Una delle più ricche e importanti collezioni di arte pittorica e scultorea di Roma, custodita presso la Galleria Borghese, si deve in gran parte alla ricca e potente famiglia dei Borghese, e il particolare a Scipione Borghese, vissuto a cavallo fra '500 e '600. Quando, nel 1605, Camillo Borghese fu nominato Papa col nome di Paolo V, il nipote Scipione divenne cardinale, ricevendo numerosi incarichi ecclesiastici che gli valsero un'enorme fortuna, in parte spesa per acquisire opere d'arte e sostenere gli artisti del tempo. Nel 1612 fu lo stesso Scipione, studioso di filosofia e giurisprudenza oltre che amante dell'arte, a commissionare la costruzione della grande villa che oggi attira visitatori da tutto il mondo. Al centro di Villa Borghese sorge oggi l'elegante residenza che, già nelle intenzioni del suo proprietario, doveva servire a raccogliere i tesori artistici di proprietà della famiglia, e in particolare la superba raccolta di sculture antiche. Il primo progetto fu stilato dall'architetto Flaminio Ponzio, cui subentrò Giovanni Vasanzio (Jan van Santen). Nacque così la raffinata facciata dotata di due ali a forma di U, con nicchie, statue classiche, rientranze e rilievi. Le sculture classiche non furono certo la sola passione di Scipione, che sosteneva l'opera di Gian Lorenzo Bernini e ammirava i dipinti di Michelangelo Merisi, meglio noto come Caravaggio. Dopo la sua morte, la collezione restò a lungo intatta e, anzi, si ampliò grazie alle acquisizioni degli eredi. Sostanziali modifiche agli interni della “casina” Borghese furono apportate dal principe Marcantonio Borghese (1730-1800), che conferì uno stile neoclassico a gran parte delle sale, rendendole più conformi alle opere che dovevano ospitare. In questo stesso periodo, attorno alla residenza si sviluppò il parco che oggi conosciamo. Da più di due secoli, le sculture sono state collocate al piano terreno, mentre la raccolta di dipinti è concentrata al piano superiore. Nel 1807, però, le difficoltà finanziarie di Camillo Borghese, figlio di Marcantonio, lo obbligarono a vendere alcune opere pregiate al cognato, Napoleone Bonaparte. La figura di Napoleone, d'altra parte, è legata a doppio filo con la storia della Galleria, il cui simbolo è proprio il ritratto marmoreo di Paolina Borghese, moglie di Bonaparte, opera del Canova. Nel 1891, tutti i dipinti e le sculture di proprietà della famiglia vennero infine radunati fra le mura della villa, dando vita alla collezione che oggi si può ammirare. Pochi anni più tardi, infine, l'edificio e i suoi tesori passarono allo Stato italiano. Difficile stilare un elenco esaustivo dei capolavori della Galleria Borghese. Fra le sculture spiccano soprattutto le opere di Gian Lorenzo Bernini, come la Capra amaltea, Enea, Anchise e Ascanio, il Ratto di Proserpina, David, Apollo e Dafne e i busti di Scipione Borghese, oltre al capolavoro di Antonio Canova, la Venere vincitrice, che raffigura appunto la moglie di Napoleone. Fra i dipinti spiccano alcune delle più celebri e straordinarie opere di Caravaggio, dal Bacchino malato al Fanciullo con canestro di frutta; da Giuditta e Oloferne al Narciso; dal Davide con la testa di Golia al San Girolamo e alla Madonna dei palafrenieri. Di Raffaello si ammirano, fra l'altro, la Deposizione e il Ritratto di dama con liocorno. Di Rubens, Susanna e i vecchioni e la Deposizione nel sepolcro. Di Botticelli la Madonna col Bambino, San Giovannino e angeli, di Tiziano Amor sacro e amor profano. Ma le sale del primo piano sfoggiano anche capolavori di Antonello da Messina, Paolo Veronese, Giulio Romano, Perugino, Rosso Fiorentino, Andrea del Sarto, Lorenzo Lotto, Sodoma, Ghirlandaio, Domenichino, Correggio, Andrea Lanfranco, Annibale Carracci, Giovanni Bellini, Palma il vecchio e Palma il Giovane. Una visita accurata alla Galleria Borghese, in altri termini, richiede una buona disponibilità di tempo. Solo indugiando presso ogni tela, infatti, è possibile godere pienamente di una collezione tanto vasta e pregiata.