Allestita presso il Palazzo Ducale di Urbino, la Galleria Nazionale delle Marche è riconosciuta come una delle più importanti collezioni d'arte italiane. Lo stesso edificio che la ospita, tradizionalmente definito come “città in forma di palazzo”, costituisce uno dei più pregevoli esempi di architettura rinascimentale. Fu progettato nel 1465 da Luciano Laurana, su commissione del duca Federico da Montefeltro, e disegnato coniugando le esigenze di una corte signorile a quelle di una vera e propria residenza fortificata. A Laurana si devono, in particolare, lo splendido cortile d'onore e l'elegantissimo prospetto ornato da raffinati loggiati e dai caratteristici “torricini”. È questa la parte più originale e sorprendente dell'edificio: sporgente rispetto al resto dell'edificio, la facciata è chiusa lateralmente da due torri slanciate, sormontate da guglie, e sfoggia al centro tre logge sovrapposte. Quando il Laurana lasciò Urbino, nel 1472, lo sostituì Francesco di Giorgio Martini, che portò l’opera quasi a compimento, provvedendo anche alla decorazione della facciata ad ali che guarda verso l’interno della città. La realizzazione delle cornici di portali e finestre, nonché di molte decorazioni all'interno dei principali saloni, si deve allo scultore milanese Ambrogio Barocci. Solo nella prima metà del Cinquecento, tuttavia, il palazzo fu completato con l'aggiunta del secondo piano, ad opera dell'architetto Girolamo Genga, che contribuì all'assetto definitivo di questa dimora, così come essa appare oggi ai visitatori. Dopo l'Unità d'Italia, il Palazzo Ducale divenne sede di un museo e recuperò gradualmente l'inestimabile raccolta di capolavori che era stata proprietà dei duchi di Urbino ma era passata di mano con la morte di Francesco Maria II e il passaggio del ducato allo Stato Pontificio. Visitare il Palazzo Ducale di Urbino significa, dunque, ammirare non solo lo straordinario repertorio di tele rinascimentali custodite fra le sue mura, ma anche i pregi architettonici e gli ambienti di una delle più belle residenze signorili italiane: dai piani nobili fino alle stalle e alle cucine, senza dimenticare il cortile, in cui spiccano le proporzioni dei lati, il disegno di archi e colonne, il gioco cromatico dei materiali usati, dal rosso del mattone al chiaro del marmo travertino. In effetti, il cortile d'onore sembra ispirato al celeberrimo dipinto della “Città ideale”, pure conservato all'interno della Galleria. La pinacoteca comprende opere del pittore urbinate Federico Barocci e della sua scuola, di Alvise Vivarini e Vittore Crivelli, Melozzo da Forlì, Andrea del Verrocchio, Luca Signorelli, Filippo Bellini. Di Paolo Uccello si conserva una “predella” (parte di una tavola raffigurante la Comunione degli Apostoli), portata a compimento da Giusto di Gand. Quest'ultimo, assieme a Pedro Burruguete, realizzò una serie di ritratti di uomini illustri, destinati a ornare lo studiolo del duca di Urbino, uno degli ambienti più interessanti e riccamente decorati. Fra i capolavori di maggior richiamo, impossibile non citare il Ritratto di gentildonna di Raffaello (meglio noto come “La Muta”), riconducibile al periodo fiorentino dell'artista. Non meno famose le due tele di Piero della Francesca: la Flagellazione di Cristo (opera giovanile) e la Madonna di Senigallia. Al pittore di Borgo San Sepolcro era stata attribuita anche la già citata Città ideale, raffigurante un complesso urbanistico idealtipico, secondo i principi del classicismo rinascimentale. Ma la recente scoperta di un disegno di Leon Battista Alberti, nascosto sotto la superficie pittorica e assolutamente identico al dipinto, avvalora l'ipotesi che questo simbolo della perfezione formale del Rinascime
nto sia, in realtà, opera del celebre architetto, matematico, filosofo e poeta del Quattrocento. Anche di Tiziano si conservano due dipinti: L'ultima Cena e la Resurrezione di Cristo, opere originariamente concepite per comporre lo stendardo della Compagnia del Corpus Domini di Urbino. Da non dimenticare, inoltre, la pregevole collezione di arazzi di fattura fiamminga, realizzati su disegni di Raffaello, che ancora oggi decorano il sontuoso Salone del trono, e la cosiddetta Alcova di Federico da Montefeltro: un manufatto ligneo unico nel suo genere, ritenuto uno dei più splendidi esemplari di arredamento quattrocentesco. Il percorso espositivo comprende, infine, una raccolta di ceramiche (oltre cento pezzi) prodotte dalle principali manifatture marchigiane, umbre, toscane e abruzzesi.