Nell'estremo lembo sud-orientale della Sardegna, il massiccio granitico dei Sette Fratelli, con la sua vetta massima di poco superiore ai mille metri, è al centro di un'oasi lussureggiante che, grazie all'abbondanza di sorgenti, si presenta in parte coperta da fitti boschi mediterranei, macchie e residui della vasta foresta che un tempo ricopriva per intero questo territorio. Lecci e querce da sughero fanno ombra al tipico sottobosco mediterraneo (corbezzoli, mirti, eriche, ecc.) e ad alcune varietà endemiche come la ginestra di Corsica, la digitale rosa o il verbasco di Sardegna. La vegetazione si infittisce ulteriormente presso le tante sorgenti e le fiumare dal percorso tormentato, fra cascatelle e piscine naturali dove si abbeverano cervi, mufloni e cinghiali. Lo “spazio aereo” è attraversato da parecchie specie di rapaci, diurni e notturni, come la rarissima aquila reale. Spesso la foresta demaniale lascia il posto a pianori assolati e suggestivi in cui si incontrano affioramenti granitici dalle forme evocative e, talvolta, resti di insediamenti nuragici poco noti. Difficilmente accessibile in auto, questa zona si presta invece molto bene alle escursioni a piedi, ad esempio lungo i sentieri percorsi un tempo dai forzati che raggiungevano le vecchie miniere di carbone, ma anche alla mountain bike. L'itinerario qui presentato è un percorso ad anello di 44 chilometri, piuttosto impegnativo per la natura accidentata del terreno, con partenza e arrivo a Solanas: un villaggio costiero a 35 chilometri da Cagliari e a una decina di chilometri da Villasimius, e dunque a poca distanza dall'Area Marina Protetta di Capo Carbonara. Un mare limpidissimo dai colori intensi spicca a confronto con la sabbia candida del litorale. Purtroppo, però, occorre mettersi subito la costa alle spalle per percorrere la verde vallata di Santa Barbara, sfruttando inizialmente la superficie asfaltata della strada provinciale (Via Santa Barbara). Coperti 7 chilometri, in località Su Reu, la strada diventa sterrata e sale per altri quattro chilometri fino al trivio di Grutturu Frascu. La diramazione di destra si inerpica verso il Monte Minni Minni. Invece si svolta a sinistra per il Monte Pauli, addentrandosi in una delle zone più ricche di selvaggina e, purtroppo, anche di cacciatori. La strada sale per tornanti via via più impegnativi, anche a causa del fondo sconnesso ed eroso dalle acque piovane. S'Arch'e sa Teula (ovvero l'arco della tegola) funge da porta d'accesso all'altopiano del Monte Pauli. La scena è dominata al centro dal nuraghe di Monte Arbu, da raggiungere attraversando una costellazione di formazioni granitiche e anfratti che risvegliano lo spirito sopito dell'esploratore. Duecento metri prima della dispensa Sanguinetti, una costruzione bianca da sfruttare come punto di riferimento, si trova sulla destra la pista che porta in cima al Monte Arbu e ai piedi nuraghe. La fatica è ripagata da un panorama meraviglioso sui Sette Fratelli, sul mare di Villasimius e sulla splendida Costa Rei. Dopo il meritato riposo si torna sulla carrareccia, ora in discesa, per poi piegare su un sentiero che attraversa un ginepraio frequentato dai gatti selvatici. Si arriva così al cospetto della “Sfinge”, una monumentale scultura naturale nel granito che sembra appunto un gigantesco gatto, accovacciato con lo sguardo puntato sulla Costa Rei. Poi si fa marcia indietro per tornare sulla pista di Monte Pauli, da imboccare a destra per proseguire il percorso ad anello. La strada costeggia la dispensa Sanguinetti e, dopo averla superata, prosegue con un piacevole falsopiano. Dopo due chilometri comincia la discesa verso la vallata di Geremeas, che precipita verso il mare. La pendenza è notevole e non bisogna lasciarsi andare, per non incappare in qualche grosso masso, o nelle fenditure e nei cespugli che attraversano il sentiero. D'altra parte è consigliabile godersi il paesaggio, verde e selvaggio, offerto da questa mulattiera solitaria che serpeggia lontano da qualsiasi insediamento umano. Alla fine si raggiunge la piana e, poco distante, l'uscita sulla strada provinciale per Villasimius, posta all'altezza del paesino di Geremeas. Se non si è troppo stanchi si può fare una breve deviazione per ammirare l'incantevole baia che caratterizza il borgo: tre chilometri di litorale bianco “protetto” da dune sabbiose. Il ritorno a Solanas, del resto, è reso agevole dall'asfalto della provinciale, da percorrere per altri 7 chilometri. L'unica modesta difficoltà è costituita dalle “quattro sorelle”: quattro piccoli strappi lunghi poche centinaia di metri. Al rientro in paese saranno trascorse almeno quattro ore dall'inizio dell'escursione. Ma per ritemprarsi e rifocillarsi basta far rotta su uno degli ottimi ristoranti di Solanas.