Fra i Monti Cimini del viterbese, il Lago di Vico è uno specchio d'acqua limpida e chiara che occupa il cratere di un antico vulcano. I centri abitati più vicini sono Ronciglione a sud-est e Caprarola a est, ma lungo le sponde del lago lo scenario naturale è pressoché intatto: niente tracce di insediamenti umani ad eccezione del villaggio di Punta del Lago. Per il resto nelle sue acque profonde fino a cinquanta metri si specchiano le foreste di cerri, castagni e faggi del Monte Fogliano e del Monte Venere. Quest'ultimo, anticamente, doveva essere quasi interamente sommerso, finché gli Etruschi (o più tardi i Romani) iniziarono a scavare alcuni emissari per abbassare il livello delle acque e ricavare terreni fertili e coltivabili. L'opera continuò al tempo dei Farnese (la potente famiglia che risiedeva proprio a Caprarola, nel sontuoso palazzo costruito dal Vignola) quando il Lago di Vico assunse la sua forma attuale. Oggi parte dei terreni emersi sono destinati a ospitare noccioleti e castagneti da frutto; altri sono rimasti paludosi. In particolare nella zona delle Pantanacce, sulla sponda settentrionale, si incontrano distese di canneti e prati ideali per la sosta, lo svernamento e la nidificazione di un'incredibile varietà di uccelli. Sulle sponde e fra i canneti si possono osservare folaghe, anatre selvatiche, germani reali, aironi, beccaccini e tante altre specie tra cui lo svasso maggiore, simbolo della Riserva naturale regionale che protegge sia l'ambiente palustre, sia le foreste circostanti con la loro ricca fauna di volpi, donnole, faine, tassi, ghiri, gatti selvatici e persino cinghiali. La Riserva del Lago di Vico si stende per oltre 3200 ettari, fra i 510 metri d'altitudine e i 965 metri della cima del Fogliano. Oltre alla palude settentrionale sono quindi compresi ambienti di particolare pregio come la “faggeta depressa” del Monte Venere, composta da piante secolari che si sono attestate a un'altitudine nettamente al di sotto di quella tipica della specie. Le caratteristiche del paesaggio lacustre incontaminato attirano visitatori in ogni stagione. In riva al lago, del resto, la pesca dà buone soddisfazioni, mentre fra i boschi, nei mesi propizi, proliferano parecchie varietà di funghi commestibili. In estate, poi, le acque cristalline del lago offrono un'interessante alternativa ai bagni di mare. Ma i più numerosi fra i frequentatori della riserva sono gli escursionisti, interessati alla rete di sentieri per il trekking e le due ruote che si snodano lungo i crinali dell'antico cratere. Fra i tanti percorsi qui se ne segnala uno da coprire in mountain bike, che consente di effettuare il giro completo del lago in una trentina di chilometri, attraversando gli ambienti più suggestivi. Il fondo stradale è misto (asfalto e sterrato) ma si distingue per alcune salite con pendenza accentuata e saliscendi che richiedono un discreto allenamento. Il dislivello complessivo è di circa 500 metri. In alternativa si può optare per i più brevi sentieri pedonali o per la strada asfaltata che si sviluppa attorno allo specchio d'acqua. Chi viene da Ronciglione può facilmente seguire le indicazioni per il Lago di Vico e per il complesso alberghiero “La Bella Venere”, nei pressi del quale è possibile parcheggiare l'auto. Chi arriva da Viterbo deve seguire la Cassia Cimina fino al bivio per Caprarola, quindi svoltare a destra per trovare, anche in questo caso, le indicazioni per il complesso. Appena in sella si intraprende il periplo del lago in senso antiorario, percorrendo per tre chilometri la strada circumlacuale asfaltata. Questo primo tratto pianeggiante funge da riscaldamento in vista degli strappi seguenti. Poco dopo il terzo chilometro, in corrispondenza di una postazione per il birdwatching, si svolta a sinistra su un tracciato sterrato da seguire per un paio di chilometri. Presso un fontanile ci si ricongiunge con la strada asfaltata, da imboccare a sinistra, e al chilometro 7,6 si esce (sempre a sinistra) per un breve tratto sulla provinciale Cimina. In corrispondenza del chilometro 11 si svolta a destra e inizia la salita: dopo un falsopiano la pendenza passa al 10% consentendo di guadagnare rapidamente quota. Superati i 600 metri di quota, proprio al termine dell'ascesa, si piega a destra costeggiando un altro fontanile, per imboccare la strada forestale sterrata. Ignorate alcune diramazioni si arriva a un bivio e qui bisogna seguire la strada che sale sulla destra, addentrandosi nella bella faggeta del Monte Fogliano. La strada presenta ancora pendenze importanti finché, superato il 16° chilometro, ci si ritrova a ridosso della vetta e a ben 900 metri d'altitudine. La pista che si stacca sulla destra per raggiungere la cima è chiusa da una sbarra, quindi si scollina piegando a sinistra. La discesa prosegue per quasi quattro chilometri fino a sfociare sulla strada asfaltata. La si imbocca a sinistra, ignorando le indicazioni per San Martino, e dopo 500 metri si riprende lo sterrato svoltando a destra in corrispondenza di una sbarra. Si percorrono 5 chilometri nel bosco, lungo le pendici del cratere vulcanico. I primi tre chilometri sono un continuo saliscendi, poi si scende decisamente nella piana coltivata. Il tracciato è molto divertente ma presenta qualche tratto sconnesso che suggerisce di moderare l'andatura. A poco meno di 26 chilometri dalla partenza, e a 583 metri di quota, si incontra un'ampia area attrezzata per i picnic dove si svolta a sinistra su asfalto. Al bivio successivo si mantiene la destra per tornare sulla strada circumlacuale, da imboccare a destra per ritrovare, in poche centinaia di metri, il punto di partenza.