Al centro del Golfo di Gaeta, fra i paesi di Gianola (nel comune di Formia) e Scauri (in quello di Minturno), un promontorio si protende verso il mare con il suo profilo arrotondato, completamente ricoperto da una fitta vegetazione. È il Monte di Scauri, in realtà appena una collinetta che tocca i 130 metri di altitudine, estrema propaggine dei rilievi calcarei dei Monti Aurunci. L'intera area di circa 300 ettari, compreso il mare antistante e la costa rocciosa caratterizzata da un alternarsi di falesie, insenature e spiaggette, ricade dal 1987 sotto la protezione del Parco Suburbano di Gianola e Monte di Scauri. Il valore di quest'oasi, incastonata fra aree fortemente antropizzate al confine fra Lazio e Campania, dipende dalla straordinaria varietà di ambienti: nell'entroterra, specie sul versante settentrionale di Gianola, sopravvivono residui di foreste antichissime. Qui domina la quercia da sughero, ma non mancano lecci, roverelle e gruppi di pini d'Aleppo dalla caratteristica forma a ombrello. Verso la costa si afferma gradualmente la macchia mediterranea con il suo affascinante repertorio di colori e profumi. Le rupi calcaree affacciate sul golfo, in particolare, appaiono coperte da una vegetazione bassa e arbustiva di mirto, cisto, lentisco, erica e da una moltitudine di specie floreali. Ciclamini, ginestre, iris, orchidee, asfodeli e giaggioli trasformano il promontorio in un incantevole giardino variopinto, fin dall'inizio della primavera. La prossimità dei boschi al mare, poi, rende possibile la coesistenza di tantissime specie di uccelli. Quelli marini sono rappresentati da gabbiani e cormorani, cui si aggiungono una moltitudine di specie migratorie: falchi, gheppi, aironi, anatre e beccacce di mare su tutti. Le rocce costiere ospitano anche il rondone e il piccione selvatico, mentre nelle sugherete dell'interno trovano rifugio cardellini, ghiandaie, cinciallegre, fringuelli, passeri, ecc. Sempre nei boschi, con un po' di fortuna, si possono avvistare piccoli mammiferi come l'istrice o la donnola, o tracce di volpi che si muovono in tutti gli ambienti del parco, ma sempre al riparo da occhi indiscreti. Addentrandosi per i sentieri che partono dai due punti d'accesso, situati a nord e a sud del promontorio, ci si può imbattere nei resti di una villa romana in via di restauro, il Tempio di Giano, dotata di fontane, terme e cisterne per la raccolta dell'acqua piovana. Allo stesso periodo risale anche un pittoresco porticciolo per l'attracco di piccole imbarcazioni, situato in una minuscola insenatura sulla costa di Gianola. Fra gli itinerari più interessanti, sotto il profilo ambientale, va segnalato il cosiddetto “sentiero del Malopasso”: sette chilometri fra andata e ritorno, da percorrere agevolmente in tre ore o poco più. L'imbocco può essere raggiunto dalla Statale Appia, uscendo per Gianola e seguendo le indicazioni per il porticciolo romano. In breve si incontra un piccolo parcheggio dove è possibile lasciare l'auto e proseguire a piedi. Si cammina da subito all'ombra di magnifici esemplari di querce da sughero e roverelle, fra cespugli di mirto e di lentisco. La stradina, in leggerissima salita, porta al punto informativo del Wwf, nei pressi del quale si può approfittare anche di un'area attrezzata per il ristoro. Si prosegue nel folto di una vegetazione bassa, punteggiata dal giallo delle ginestre, fino a una radura pianeggiante che la gente del posto chiama “piazza d'armi”. Qui il colpo d'occhio è davvero spettacolare, specialmente in primavera, quando il prato si ricopre dei fiori bianchi di erica arborea. Il verde intenso delle sugherete collinari delimita il pianoro mentre, più a nord, si segue il profilo dei Monti Aurunci con la vetta del Redentore in evidenza. Proseguendo verso il mare, si nota un rapido cambiamento nella natura del terreno: la sabbia prende il posto dell'argilla, e la macchia di arbusti cede il passo a tappeti floreali di iris, orchidee selvatiche e ginestre. Nel punto più alto del sentiero (praticamente un balcone sul mare) si avvista il borgo di Scauri, anche se lo sguardo può spaziare ben oltre lungo la costa campana, specie nelle giornate più limpide. In prossimità delle rocce sopravvive solo la vegetazione più “audace”, ma basta il rosmarino selvatico a riempire l'aria con il suo profumo inebriante. Si cammina parallelamente alla costa, verso sud, mantenendosi a una quota di circa 50 metri che consente di ammirare le evoluzioni degli uccelli di mare. I cormorani, in
particolare, si lanciano dalle scogliere calcaree per tuffarsi fra le onde a caccia di prede. Superati alcuni maestosi esemplari di pino d'Aleppo (ultime tracce di una foresta che si estendeva dal fiume Garigliano fino a Sperlonga), il sentiero continua fino a congiungersi con la strada per il Monte d'Oro, presso un altro punto informativo del parco. Se non si è troppo stanchi, è decisamente consigliabile completare il percorso sulla stradina asfaltata che scende alla “spiaggia dei sassolini”, una caletta in cui solo una striscia di ciottoli separa gli alberi di pino dal mare, che assume una colorazione particolarmente intensa proprio in virtù dei riflessi arborei. È proprio questo il posto migliore per ritemprarsi prima di tornare al parcheggio, seguendo il percorso dell'andata.