I paesaggi fiabeschi delle Dolomiti di Brenta, il gruppo più “giovane” della catena dolomitica trentina, sono lo scenario in cui si sviluppano alcuni splendidi itinerari escursionistici attorno al Lago di Molveno e verso il vicino laghetto di Nembia: due bacini formatisi circa 3.000 anni fa a causa di un enorme smottamento che bloccò il deflusso delle acque. Entrambi i laghi sono incassati in uno stretto corridoio che pare farsi strada, a fatica, fra il gruppo del Brenta e l'altipiano della Paganella, fra il Monte Dion e la Cima Ghez. Percorrendo questo vallone si passa dalla val di Non alle valli delle Giudicarie, attraversando una piccola ma preziosissima oasi naturale nata dalla collaborazione fra Wwf ed Enel. Poco più di due ettari di territorio, delimitato proprio dai due laghi, costituiscono infatti l'Oasi del Lago di Nembia, raggiungibile dalla A22 che risale il corso dell'Adige. Usciti a Trento Centro ci si immette sulla Statale 45bis e si fa rotta su Madonna di Campiglio. All'altezza di Vezzano, volendo godere a pieno dei panorami aspri e spettacolari delle Dolomiti, si può deviare sulla strada provinciale 18 verso Margone: un tracciato stretto e tortuoso, praticamente incassato nella roccia, da percorrere con prudenza sfruttando le piazzole di sosta ricavate nei punti più suggestivi, da cui si domina la valle del Sarca. La postazione più suggestiva si incontra poco dopo aver imboccato la provinciale: una piattaforma a picco sul Lago di Toblino e sul bacino comunicante di Santa Massenza, oltre il quale si avvista anche il Lago di Cavedine. La provinciale prosegue, sempre incuneandosi fra le pareti rocciose, fino all'abitato di Renzo, ma per raggiungere il lago di Nembia e l'oasi bisogna invertire la marcia e tornare sulla statale. Dopo aver costeggiato il lago e il castello di Toblino si arriva a Sarche e si svolta a destra per Madonna di Campiglio, imboccando la Statale 237. La strada si tuffa nelle Gole di Limarò, la forra scavata dal fiume Sarca. Al primo bivio si fa rotta su San Lorenzo in Banale, superato il quale si raggiunge il piccolo Lago di Nembia, lungo circa 400 metri. Le aree di verde attrezzato sulle sue sponde ne fanno la tappa ideale per una sosta. Qui infatti si lascia l'auto e ci si inoltra, a piedi o in mountain bike, nell'oasi, lasciandosi guidare dalla stradina sterrata che parte dall'estremità settentrionale dello specchio d'acqua. Il paesaggio, piuttosto singolare, è caratterizzato da basse collinette boscose alternate ad avvallamenti del terreno in cui spiccano grossi massi. È il risultato dei colossali smottamenti seguiti all'ultima glaciazione, circa 15.000 anni fa. Oggi è facile individuare la zona da cui ebbero origine le frane. Alzando lo sguardo verso est si scorge infatti la Crona Saltere, una gigantesca parete rocciosa verticale che taglia il fianco del Monte Dion (la cima più orientale del massiccio di Brenta). Le ripetute frane finirono col delineare le sponde del vicino e ampio bacino di Molveno, le cui acque alimentavano anche il Nembia attraverso un canale sotterraneo. Le nicchie che si aprono nel fianco della montagna sono i luoghi scelti da numerose specie di uccelli per nidificare. Le specie caratteristiche dell'oasi sono soprattutto la rondine montana, il corvo imperiale, il gheppio e il raro picchio muraiolo. Non è difficile ammirarne le evoluzioni, mentre si lanciano nel vuoto sfruttando le correnti calde ascensionali che si formano proprio lungo le pareti rocciose. Anche la flora presenta aspetti del tutto peculiari: al posto dei comuni boschi d'alto fusto che rivestono gran parte delle Alpi, qui si attraversano boschetti di pino silvestre e abete rosso (due conifere sempreverdi che si adattano bene ai terreni poveri e sassosi) mescolati a una latifoglia come il faggio, che in autunno regala fantasie cromatiche spettacolari. Il sottobosco è dominato dall'erica carnea, che sul finire dell'inverno si ricopre di minuscoli fiori color ciclamino. Giunti sulle sponde meridionali del Lago di Molveno, è possibile imboccare a sinistra un sentiero che costeggia il lago, attraverso un fitto bosco, fino al paese. Si ammira così uno dei panorami più suggestivi del Trentino: il bacino, ampio e capiente, è secondo solo al Garda per profondità. “Preziosa perla in più prezioso scrigno”, lo definì Antonio Fogazzaro. Nelle sue acque limpidissime dalle sfumature cangianti si riflettono le vette argentate del Brenta e il profilo più morbido della Paganella. In estate vi si praticano il nuoto, la vela, la canoa e il windsurf, mentre chi cerca preferisce il relax può optare per la classica gita in barca a remi. Sulla sponda occidentale si apre un pianoro verdeggiante ideale per “coltivare” la tintarella, e per questo definito “la più bella spiaggia del Trentino”. Le acque del Molveno sono anche molto pescose e vantano una rarità ittica: il salmerino alpino, infatti, è una specie del nord Europa giunta sulle Alpi con l'estensione dei ghiacciai dell'ultima glaciazione. In inverno, il paese di Molveno che si specchia nel lago rivela la sua innata vocazione turistica, accogliendo migliaia di visitatori pronti a sfruttare la sua posizione strategica, fra gli ottimi impianti sciistici della Paganella e del Brenta. Imperdibile la visita alla chiesa duecentesca di San Vigilio, sospesa fra Romanico e Gotico, con l'abside decorata da affreschi di grande pregio.