Gli scenari naturali dell'alta valle del Bradano e del monte Vulture, un antico vulcano spento, fanno da cornice a questo itinerario che si snoda a partire da Pietragalla, antico borgo in provincia di Potenza. Circondato da tre colli, il paese conserva edifici d'interesse architettonico e storico, come la chiesa barocca di San Nicola e, soprattutto, l'imponente Palazzo Ducale edificato nel Trecento dagli Acquaviva d'Aragona. Distrutto completamente da un terremoto nel 1456, il palazzo fu ricostruito nel Seicento e svetta ancora oggi nel punto più alto dell'abitato. La sua possente struttura influenza tutto l'impianto del centro storico. Gli interni sono impreziositi da marmi antichi e bellissime tele di scuola napoletana. Qui si ammira anche un soffitto affrescato con una magnifica rappresentazione del Ratto delle Sabine. Lasciato il paese, si raggiunge il quadrivio di San Nicola (a ovest dell'abitato) per svoltare a destra e imboccare la S.S. 658, costeggiando il Monte Torretta, dove si notano i resti di un insediamento risalente all'XI secolo a.C. In breve, sull'orizzonte si staglia la sagoma del massiccio Castello di Lagopesole, posto sulla cima di una collina con la sua pianta rettangolare e le torri angolari, a guardia della vallata. Il castello è uno dei più celebri luoghi federiciani (forse l'ultima creazione attribuibile a Federico II). La sua mole straordinaria deriva dall'ampliamento di una precedente struttura normanna. Stili architettonici diversi testimoniano i rimaneggiamenti e le aggiunte successive. Attraverso il bel portale a sesto acuto si accede al “cortile grande”, da cui è possibile raggiungere anche la Cappella in stile angioino e parecchie sale, tra cui quelle dell'imperatore e dell'imperatrice, di notevole pregio. Pochi chilometri più avanti si incontrano il paesino di Atella e la cittadina di Rionero in Vulture. Una visita nel centro storico di questa località, nota per le acque minerali, consente di scoprire, fra l'altro, il più pregiato dei prodotti locali: il vino Aglianico del Vulture, introdotto dai Greci all'epoca della fondazione di Cuma e attualmente ritenuto uno dei migliori rossi italiani. Un breve tratto di strada porta ai Laghi di Monticchio, che offrono scorci panoramici fra i più suggestivi della Basilicata. Il bacino grande (circa 40 ettari) e quello piccolo (10 ettari) si aprono a 650 metri d'altitudine, circondati dai fitti boschi misti che caratterizzano la zona del Vulture. Un sottile lembo di terra li separa. Parecchi sentieri consentono di esplorare a piedi la vegetazione rigogliosa che abbraccia i due laghi e comprende specie floreali rare. Sulle pendici dell'antico cratere sorge l'abbazia benedettina di San Michele, eretta presso alcune grotte basiliane. All'interno della cripta si conservano tracce di affreschi risalenti al secolo XI. Percorrendo la S.S. 401, che costeggia il Vulture, si giunge a Melfi, città d'arte di grande interesse che ha per simbolo un altro imponente castello riedificato da Federico II. La costruzione difensiva più celebre della regione sorge su un colle, protetta da fossato, spalto e cinta muraria, con dieci torri (tre delle quali angioine). Sul cortile principale si affacciano il palazzo baronale e la cappella, ma il complesso comprende altre corti interne, oltre alla piazza degli armigeri. Al di là dell'intrinseco valore architettonico, le sale del castello ospitano il Museo Nazionale del Melfese, che ricostruisce la storia del territorio a partire dall'antichità. Da non perdere la visita alla Cattedrale, dove l'impronta barocca dell'ultimo rifacimento ha rimpiazzato lo stile romanico originario, mentre permane il bel campanile normanno. Splendide le decorazioni delle tre navate e delle sei cappelle. Il barocco contraddistingue anche l'elegante Episcopio, con la sua Sala del Trono riccamente affrescata, l'ampio giardino e il cortile raffinato. Nell'imponente cinta muraria normanna che proteggeva Melfi si apre, ancora oggi, la Porta Venosina, che garantiva l'accesso alla via Appia. Di grande interesse, inoltre, le chiese rupestri del XIII secolo, fra cui spicca quella di Santa Margherita, interamente scavata nel tufo e affrescata. Lasciando Melfi, si fa rotta sulla meta finale dell'itinerario, Venosa: una città antichissima e carica di suggestioni storiche, che tuttora conserva le sue terme romane, l'anfiteatro e i resti di alcune residenze patrizie. Non meno interessanti le catacombe ebraiche, che si sviluppano attraverso una serie di ipogei, e il sito paleolitico in cui sono state rinvenute tracce di un insediamento umano risalente a circa 500.000 anni fa. Restano pochi ruderi delle fortificazioni longobarde, mentre il Castello Aragonese dei Del Balzo conserva la sua mole austera, contraddistinta dalle quattro torri cilindriche. Il centro storico della cittadina è punteggiato da fontane artistiche e chiese di pregio architettonico (in particolare la Cattedrale cinquecentesca e la chiesa di San Filippo Neri, del Seicento). Ma il simbolo di Venosa è senz'altro l'incompiuta chiesa della Trinità: un complesso abbaziale benedettino che ricalca il modello della leggendaria abbazia di Cluny, e racchiude testimonianze stratificate delle società romana, ebraica e normanna. Sorprende la maestosità delle rovine di questo tempio che, se completato, avrebbe raggiunto i 125 metri di lunghezza.