Una passeggiata sospesa fra le creste montuose e il mare, sul versante sud della Penisola Sorrentina: fra le sagome verdeggianti dei Monti Lattari, la cornice naturale della costiera amalfitana, e uno dei tratti di costa più suggestivi del mondo, dove valori paesaggistici, naturalistici, storici e culturali si intrecciano indissolubilmente a offrire scenari unici. Molti sono gli itinerari facilmente percorribili a piedi nel territorio tutelato dall'Area Marina Protetta di Punta Campanella, estrema propaggine della penisola che si protende verso l'isola di Capri. Percorsi che permettono di godere del paesaggio naturale e del fascino silenzioso di antichi borghi, al riparo dal traffico frenetico della costa che richiama milioni di turisti. Fra comuni come Massa Lubrense, Positano, Sorrento e Vico Equense, la macchia mediterranea dispiega tutto il suo rigoglioso repertorio di specie arboree (pini marittimi e lecci su tutto), corbezzoli, ginepri, mirti e lentischi. La costa è caratterizzata da pareti calcaree a tratti ripide e accidentate, specie sul versante meridionale, ma in altri casi dolcemente degradanti verso il mare. Gli agenti atmosferici e specialmente il mare hanno creato innumerevoli grotte, anfratti e insenature che accentuano ulteriormente la varietà del paesaggio. Uno degli itinerari più interessanti, nel cuore della Riserva di Punta Campanella, parte dal paesino di Nerano, frazione di Massa Lubrense, e scende fino alla spiaggia di Jeranto, un angolo di paradiso con vista sull'estremità del promontorio che si insinua fra il Golfo di Napoli e il Golfo di Salerno, e sui faraglioni di Capri. Sei chilometri di escursione adatti a tutti, per soli 250 metri di dislivello in discesa. Il sentiero si snoda dalla piazzetta di Nerano. L'ombra del Monte Costanzo offre frescura e riparo dal sole a questo borgo per molte ore del giorno. Si imbocca via Jeranto, una stradina lastricata in leggera pendenza, e subito la vista spazia sul tratto di costa in cui spiccano gli Isolotti dei Galli, anticamente chiamati Sirenuse perché si pensava che qui, non a Capri, abitassero le sirene. La strada lambisce l'ingresso di Villa Rosa, dove soggiornò lo scrittore Norman Douglas: guardando in basso si contempla la baia del Cantone, un esteso litorale sabbioso a ridosso del quale è adagiato un piccolo borgo marinaro. Si comincia a scendere, addentrandosi in una vegetazione sempre più fitta, fra carrubi, roverelle ed euforbie, apprezzando il duro lavoro di terrazzamento che ha permesso di ricavare uliveti pregiati dalle pendici di queste montagne, prima che si gettino in mare. La discesa lungo i versanti calcarei del Monte Costanzo si fa un po' più ripida mentre, fra muretti a secco e fichi selvatici, si apre la vista sulla spiaggia della Mortella, oggi accessibile solo dal mare. Compare anche il promontorio di Mont'Alto, sul ciglio del quale è arroccata una delle caratteristiche torri d'avvistamento costruite nell'epoca dei vicerè di Napoli. In breve, il panorama comprende tutto il braccio di mare che va da Punta Campanella a Punta Penna, con Capri e i faraglioni sullo sfondo. Vista dall'alto, l'estremità della penisola ricorda i tre artigli di un uccello predatore, il che spiega il toponimo Ieranto (in greco Jerax significa rapace). In realtà non è difficile, in questa zona, seguire le evoluzioni del gheppio, della poiana e del falco pellegrino. Proprio quest'ultima specie, la più rara, è tornata di recente a nidificare in tranquillità grazie all'istituzione della Riserva. Per questo si raccomanda di non inoltrarsi lungo il crinale di Punta Penna, rischiando di disturbare il fragile ecosistema del falco. Giunti a un bivio si ha la possibilità di scegliere fra due mete: la discesa verso il mare e la baia di Ieranto si sviluppa sulla destra, lungo una vecchia scalinata (piuttosto malandata) che conduceva a un'antica cava. A sinistra, invece, parte un sentiero sterrato che dopo un breve tratto in discesa prosegue, protetto da due recinzioni, fino alla Torre di Mont'Alto. Grazie a una sofisticata opera di recupero ambientale da parte del FAI, la baia
di Ieranto è il tratto più incontaminato della costiera amalfitana meridionale. Si sviluppa per circa tre chilometri di lido, fra sabbia e ciottoli bianchi, spesso inaccessibile da terra. Abitata fin dalla notte dei tempi, citata dagli scrittori classici come sede di luoghi di culto, Ieranto è tutta un susseguirsi di grotte dai nomi bizzarri: la Grotta Salara, chiamata così perché un tempo vi si raccoglieva il sale depositato dall'acqua del mare nelle pozze interne; la Grotta d''a Suppressata, dall'aspetto delle sue stalattiti che assomigliano al noto insaccato locale. La più grande della baia è la Grotta Zenzinada, conosciuta anche come Grotta del Presepe, che penetra per oltre 20 metri nella roccia. I sub possono immergersi alla scoperta dell'ambiente marino e dei ricchissimi fondali delle grotte dei Gemelli e dello Zaffiro.