I panorami sfumati e romantici del Lago di Como incorniciano un itinerario ciclabile abbastanza breve e di facile percorrenza, ideale per una gita domenicale in ogni mese dell'anno. Sedici chilometri (con qualche strappo e un dislivello complessivo di 200 metri) che non si discostano dalla sponda orientale del lago, eppure toccano località ricche di testimonianze storiche e motivi d'interesse ambientale. La strada, quasi sempre asfaltata, si può percorrere anche con una bici da strada. La mountain bike si fa comunque preferire per la sua robustezza. Il punto di partenza è a Dervio, piccolissimo comune che occupa un'insenatura pittoresca protesa proprio al centro del braccio settentrionale del Lario. Praticamente un balcone naturale da cui si abbraccia il bacino stretto e tortuoso con le sue “catene non interrotte di monti”, per dirla col Manzoni. In estate, questo borgo di origini romane è un paradiso per velisti ma anche una meta per vacanzieri in cerca di relax. In centro si passeggia su stradine acciottolate e scalinate scavate nella roccia che scendono al lago, senza mai perdere di vista, in alto, l'antichissima torre quadrangolare del castello di Orezia. Ancora più in alto svettano le cime del Legnoncino e del Legnone, il monte più alto del lecchese con i suoi 2600 metri. Uscendo da Dervio, si imbocca la strada provinciale 72 in direzione di Colico, senza allontanarsi dalla riva del lago. Una salitella decisamente pedalabile porta fino all'ingresso della frazione medievale di Corenno Plinio. Questo borgo, un tempo protetto da mura, occupa la cima del promontorio ed è raccolto attorno alle fortificazioni del Castello dei conti Andriani. Accanto alla cinta e alle due torri superstiti sorge la chiesa dedicata a san Tommaso Becket (il vescovo assassinato nella Cattedrale di Canterbury), con i monumenti funebri degli Andriani. La chiesetta, sicuramente antecedente al Trecento, conserva affreschi interessanti di stile soprattutto gotico, realizzati fra la fine del Medioevo e il Rinascimento. La parte restante dello sperone roccioso è occupata da una manciata di casette in pietra addossate le une alle altre, a picco sul Lario, divise solo da vicoli e scalinate che sembrano volersi tuffare nel lago. Terminata la ricognizione a Corenno Plinio si prosegue su asfalto fino a Dorio, incontrando un'altra leggera salita, quindi si giunge a un bivio dove bisogna piegare a sinistra verso Olgiasca. La strada torna a salire per un tratto breve ma piuttosto ripido, finché si attraversa il paesino posto a 310 metri d'altitudine. Sempre tenendosi sulla sinistra si scollina dapprima su asfalto, poi su acciottolato, lungo un percorso che si fa sempre più solitario e suggestivo. Alle sfumature del lago di Como, infatti, si aggiungono le tonalità verdi del bosco che ricopre gran parte della penisola di Piona. L'estrema propaggine del monte Legnone si protende nello specchio d'acqua fino a creare un secondo bacino, spesso identificato come “laghetto di Piona”. Ai piedi delle cime innevate, fra castagni, abeti e betulle spicca il campanile dell'Abbazia di Piona, costruita dai monaci cluniacensi fra XI e XIII secolo. Qui è davvero il caso di lasciare la bici per ammirare un paesaggio di bellezza quasi commovente, quasi esente da tracce di modernità, ma anche per visitare il complesso, a partire dalla chiesetta: la facciata è semplice e austera, in stile francescano, così come l'unica navata con soffitto a capriata che costituisce l'interno. Le suggestioni derivano dal contrasto fra le ruvide pareti in pietra scura della navata e quelle dell'abside, completamente ricoperte da affreschi che, però, appaiono fortemente deteriorati. Dalla chiesa si passa nel bellissimo chiostro duecentesco del convento, che ricalca fedelmente i canoni del romanico lombardo. Altri affreschi del XII secolo si notano sotto il portico, delimitato da una successione regolare di colonnine ornate da capitelli eleganti. L'immagine più significativa è forse il “ciclo dei mesi” in cui, accanto alle figure dei santi, sono rappresentate scene di vita contadina nelle diverse stagioni. Sulle gallerie del chiostro si affacciano le celle dei monaci, la biblioteca e la sala capitolare arredata con stalli e spalliere in legno di raffinata scuola veneziana, risalenti al Settecento. Attualmente l'abbazia accoglie una comunità di frati cistercensi, che hanno raccolto l'eredità dell'antico priorato cluniacense. La regola benedettina, che raccomanda l'operosità, si traduce fra l'altro nella produzione di liquori e distillati sopraffini dalle innumerevoli virtù terapeutiche. Un'attrattiva in più per i visitatori, che si somma al fascino storico e ambientale del luogo. Ma è bene non esagerare con gli alcolici: bisogna infatti fare ritorno a Dervio, seguendo lo stesso percorso dell'andata.