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Martedì, 08/10/2024
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L'abbazia di Pomposa: scorci medievali nella campagna ferrarese


Isolato lungo il tracciato della Statale Romea, fra il Po di Volano e il Po di Goro (nel comune ferrarese di Codigoro) sorge il complesso dell'Abbazia di Pomposa. La basilica con l'altissimo campanile cuspidato romanico-lombardo, il refettorio, la sala del capitolo, il dormitorio e il vicino Palazzo della Ragione, dove l'abate amministrava la giustizia per i territori posti sotto il suo controllo, costituirono per lungo tempo uno dei più famosi e importanti centri spirituali e culturali d'Europa, soprattutto a partire dall'XI secolo. Non a caso, nel monastero benedettino noto per la sua immensa biblioteca (purtroppo dispersa) Guido d'Arezzo inventò il moderno sistema di scrittura della musica, proprio attorno al Mille. Non a caso Pomposa fu meta di personaggi illustri come san Pier Damiani e Dante Alighieri, e centro di fioritura delle arti durante il basso Medioevo, quando la chiesa, il refettorio e la sala capitolare si coprirono di splendidi affreschi. Nel Quattrocento iniziò la stagione del declino, complici le piene del Po, il progressivo impaludamento del territorio e la continua minaccia della malaria. Acquistata dal Demanio nel XIX secolo, l'Abbazia di Pomposa è stata lentamente restaurata e restituita alle migliaia di visitatori che vi giungono attratti dalla sua storia più che millenaria, dalle opere d'arte tuttora conservate e dal fascino della campagna ferrarese. Il primo elemento architettonico ad attrarre l'attenzione è l'altissimo campanile di 48 metri, costruito su pianta quadrata nell'XI secolo. In molti lo annoverano fra le più belle torri campanarie romaniche in Italia. Nello stesso periodo veniva aggiunto l'atrio porticato della basilica che, invece, è molto più antica essendo stata fondata fra il VII e l'VIII secolo. La sua struttura è conforme al modello degli edifici analoghi costruiti a Ravenna. L'ampio interno è diviso in tre navate e nove campate e presenta decorazioni aggiunte nel corso dei secoli. Spiccano il pavimento, costituito da un intarsio di marmi pregiati, e gli affreschi di scuola bolognese che dal Trecento decorano le pareti. I più ammirati sono quelli realizzati nell'abside da Vitale da Bologna, nel 1351. Altri notevoli cicli pittorici ornano la sala capitolare (opera di un allievo di Giotto) e soprattutto il refettorio: qui la parete di fondo fu interamente affrescata da Pietro da Rimini (probabilmente l'autore del celebre ciclo della Cappella di San Nicola a Tolentino). L'affresco del refettorio è diviso in tre scene: la Deesis (tema bizantino che vede al centro il Cristo benedicente, fra la Vergine e san Giovanni Battista), l'Ultima Cena e il Miracolo di san Guido che trasforma l'acqua in vino. Il chiostro, mancante del lato occidentale, non fornisce pienamente l'idea della grandezza dell'abbazia, che ha perso molte strutture tra cui un secondo chiostrino, la biblioteca e la torre dell'abate. Ma la visita può proseguire nella vasta “sala delle Stilate” (dove ogni anno si tiene il festival Musica Pomposa) e nel dormitorio dove è allestito il Museo Pomposiano: raccoglie decorazioni scultoree, architettoniche e pittoriche legate alla storia medievale del monastero.

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