A pochi chilometri dal litorale ionico, nell'entroterra lucano, si stagliano le sagome fantasiose e spigolose delle Piccole Dolomiti Lucane: guglie e pinnacoli di arenaria scura che, dal punto di vista geologico, non hanno niente a che spartire con le montagne del Trentino. È stato infatti il lavorio millenario degli agenti atmosferici a conferire a questi torrioni di roccia un aspetto così simile alle cime dolomitiche. Attorno al massiccio, perennemente al riparo dall'afa estiva, sono disseminati borghi minuscoli accomunati da una realtà drammatica: l'inesorabile spopolamento che li sta trasformando, in alcuni casi, in autentici paesi fantasma. Unendo questi centri, che non sembrano aver mutato il loro aspetto negli ultimi cinquecento anni, è possibile ricostruire un itinerario fuori dalle principali rotte turistiche ma denso di suggestioni, fra singolari scenari naturali, atmosfere medievali e tradizioni ancora più antiche. Si parte dai 461 metri di Miglionico, esempio emblematico di borgo che ha conservato un tessuto urbano antichissimo ma, a dispetto del fascino tranquillo delle sue piazzette e delle stradine porticate, non può far fronte all'esodo dei suoi abitanti. Oltre ad alcune belle chiese, l'orgoglio cittadino è il leggendario Castello del Malconsiglio, teatro della “Congiura dei Baroni” contro Ferdinando I d'Aragona. La Basilica di Santa Maria Maggiore custodisce uno splendido polittico di Cima da Conegliano. Da Miglionico si imbocca la Statale 7, da seguire per buona parte di questo itinerario. La strada si inerpica verso Grottole, dove una breve sosta è opportuna, se non altro per apprezzare a pieno della vista sulla vallata sottostante. Superato Grassano, le curve si moltiplicano e diventano ben presto tornanti. Ma la strada si fa più larga e godibile, anche grazie a un traffico estremamente ridotto. A 700 metri d'altitudine è appollaiato il paese di Tricarico, inconfondibile per la poderosa torre circolare normanna che sorveglia l'abitato dalla vetta di un poggio. Evidente è anche il contrasto fra il grigio della pietra viva nel centro storico e il nitore del “paese nuovo” sviluppatosi tutto intorno. La strada prosegue poi rettilinea fino ai 900 metri del Valico dei Tre Cancelli e a Campomaggiore. Da qui si sviluppa la parte più affascinante del percorso: fra tornanti e rampe panoramiche si sale ancora verso i comuni più alti della Basilicata, disposti all'ombra di spuntoni rocciosi dalle forme bizzarre ed evocative. Alcune pareti di roccia, quasi verticali, attirano in questo luogo gli appassionati di sport estremi come l'arrampicata sportiva e il parapendio. In più punti è possibile lasciare l'auto per avventurarsi lungo sentieri e scalinate scavate nella roccia, che consentono di arrampicarsi, con qualche sforzo e con molta attenzione, sulle cime più accessibili delle Piccole Dolomiti Lucane. Una camminata di alcune ore, consigliabile solo a escursionisti esperti, è ripagata da paesaggi spettacolari che includono tutta la Valle del Basento. Ai piedi delle guglie, i prati lasciano spesso il posto a boschetti di carpini, cerri e farnetti. Fra le rocce trovano riparo piante e specie floreali rare, ma anche parecchi rapaci come il nibbio reale, il falco pellegrino, il gheppio e lo sparviero. Proseguendo sulla Statale si raggiunge Pietrapertosa, il paese più alto della Basilicata, a 1.100 metri d'altitudine. L'abitato appare aggrappato alle Dolomiti Lucane, con le ultime case che sembrano fuoriuscire direttamente dalla roccia. Addentrandosi fra i vicoletti del centro storico si ammirano fastosi portali barocchi, la Cattedrale di San Giacomo e le rovine di un castello normanno eretto in posizione strategica perché difeso, alle spalle, da contrafforti rocciosi. Da una piazzola belvedere si getta lo sguardo sulla meta successiva dell'itinerario: Castelmezzano. Il paese, annoverato fra i 37 borghi più belli d'Italia, è vicinissimo, almeno in linea d'aria. Bisogna infatti percorrere una strada tutta curve e tornanti per raggiungerlo, immergendosi in uno scenario da presepe vivente che conquista in ogni stagione. Sul borgo domina il castello di Brindisi di Montagna, disposto fra due dossi rocciosi. Anche questo edificio fu eretto dai Normanni sui resti di una fortificazione longobarda. Merita una visita anche la chiesetta della Madonna dell'Ascensione. Lasciato Castelmezzano, inizia la discesa verso Accettura, paesino celebre per il rito pagano del Maggio: vi si celebra il matrimonio fra un tronco di cerro (il maschio) e una cima d'agrifoglio (la femmina). Una tradizione che rimanda a culti arborei ancestrali, un tempo molto diffusi fra la popolazione lucana, che oggi possono essere riscoperti nel piccolo museo locale, a essi dedicato. Facendo rotta su Oliveto Lucano e Garaguso ci si addentra, con una strada tormentata quanto spettacolare, nella Foresta di Gallipoli Cognato, protetta da una riserva naturale perché ospita specie faunistiche rare, dalla martora al gatto selvatico e al cinghiale. Attorno al Monte Croccia, alcuni cerri secolari raggiungono i 30 metri d'altezza. Garaguso, meta finale del percorso, conserva elementi architettonici medievali ed è circondato dalla distesa verdeggiante del Bosco Le Conche.