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Venerdì, 04/10/2024
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La ciclabile della Valle dell'Adige

torrente avisio

Il Trentino è da sempre terra di ciclisti e la “cultura della bicicletta” trova espressione, in questa regione, nella più alta concentrazione di piste ciclabili del nostro Paese. Fra i percorsi dedicati al traffico non motorizzato (già realizzati o in cantiere) uno dei più conosciuti e apprezzati è sicuramente la ciclabile della Valle dell'Adige che parte dalla provincia di Bolzano e termina proprio al confine con quella di Verona, seguendo quasi sempre il corso dell'Adige. Nonostante sia immerso nei più classici scenari alpini e prealpini, il tracciato, che misura circa 81 chilometri, è sostanzialmente pianeggiante e presenta un dislivello pressoché nullo, tale da essere percorribile con uguale sforzo in entrambe le direzioni. Pedalando fra i 125 e i 225 metri d'altitudine, si passa spesso da una riva all'altra del fiume, sull'asfalto di vecchie strade arginali che attraversano campi coltivati e frutteti, toccando alcuni borghi e le città di Rovereto e Trento. Le salite più “impegnative” coincidono, in pratica, con i brevi strappi necessari a valicare gli argini del fiume. Per la sua lunghezza, il percorso può essere coperto interamente in più giornate, oppure se ne può affrontare qualche spezzone a scelta. La ciclabile nasce poco a nord di Mezzocorona, in località Cadino, dove fra l'altro convergono altre piste altoatesine. Si inizia a discendere l'Adige sulla sponda sinistra, tagliando la Piana Rotaliana, una vallata incassata fra alte pareti di roccia e ricoperta da frutteti rigogliosi e vigneti “nobili”. Il suo nome evoca in effetti un celebre vino rosso trentino, il Teroldego Rotaliano Doc. In località Masetto si passa sulla destra del fiume e si entra nel paesino di Grumo, separato solo da un ponte da San Michele all'Adige. Da qui si diparte la “ciclabile del Teroldego”, che si immerge nei filari di questo vitigno molto apprezzato dagli enologi. A San Michele si può fare tappa nell'antico convento degli Agostiniani, che ospita il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina (Mucgt). All'altezza del Km 10 si entra nell'abitato di Nave San Rocco, tornando sulla sinistra dell'Adige. Questo tratto presenta numerose aree di sosta attrezzate che invogliano a fermarsi, soprattutto per ammirare, dal basso, il profilo maestoso dell'altopiano della Paganella. Dopo altri cinque chilometri si abbandona temporaneamente il corso del fiume per accostarsi al torrente Avisio. È questo uno dei punti più interessanti sul piano naturalistico. Infatti si costeggia il Biotopo Foci dell'Avisio, una piccola area protetta caratterizzata da una straordinaria ricchezza faunistica. Nel tratto finale del torrente hanno eletto il proprio domicilio rare specie di uccelli come il martin pescatore, la cutrettola e il merlo acquaiolo, mentre l'airone cinerino vi fa tappa nel suo percorso migratorio. All'altezza del comune di Lavis si attraverso l'Avisio su una passerella di legno e si torna verso l'Adige, sempre seguendo la ciclabile che ora si snoda proprio sotto la parete rocciosa del Soprasasso, alle porte di Trento. La pista lambisce il capoluogo, sfruttando l'andamento di un viale alberato fra il fiume e il canale dell'Adigetto. Non si contano, naturalmente, le suggestioni artistiche e culturali della città, fra il Castello del Buonconsiglio e il Duomo, la Galleria d'Arte Contemporanea e il nuovo Museo della Scienza (solo per fare qualche esempio). Al 30° chilometro si tocca il sobborgo di Mattarello. Subito dopo c'è Besenello, il paese dominato da Castel Beseno. Con una deviazione verso la cima del colle che ospita l'imponente fortezza del XII secolo, si può apprezzare il panorama spettacolare offerto dagli spalti, che racchiude l'intera vallata. Tornati sul fiume, dopo Calliano, si passa dalla sponda destra a quella sinistra in prossimità del Biotopo del Taio, vicino Nomi. Si tratta di un meandro dell'Adige tagliato fuori dall'argine, intorno al quale si conserva l'ambiente fluviale che caratterizzava la valle prima dell'inevitabile antropizzazione. Si prosegue sull'argine sinistro fino al 50° chilometro, fra campi coltivati a vite, quindi si passa sotto il ponte di Sant'Ilario e si tocca la periferia di Rovereto. Per immergersi nel suo delizioso centro storico in stile veneziano, o per visitare il Museo di Arte Moderna e Contemporanea (Mart), bisogna imboccare una diramazione della pista in corrispondenza del ponte sul Leno. Appena fuori Rovereto, l'Adige si ripropone come compagno di viaggio. Lo si attraversa ancora una volta sulla diga di Mori, che alimenta il vecchio Canale Montedison. Proprio sulla destra del canale, al Km 60, parte un altro interessante percorso per ciclisti che in 13 chilometri porta in riva al Lago di Garda. Dopo un tratto lungo la ferrovia Verona-Brennero, si torna fra i vigneti della bassa Vallagarina, superando il paese di Pilcante e un'altra grande diga, quella di Ala, dove si svolta a sinistra per tornare sulla ciclabile vera e propria. A Vò Destro, una frazione di Avio, si passa accanto all'antichissimo Castello di Sabbionara d'Avio con il suo mastio poderoso. La visita al complesso è fortemente consigliata, specialmente per gli splendidi affreschi che riproducono scene “d'arme e d'amori” della vita cavalleresca. Gli ultimi cinque chilometri non si discostano dall'argine dell'Adige, finché si raggiunge la frazione di Borghetto. Il paesino è legato a un'antichissima tradizione vinicola. Nei 300 ettari della Tenuta San Leonardo, infatti, si coltiva la vite fin dal Medioevo. La cantina, la tenuta e il museo etnografico possono essere visitati su prenotazione.

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