Protagonista del paesaggio lussureggiante della Penisola Sorrentina, tanto quanto sulla tavola, dove riesce a valorizzare infiniti piatti della cucina mediterranea, dagli antipasti ai dolci: è il Limone di Sorrento, noto anche come Ovale di Sorrento o come Massese, dal nome del vicino comune di Massa Lubrense, dove tuttora si estendono alcuni fra i più antichi limoneti della zona. Terrazze fiorite a picco sul mare, punteggiate dal giallo ipnotico di questi frutti pregiati, dalla caratteristica forma ellittica, dimensioni e peso superiori ai limoni comuni (un frutto pesa mediamente poco meno di un etto). La buccia si fa riconoscere per il caratteristico colore giallo citrino, per il considerevole spessore, e soprattutto per l'elevata presenza di oli essenziali che conferiscono al Massese un profumo inebriante e inconfondibile. La polpa succulenta, di un bel giallo carico, è una miniera di sali minerali e vitamina C. In termini tecnici, il Limone di Sorrento è un “ecotipo locale” che eccelle, sotto ogni profilo, rispetto alle altre varietà di Citrus Limon, e che solo nel 2000 è stato riconosciuto da un marchio Igp che ne disciplina la produzione, limitandola ai comuni della Penisola Sorrentina e all'intera isola di Capri. Secondo la tesi più accreditata fu importato dagli Ebrei attorno al I secolo a.C. Una conferma è data dal confronto con gli affreschi e i mosaici rinvenuti nelle ville romane di Pompei ed Ercolano, dove sono raffigurati limoni molto simili agli “ovali sorrentini”, che testimoniano fra l'altro l’utilizzo di questo frutto sulle mense dei latini. Documenti, atti di vendita e trattati di botanica arriveranno molto più tardi, in epoca rinascimentale, a ribadire la presenza di questa varietà pregiata, destinata agli usi più svariati, anche in campo medico. Ma lo sfruttamento razionale del terreno, legato alla coltivazione intensiva di questo agrume che Torquato Tasso (nativo di Sorrento) colloca nel “giardino di Armida”, si deve ai Padri Gesuiti. I primi poderi storici sono appunto quelli “del Gesù” (fondati dai Gesuiti a Massa Lubrense), “il Pizzo” a Sant’Agnello, “la Strazza” a Piano di Sorrento. Le caratteristiche morfologiche di questi terrazzamenti, che hanno tuttora il merito di proteggere il terreno da frane e smottamenti, non sono cambiate nel corso dei secoli: merito della tenacia di generazioni e generazioni di agricoltori. I loro eredi, riuniti in consorzio, hanno saputo inserirsi nelle rotte del turismo eno-gastronomico con una serie di itinerari guidati alla scoperta dei limoneti più antichi e panoramici (da Sorrento a Massa Lubrense, da Meta a Piano di Sorrento, da Capri ad Anacapri, ecc.). “Le vie dei limoni”, questo il nome del progetto, include anche la visita ai piccoli laboratori di Sorrento e alle aziende di trasformazione dove nascono delizie ricercate come le marmellate o, naturalmente, il limoncello. Già, perché solo il 40% dei limoni di Sorrento vengono venduti freschi. La maggior parte è destinata alla produzione di prodotti dolciari, confetture e, naturalmente, del limoncello che si esporta in tutto il mondo. La produzione, d'altro canto, si può quantificare in circa 10.000 tonnellate all'anno, grazie a un periodo di raccolta molto esteso che va dalla primavera all'autunno. Un effetto del ritardo di maturazione che costituisce uno degli elementi di tipicità dei limoneti sorrentini e capresi. L'obiettivo si consegue, storicamente, coprendo le chiome degli alberi con le caratteristiche pagliarelle, ovvero stuoie di paglia appoggiate a pali di sostegno di legno, solitamente di castagno, oggi sostituite dalle più efficaci reti di plastica. Una pratica necessaria per difendere i limoni dal freddo e dal vento, nel periodo più freddo dell'anno, a causa della posizione geografica della Penisola Sorrentina, esposta ai venti nord-occidentali e situata all'estremo limite settentrionale dell'area indicata per la coltura del limone. Sostenuta da una produzione pressoché costante, l'impresa alimentare può così coniugare le ricette e i segreti della tradizione con le tecniche più efficienti e innovative, immettendo sul mercato marmellate, succhi e dolci come i cioccolatini o gli originali babà aromatizzati al limoncello, in luogo del classico rhum. La maggior parte delle botteghe artigianali è ovviamente consacrata alla pelatura e alla macerazione in alcol delle bucce (solo la parte gialla, naturalmente). Al periodo di infusione segue, come vuole la ricetta tradizionale del limoncello, la miscela con lo sciroppo di acqua purificata e zucchero, il filtraggio e l'imbottigliamento. Fra le produzioni più recenti si segnala l'olio extravergine d'oliva al limone di Sorrento, una specialità che si sta guadagnando il consenso dei migliori chef partenopei. Alla loro fantasia, d'altra parte, è affidata la valorizzazione dei limoni in abbinamento ai piatti di pesce, sotto forma di salse e condimenti, nei risotti o come aroma essenziale di dolci originali o classici, a partire dalla leggendaria torta caprese.