“Queste isole sono così ricche di storia, di cultura e di leggende che vale la pena conoscerle per poterne godere a piene mani”: sono parole di Lucio Dalla, frequentatore illustre dell'arcipelago delle Tremiti, che qui ha fissato la sua residenza estiva. In effetti, questo gruppo di piccole isole, distante una ventina di chilometri dal promontorio del Gargano, rappresenta un angolo di paradiso, in primo luogo grazie a un ambiente naturale vergine e incontaminato e alla purezza del mare, con i suoi fondali cristallini. Un paradiso da vivere in un clima di intimità, data l'estensione relativamente ridotta dell'arcipelago e la necessaria tutela del patrimonio ambientale, che in estate attira una quantità sempre crescente di turisti. Non mancano certo i residence, gli alberghi e i camping, ma il momento migliore per respirare il fascino di questi luoghi, per apprezzarne l'atmosfera magica, è forse la bassa stagione, quando si gode di un contatto diretto con la natura e con i pochi abitanti che popolano le isole. È in questo periodo che una romantica escursione in barca fra i litorali, disseminati di grotte e calette, può riservare ore di puro piacere, con il vantaggio di poter attraccare in qualsiasi momento e addentrarsi nella lussureggiante macchia mediterranea. Lidi e spiagge sabbiose si alternano di continuo a insenature, promontori, coste rocciose a strapiombo sul mare. San Domino, l'isola più grande, è quasi interamente ricoperta da una selva di pini d'Aleppo e lecci. Di quando in quando, la pineta cede il passo al mirto, al rosmarino e all'olivastro. Fra le falesie e gli architelli naturali del suo litorale roccioso nidificano il falco, il rondone, il gabbiano reale e la berta, una specie che stabilito presso le Tremiti la propria dimore d'elezione. Il canto delle berte rimanda al mito di Diomede, leggendario fondatore dell'arcipelago che, di ritorno da Troia, avrebbe scagliato in mare tre giganteschi massi portati con se dalla madrepatria. Per Virgilio, le berte (o diomedee) sarebbero i compagni dell'eroe troiano, trasformati in uccelli da Afrodite per vendetta, che ancora piangono la sua scomparsa. Molte altre narrazioni concordano nell'indicare le Tremiti come l'ultimo approdo terreno di Diomede. Sull'isola di San Nicola, la seconda del gruppo, è tuttora visibile una tomba di epoca ellenica identificata come “tomba di Diomede”. San Nicola, del resto, è ricchissima di testimonianze storiche: torri, fortificazioni, mura, chiese e, soprattutto, l'abbazia fortificata di Santa Maria a Mare, che ha uno straordinario repertorio di storie da raccontare. Fondata nel VII secolo, l'abbazia fu definita la “Montecassino in mezzo al mare”. Nel Duecento, l'intero edificio e i suoi possedimenti in terraferma passarono dai benedettini ai cistercensi, mentre Carlo I d'Angiò avviava la costruzione delle prime fortificazioni. Nel 1567 l'abbazia-fortezza riuscì a resistere agli attacchi della flotta di Solimano il Magnifico. Soppressa nel 1783, divenne una colonia penale per volontà di Ferdinando IV di Napoli. Pochi anni più tardi, però, dovette fare da scudo ai murattiani che, asserragliati fra le sue mura, tennero testa alle navi inglesi e ai loro bombardamenti, le cui tracce sono evidenti ancora oggi. San Nicola fu anche terra di esili: da quello tristemente famoso di Giulia (la nipote di Augusto), che qui morì dopo vent'anni di prigionia, a quello dei napoletani costretti al confino da Ferdinando II delle Due Sicilie, nell'Ottocento. Da questi deriva il dialetto parlato tuttora dai tremitesi. Per non dire della deportazione dei libici nel 1911, durante le guerre coloniali. L'ultimo ospite forzato dell'isola fu Sandro Pertini, durante il fascismo. Le antiche vestigia di San Nicola, unite alle suggestioni di una natura selvaggia, ne fanno uno dei luoghi più affascinanti del Mediterraneo. Molto pittoresca è anche Capraia: una distesa di prati e fiori multicolori, dominio quasi incontrastato dei gabbiani. Gran parte dell'isola è tutelata da una riserva marina che aiuta a mantenere intatte le sue coste, proteggendo le specie che popolano i fondali. Cretaccio, poi, è poco più di un pittoresco scoglio che sviluppa, però, oltre un chilometro di costa frastagliata e tormentata. A circa 22 chilometri di distanza da queste quattro isole, infine, si stende Pianosa, del tutto disabitata e quasi completamente priva di vegetazione a causa di un curioso fenomeno: l'isola, piatta (come suggerisce il nome) e alta solo pochi metri sul livello del mare, viene talvolta ricoperta dalle acque nei giorni di burrasca. Il valore del suo ambiente marino, straordinariamente ricco di specie, è almeno pari a quello delle altre isole. Per questo Pianosa è compresa nella Riserva Marina delle Tremiti. L'arcipelago è ben collegato alla terraferma grazie a una rete di trasporti marittimi, con partenze da Ortona, Vasto, Termoli, Manfredonia, Vieste e Rodi Garganico.