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Venerdì, 13/12/2024
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Rovigo: l'Accademia dei Concordi

palazzo roverella

Dal settembre 2007, la storica pinacoteca dell'Accademia dei Concordi di Rovigo ha una nuova sede espositiva, all'altezza del prestigio e dell'importanza della sua raccolta di opere d'arte. Si tratta di Palazzo Roverella, l'edificio quattrocentesco, un tempo dimora della famiglia Roverella, che si affaccia sul lato di nord-est di Piazza Vittorio Emanuele, nel cuore del capoluogo veneto. Il restauro del palazzo e un moderno allestimento hanno permesso di riunire una collezione pittorica di origini antiche. L'Accademia dei Concordi nacque infatti nel 1580, su iniziativa di un mecenate rodigino, per accogliere letterati e studiosi locali, promuovendo la discussione sulle arti. L'attività del sodalizio e il suo legame positivo con la città di Rovigo non si interruppero mai, anzi si intensificarono nel Settecento, quando le riunioni della “Concordiana” coinvolsero anche esperti di agraria chiamati a risolvere, con approccio scientifico, i problemi idraulici del Polesine. Il 1836 fu l'anno dell'apertura al pubblico della Biblioteca e della Pinacoteca. La Biblioteca conta attualmente 250.000 volumi e comprende testi e documenti di notevole rilievo storico e culturale, locale e non. Spiccano le preziose raccolte di incunaboli (i primi volumi a stampa prodotti fino all'anno 1500) e di codici miniati, come la Bibbia Istoriata Padovana (XIV secolo) e La Confutazione del Cristianesimo del rabbino Giuseppe Albo (XV secolo). La Pinacoteca può essere considerata una delle più importanti collezioni di tutto il Veneto. Il suo nucleo fondante è costituito dalla ricca donazione di un nobile locale, il conte Giovanni Francesco Casilini, appassionato d'arte rinascimentale. Il suo lascito all'Accademia contava circa duecento opere, e si aggiunse alle tele che molti altri soci avevano già commissionato ai maestri veneziani del tempo: Tiepolo, Piazzetta, Nogari, Longhi. All'apertura della quadreria seguirono, poi, altre donazioni importanti da parte di cittadini illustri, e in particolare quella dei conti Silvestri, la cui ricchissima collezione fu divisa in parti uguali fra l'Accademia dei Concordi e il Seminario Vescovile di Rovigo. Dal 1982, però, anche le circa duecento opere di proprietà del Seminario sono state affidate alle cure dell'Accademia, a costituire una raccolta di oltre 600 dipinti, rappresentativi di circa sette secoli di storia dell'arte. Prevalgono, naturalmente, le opere di scuola veneta, con alcuni capolavori noti in tutto il mondo. La visita alla Pinacoteca, attraverso le sale di Palazzo Roverella, comincia con il periodo gotico, documentato da capolavori come la Vergine con il Bambino e Santi, raffinato polittico su terracotta attribuito a Michele da Firenze, l'Incoronazione della Vergine di Nicolò di Pietro, le Storie di Santa Lucia di Quirizio da Murano. La seconda sala è interamente dedicata a Giovanni Bellini, uno dei maestri della pittura quattrocentesca. Vi sono esposte due celeberrime opere del “Giambellino”, la Madonna col Bambino e il Cristo portacroce, oltre a interessanti tele di artisti influenzati dallo stile del pittore veneziano. La terza sala presenta i maestri del Rinascimento veneto, da Tiziano a Tintoretto e a Palma il Vecchio. Di quest'ultimo, la galleria di Rovigo custodisce tre opere di notevole importanza: la Sacra Conversazione, la Flagellazione e Danae. La pittura veneta è ancora protagonista nella sala dedicata al Seicento, dove però, accanto alle tele di Sebastiano Mazzoni, Girolamo Forabosco, Pietro Bellotti, si ammirano anche opere di Luca Giordano, Bernardo Strozzi e Giuseppe Maria Crespi. Notevole anche la raccolta settecentesca, impreziosita dal Giovanni Battista di Giambattista Piazzetta e dall'eccezionale autoritratto a pastello di Rosalba Carriera. Il nucleo storico della pinacoteca si ritrova nella suggestiva “Sala dei ritratti”: una galleria di personaggi illustri di Rovigo e dei protettori veneziani dell'Accademia, effigiati da pittori del calibro di Piazzetta, Longhi, Pittoni, Tiepolo (suo il Ritratto di Antonio Riccobono, letterato del Cinquecento che l'artista poteva conoscere solo da altre rappresentazioni). Il percorso espositivo acquisisce una dimensione internazionale grazie alla raccolta di dipinti di scuola fiamminga. Il fiore all'occhiello, qui, è certamente la Vanitas di Jan Gossaert, restituita al pubblico dopo un lungo restauro. Con il suo denso patrimonio simbolico, l'opera è annoverata fra i più raffinati capolavori del Rinascimento. Ben due sale, poi, sono riservate all'arte contemporanea italiana del secondo dopoguerra. La collezione contemporanea comprende autori come Toti Scialoja, Carla Accardi, Mario Nigro, Leone Minassian, Giuseppe Santomaso. Fra le opere di maggior richiamo, infine, va segnalato il celebre Diorama di Venezia dipinto da Giovanni Biasin nella seconda metà dell'Ottocento: un'opera colossale che, con i suoi 23 metri di lunghezza, offre una veduta circolare del bacino di San Marco, sorprendente per la cura dei dettagli.

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