Correva l'anno 752 quando Anselmo, cognato del re longobardo Astolfo, abbandonò la vita militare per fondare a Nonantola, presso Modena, un monastero benedettino che sarebbe divenuto uno dei più importanti centri della cristianità per tutto il Medioevo. I confratelli edificarono rapidamente la chiesa e il monastero, dedicandoli a San Silvestro. Il possente edificio in stile romanico-longobardo che ancora oggi costituisce uno dei simboli del modenese, fu eretto più tardi, nel XII secolo, in conseguenza di un terremoto verificatosi nel 1117. Tracce del primo nucleo abbaziale restano comunque in qualche opera scultorea e in alcuni capitelli della cripta. Nonostante le ripetute ristrutturazioni, lo spirito e l'impianto architettonico di questo tempio sono rimasti inalterati attraverso un millennio di storia. Basta contemplare le tre absidi, belle e imponenti, che corrispondono alle navate della chiesa: ciascuna di esse è attraversata da eleganti semicolonne sormontate da arcate, a loro volta rimarcate da file di archetti pensili. Due ampie monofore si aprono nell'abside maggiore a illuminare l'interno, con al centro un occhio e una bifora. Altrettanto notevole il prospetto e, soprattutto, il portale del tempio, sormontato da una bifora e preceduto dal classico protiro le cui colonne poggiano su due leoni. Le linee austere e spartane della facciata mettono ancor più in risalto la raffinatezza di questo portale scolpito dal maestro Wiligelmo e dalla sua scuola, con scene che descrivono la fondazione dell'abbazia e l'infanzia di Cristo. La figura del Salvatore spicca anche nella lunetta, contornata da angeli ed evangelisti. Un'atmosfera solenne, volta a ispirare frugalità e raccoglimento, pervade l'interno dell'abbazia, scandito dai massicci pilastri quadrilobati che delimitano le navate. Non è difficile scorgere, qua e la, esempi di decorazioni altomedievali, precedenti alla ricostruzione dell'edificio: nel fonte battesimale, sul fronte della cripta e specialmente al suo interno. 36 delle 64 colonne che sorreggono le volte di questo ambiente suggestivo conservano, nei capitelli, decorazioni molto antiche, di tema vario. La loro datazione spazia dall'VIII al XII secolo. All'epoca romanica risalgono anche alcuni ambienti dell'abbazia e fra questi il refettorio dove, nel 1983, è stato scoperto un affresco raro e pregevole del XII secolo. L'uso dei lapislazzuli per le tinte blu testimonia un considerevole impegno finanziario, mentre l'estesa gamma dei colori adoperati e la tecnica sofisticata dimostrano la cura dedicata alla realizzazione del dipinto. Proprio il periodo compreso fra il 1000 e il 1200 fu, probabilmente, la fase di maggiore prosperità per l'abbazia di San Silvestro che a quel tempo ospitava oltre mille monaci e attirava folte schiere di pellegrini. La ragione di tale importanza non deriva solo dal fatto che in queste mura si conservavano le spoglie di due papi, san Silvestro e sant'Adriano III. Come le maggiori abbazie benedettine europee, infatti, anche quella di Nonantola si distingueva per l'intensa attività di produzione e trascrizione di codici miniati, fungendo da centro di aggregazione culturale. Il lavoro degli amanuensi benedettini rappresenta ancora oggi il tesoro più grande, custodito al primo piano dell'abbazia, in un archivio che non conosce confronti al mondo per vastità e valore dei documenti contenuti. Bolle, pergamene, codici, carteggi e breviari di epoca compresa fra la fondazione del monastero, nell'VIII secolo, e la fine del Rinascimento. Solo la sezione “diplomatica”, prezioso nucleo originario di questo archivio, comprende più di 4.500 documenti su pergamena. Nel 2003, questo straordinario patrimonio si è ulteriormente arricchito con il ritrovamento di preziosi tessuti in seta, lavorati alla corte bizantina attorno al IX secolo, che provano i legami intercorsi fra i primi abati dell'età longobarda e l'Impero Romano d'Oriente. Protetti da una cassetta sigillata da ben cinque serrature, i due drappi sono stati rinvenuti in una nicchia del presbiterio. Altrettanto arduo sarebbe stimare il valore del Museo di Arte Sacra, allestito negli spazi dell'antico complesso abbaziale dove, accanto a pregevoli paramenti e arredi liturgici, sono custoditi tesori come il duecentesco evangeliario di Matilde di Canossa, in argento miniato e decorato a sbalzo, comprendente tre codici costellati da splendide miniature. O come la doppia croce argentea di fattura bizantina realizzata poco dopo l'Anno Mille. Fra i reliquiari qui raccolti si segnalano quello di sant'Anseride, decorato in avorio in stile orientaleggiante (ma forse di provenienza siciliana) e la teca gotica in cui si conserva il braccio di san Silvestro. Al Tesoro dell'abbazia di Nonantola appartengono pure alcune pergamene di Carlo Magno, Ottone I e Federico Barbarossa. Nella sala superiore del museo, inoltre, si ammira il San Carlo tra gli appestati, una tela dipinta dal maestro bolognese Ludovico Carracci nel 1612.