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Venerdì, 04/10/2024
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La Rocca di Gradara



È un percorso affascinante, in bilico fra storia e leggenda, quello che attende i visitatori nella Rocca malatestiana di Gradara, al confine fra Marche e Romagna. Il castello svetta in cima ad un colle, a 13 chilometri da Pesaro e a soli tre chilometri dalla Statale Adriatica. Le mura possenti, le merlature e il ponte levatoio evocano scenari di battaglie epiche e assedi estenuanti. I saloni e l'elegante cortile riecheggiano i fasti dei casati che ebbero il controllo di questa fortezza: dai Malatesta agli Sforza, fino ai Della Rovere. I loro stemmi sono tuttora visibili sull'unico accesso attraverso le mura, la Porta dell'Orologio: un grande arco sormontato da una torre quadrata. Non si conosce l'architetto di questa roccaforte inespugnabile fra le più famose e ben conservate d'Italia. Ma è certo che i lavori di costruzione iniziarono del XII secolo, per volontà dei De Grifo, che si erano impossessati del territorio circostante. Nella prima metà del XIII secolo, però, Malatesta da Verucchio si impadronì dell'antica torre, destinata a diventare il temibile mastio attorno al quale si sarebbero sviluppate le ali del castello e le mura trapezoidali. La fortezza assunse dimensioni imponenti, dotata di due cinte murarie e di ben tre ponti levatoi, e fu munita di accorgimenti difensivi che sarebbero stati largamente usati solo due secoli più tardi. Nel 1289 fra queste mura, sotto il potere di Malatesta da Verucchio, si consumò la storica tragedia cantata da Dante nel V canto dell'Inferno. Qui viveva infatti Francesca da Polenta, figlia del signore di Ravenna, promessa in sposa a Giangiotto Malatesta (uno spregevole zoppo). Per convincerla ad accettare il matrimonio, il padre, d'accordo con il vecchio Malatesta, combinò di inviarle il fratello di Giangiotto, Paolo il Bello, facendole credere che quello sarebbe stato il suo sposo. Francesca accettò con entusiasmo e pronunciò il fatidico “sì” senza neanche sapere che Paolo la sposava per procura. Scoperto l'inganno, la giovane si disperò ma finì col rassegnarsi alla sua convivenza con il vero marito, da cui ebbe anche una figlia. La sua relazione con Paolo, però, proseguì fino a quando gli incontri segreti non furono scoperti da un parente, che si affrettò a metterne a parte Giangiotto. Questi, con uno stratagemma, sorprese gli amanti e, nonostante il sacrificio di Francesca che si parò innanzi a Paolo per fargli da scudo, li passò entrambi a fil di spada. Pur riconoscendo l'adulterio, Dante Alighieri fu mosso a compassione dalla storia di Paolo e Francesca che, collocati nel secondo cerchio del suo Inferno (dove i dannati sono costretti a vagare perennemente sospinti dai venti) hanno almeno la consolazione di restare assieme. Quando, nel 1494, ai Malatesta subentrarono gli Sforza, la Rocca di Gradara conobbe le vicende della famigerata Lucrezia Borgia, figlia del temutissimo Papa Alessandro IV. Sottoposta all'influenza paterna, Lucrezia cambiò più volte marito per assecondarne le trame, e agli sposi che si rifiutavano di lasciarla, la dama somministrava (come è noto) pietanze mortalmente tossiche. Il primo e più celebre di questi mariti, Giovanni Sforza, preferì tuttavia accettare l'annullamento del matrimonio, con la falsa accusa di impotenza, ed essere risparmiato dal feroce pontefice. Il castello di Gradara ospitò anche il fratello di Lucrezia, Cesare Borgia, detto il Valentino, che Machiavelli additava come il condottiero in grado di riunificare la penisola. Ma ben presto, con l'ascesa di Giulio II al soglio pontificio, il Valentino dovette cedere Gradara al nipote del nuovo papa: Francesco Maria II della Rovere. Quella dei della Rovere fu l'ultima grande famiglia ad abitare la fortezza: alla morte di Livia Farnese, vedova di Francesco Maria, essa continuò ad essere amministrata da nobili di minor rango, sempre per conto del papato. Oggi la Rocca è di proprietà demaniale e può essere interamente visitata. In particolare, è possibile esplorare il borgo medievale, racchiuso fra la prima e la seconda cinta muraria, gli interni della fortezza, con il loro patrimonio di arredamenti, dipinti e affreschi, le mura e i camminamenti di ronda, da cui si godono scorci panoramici straordinari. Gli itinerari guidati comprendono anche la visita a un interessante Museo Storico e alla Mostra permanente “I signori della guerra”.

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