Partendo dal paesino di Pertosa, in provincia di Salerno, e dirigendosi a sud, lungo il confine con la Basilicata, si percorre la vallata scavata dal fiume Tanagro, nell'estremo lembo orientale del Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. Il “Vallo” porta l'antico nome di Teggiano, il centro più importante di questa stretta piana incassata fra due sistemi montuosi appenninici. In età preistorica era coperto da un lago. I lavori di bonifica lo hanno trasformato in un terreno estremamente fertile per l'agricoltura. Il nome di Pertosa allude invece evidentemente ai buchi nella roccia carsica dei Monti Alburni (le “Dolomiti del Mezzogiorno”), appena fuori dall'abitato. Le architetture naturali delle Grotte di Pertosa sono fra gli itinerari sotterranei più suggestivi dell'Italia meridionale, anche perché questi cunicoli, estesi circa tre chilometri e tappezzati da fantasiosi intrecci di stalattiti e stalagmiti, furono abitati fin dall'età della pietra. Greci e Romani ne fecero un luogo di culto, mentre i Cristiani le consacrarono a San Michele Arcangelo. Nel percorso di visita è compreso l'attraversamento in barca di un laghetto, alimentato da un corso d'acqua sotterraneo. Nei dintorni, gli amanti del trekking possono mettersi alla prova nella Forra di Campostrino, una gola interamente ricoperta da una fitta vegetazione e caratterizzata da passaggi piuttosto impervi. Appena fuori dalla forra, il Tanagro incontra un salto di una decina di metri: la Cascata di Maremanico. Da Pertosa è possibile seguire il piacevole tracciato della Statale 19, che costeggia il fiume, raggiungendo in pochi chilometri Polla. Il paese è raccolto alle pendici degli Alburni e rappresenta perciò un'eccellente piattaforma panoramica sul Vallo di Diano. Nel suo piccolo centro storico, dominato dal castello dei Sanseverino, alcune chiese di rito greco testimoniano l'antica influenza bizantina, ma il periodo di massimo sviluppo risale ai Romani, quando il paese era situato sulla strada che collegava Gaeta a Reggio Calabria. L'Elogium per la costruzione della Via Popilia si legge su un'epigrafe davanti alla Taverna del Passo. Altre tracce di storia romana emergono dai ruderi del Mausoleo di Caio Uziano Rufo, fuori dall'abitato. Ma il sito più interessante è il Santuario di Sant'Antonio, adagiato su una collinetta: un complesso architettonico rinascimentale di valore artistico e storico, composto dal convento e dalla chiesa francescana decorata da parecchi artisti. L'interno è interamente coperto da affreschi fra cui spiccano quelli realizzati nel Seicento da Michele Ragolìa, che riempì di scene bibliche lo splendido soffitto a cassettoni. Una suggestiva immagine del Paradiso, dipinta dal napoletano Domenico Sorrentino, è racchiusa invece nella cupola. Proseguendo sulla strada statale si tocca Atena Lucana, il centro più antico del Vallo, in cui sono ancora visibili resti di mura megalitiche innalzate circa seicento anni prima di Cristo, ma anche dell'anfiteatro e delle terme romane. Parte del patrimonio archeologico recuperato è esposto nell'antiquarium comunale. Più a sud, sempre sul versante destro del Vallo, c'è Sala Consilina, cittadina vivace e in forte espansione con un centro storico punteggiato da edifici medievali e da alcuni interessanti palazzi patrizi. L'antiquarium allestito nell'ex convento dei Cappuccini conserva corredi funerari rinvenuti nella vicina necropoli, che spaziano fra il IX e il V secolo a.C. Nella frazione di San Giovanni in Fonte, poi, si trova il Battistero Paleocristiano risalente all'età di Costantino, che fu commenda dei Templari fino al 1312, quando il misterioso ordine fu abolito e fatto oggetto di persecuzioni. Il battistero è unico in Italia per la presenza di una fonte al centro della chiesa. In tal modo si alimentava spontaneamente la vasca battesimale, ritenuta miracolosa. Bisogna lasciare la strada statale e attraversare il Tanagro per raggiungere Teggiano, borgo storico del Cilento che ha mantenuto il suo aspetto medievale, impreziosito da una moltitudine di chiese e conventi. Nell'antica Diano, infatti, i Sanseverino eressero la loro roccaforte che comprendeva, oltre al castello, una cinta di mura rafforzate da ben 25 torri e ritenuta inespugnabile. Passeggiando per il pittoresco intrico viario del centro storico si incontrano piccoli e grandi tesori d'arte come la chiesa e il convento della Pietà, con un chiostro romanico-gotico e un refettorio impreziosito da un affresco quattrocentesco, e il Duomo di Santa Maria Maggiore (terminato nel 1300) con il portale e il pulpito di Melchiorre da Montalbano e altre opere scultoree attribuite ad allievi di Tino da Camaiano. Meritano una visita anche la suggestiva chiesetta di Sant'Antuono, edificata poco dopo il Mille, quella di San Michele Arcangelo con la cripta affrescata, e il convento di Sant'Agostino per il suo chiostro decorato con scene della vita del santo. Salendo verso il castello si aprono ampie vedute sulla vallata e sui centri vicini. Tornati in auto, si seguono le indicazioni per Silla per giungere infine a Padula, universalmente nota per la maestosa Certosa di San Lorenzo: la più grande del centro-sud. Il monastero benedettino fu fondato nel 1306 ma si ampliò a dismisura nei secoli successivi, fino a contare oltre trecento sale e una moltitudine di chiostri, giardini, logge e fontane. Nell'affascinante itinerario proposto ai visitatori, oltre ad ambienti come la chiesa, la sala capitolare e la cappella del tesoro, sono comprese anche le cucine dove fu preparata la leggendaria frittata di mille uova in onore di un ospite d'eccezione: l'imperatore Carlo V. L'itinerario può concludersi nel centro cittadino, dove si fa tappa nella casa-museo di Joe Petrosino (leggendario poliziotto nella New York infestata dalla Mano Nera) e nella cinquecentesca chiesa dell'Annunziata che custodisce le ossa dei trecento patrioti guidati da Carlo Pisacane, massacrati nel 1857 da truppe borboniche e dagli stessi contadini.