invece i tre minuscoli borghi che, sommati, totalizzano circa 250 residenti: Filicudi Porto, Pecorini Mare e, in altura, Valdichiesa. Il più vivace è il primo, che costituisce anche l'unico approdo dell'isola. Imboccata la strada che costeggia il porto, a un bivio, si può deviare nell'entroterra per raggiungere il caratteristico promontorio di Capo Graziano, sul quale sono adagiati i resti di un villaggio neolitico abbandonato forse 13 secoli prima di Cristo. La cima del promontorio è una postazione panoramica ideale, protesa verso occidente e la vicina Alicudi, con vista sul Fossa delle Felci e su tutta la parte settentrionale di Filicudi. L'itinerario alla scoperta dell'entroterra può proseguire a piacimento, sfruttando l'ottima rete di mulattiere, meglio se a bordo di uno scooter noleggiato in paese. In questo modo si può raggiungere agevolmente la frazione interna di Rocca dei Ciauli, che funge da punto di snodo fra i centri abitati: piegando verso la costa meridionale si raggiunge Pecorini Alto, un pungo di casupole aggrappate al pendio roccioso, con ai piedi il tipico borgo peschereccio di Pecorini Mare. In direzione opposta si incontra invece Valdichiesa che offre uno scenario ancor più pittoresco, con le sue case dalle tinte pastello immerse nel verde ed equidistanti dalla costa e dalla cima del vulcano spento. Uno spettacolare itinerario di trekking parte dal borgo per raggiungere il paesino fantasma di Zucco Grande, con i ruderi arroccati su una cresta composta da dieci strati di lava, quasi a picco sul mare. Almeno altrettanto suggestivi sono, però, gli itinerari costieri, da coprire in barca o anche in gozzo, pronti a immergersi nel ricchissimo mondo sottomarino. Uno dei punti più frequentati dai sub è la Grotta dei Gamberi: una spaccatura verticale nella roccia sommersa ai piedi di Capo Graziano, popolata da una moltitudine di gamberetti, spugne, polpi, murene, castagnole, scorfani e cernie. Dopo Pecorini Mare, il giro dell'isola in senso orario propone dapprima le scogliere aspre di Punta Stimpagnato, poi la Costa dello Sciarato che presenta uno scenario simile a quello della Sciara del Fuoco, ancora attiva a Stromboli. Subito dopo, alla base di un'alta falesia rocciosa, si apre l'antro più suggestivo fra i tanti scavati dalle acque: è la Grotta del Bue Marino, larga e profonda 30 metri, con una spiaggetta in fondo. Difficile stabilire se il suo nome derivi dal rumore del mare all'interno, simile al muggito di un bue, o dal fatto che la grotta offriva rifugio a una foca monaca. Di certo l'antro regala emozioni impagabili per i giochi di luce, i riflessi e le trasparenze del mare, che ne fanno un luogo ideale per lo snorkeling e la fotografia subacquea. Superata Punta Perciato, ecco stagliarsi sulla superficie di un mare cristallino il faraglione La Canna, dall'alto dei suoi 85 metri: è un residuo delle architetture laviche lentamente erose dal mare. Più lontano, in cima all'isolotto di Montenassari, si nota il faro alimentato a energia solare. Fra i tanti scogli emergenti dalle forme evocative è possibile ammirare anche lo scoglio della Fortuna, modellato dalle acque come una graziosa piscina naturale. Poi si piega sul versante settentrionale e, poco prima dello scoglio di Giafante, si incontra la Secca dei Sei Metri, altra meta prediletta dai sub. La secca è una colonna rocciosa che sale bruscamente da 40 a 6 metri sotto il pelo dell'acqua. Fra questi anfratti prosperano gorgonie rosse, gronghi, murene, saraghi e un gigantesco paguro noto come Bernardo l'Eremita. La Punta di Zucco Grande coincide con l'estremità nord-orientale dell'isola. Qui, prima di rientrare nel porto di Filicudi, vale la pena di gettare l'ancora per ammirare dal mare il profilo fantasioso della costa, frutto dell'attività dell'antico cono vulcanico e di quella instancabile del mare.