Nel cuore di Genova, a due passi dal Porto Antico, via Garibaldi (un tempo “Strada Nuova”) è oggi una delle strade più eleganti della città, grazie a un'accorta opera di riqualificazione che ne ha fatto un “Patrimonio dell'Umanità” riconosciuto dall'Unesco. Sulla via si affacciano tre storici palazzi nobiliari che, riuniti, costituiscono una delle più importanti pinacoteche italiane: il polo museale di Strada Nuova. Al civico 18 c'è Palazzo Rosso, residenza dei Brignole Sale dal 1677 (anno in cui fu completata la costruzione) al 1874, quando l'ultima erede, la duchessa Maria di Galliera, decise di donarlo al Comune “per accrescere il decoro e l'utile di Genova”. Oltre all'intrinseco valore architettonico dell'edificio, alle ricche decorazioni e agli affreschi (notevole il ciclo che abbellisce il secondo piano), all'amministrazione genovese passarono gli arredi e la straordinaria collezione di dipinti accumulata dai Brignole Sale per più di due secoli. Grazie soprattutto alle commissioni di Giovanni Francesco Brignole, della moglie Maria Durazzo e dei loro successori, Palazzo Rosso accolse ritratti di maestri fiamminghi come Anton Van Dyck, cui si aggiunsero le tele di Guido Reni, Guercino, Mattia Preti, Bernardo Strozzi, Palma il vecchio, Paolo Veronese. Fra i capolavori più noti, impossibile non citare il Ritratto di giovane uomo di Albrecht Dürer, Giuditta e Oloferne del Veronese, San Sebastiano di Guido Reni, Cleopatra morente del Guercino. La scuola genovese è degnamente rappresentata dal suo capofila, Bernarndo Strozzi (noto anche come il “Prete genovese”) di cui si ammira la Madonna col Bambino e san Giovannino. I ritratti di Paolina Adorno Brignole Sale e di Anton Giulio Brignole Sale recano, invece, la firma di Van Dyck. Sul lato opposto di via Garibaldi si staglia Palazzo Grimaldi, generalmente conosciuto come Palazzo Bianco per il colore chiaro dei paramenti. Più antico del vicino Palazzo Rosso, questo edificio fu completato nel 1540 per volere di Luca Grimaldi, membro di una delle più potenti famiglie di Genova. Agli inizi del Settecento passò poi ai Brignole per diventare, poco più tardi, un altro ricco scrigno di collezioni d'arte. Anche Palazzo Bianco fu lasciato al Comune dalla duchessa di Galliera. Nel suo testamento si legge: “Per la formazione di una pubblica galleria”. Un auspicio realizzato, fra l'altro, attraverso oculate acquisizioni di collezioni private da parte degli amministratori pubblici. La pinacoteca attualmente visitabile presenta un'ampia panoramica della pittura europea fra Duecento e Settecento. Al primo piano sono state collocate le tele di scuola genovese dipinte attorno al XVII secolo (autori come Giovanni Benedetto Castiglione detto “il Grechetto”, Bernardo Strozzi, Valerio Castello, Domenico Piola, Alessandro Magnasco). Al terzo piano sono custodite le opere più preziose. Tra queste spiccano quelle dei fiamminghi Hans Memling (Cristo benedicente), Gerard David (Crocifissione, Polittico di Cervara, Madonna della pappa), Jan Provost (Annunciazione), Rubens (Venere e Marte), Van Dyck (Il Cristo della moneta, Vertumno e Pomona). Il Cinquecento italiano è rappresentato da Filippino Lippi, Palma il giovane, Luca Cambiaso e Giorgio Vasari; il Seicento da un capolavoro di Caravaggio (Ecce homo) e dai maestri spagnoli Murillo e de Zurbaran. Le ultime cinque sale della pinacoteca di Strada Nuova solo allestite nell'adiacente Palazzo Doria Tursi, senza dubbio l'edificio più maestoso e sontuosamente decorato, circondato da ricchi giardini e terrazze. L'aspetto fastoso di questo palazzo cinquecentesco si deve al suo potentissimo fondatore, il banchiere Niccolò Grimaldi, chiamato “il Monarca” sia per gli innumerevoli titoli nobiliari, sia per i crediti che vantava nei confronti del re di Spagna Filippo II. Le logge con vista sulla strada furono aggiunte circa venti anni più tardi, quando la residenza passo a Giovanni Andrea Doria e al figlio Carlo, duca di Tursi. Dal 1848 il Palazzo Doria Tursi è sede del Municipio. L'edificio colpisce subito per la sua facciata: nelle decorazioni si alternano il rosa della pietra di Finale, il grigio scuro dell'ardesia e il bianco del marmo di Carrara. Le finestre del primo piano sono coronate da suggestivi mascheroni animaleschi. Di grande pregio sono anche il cortile sopraelevato rispetto al portico e, in fondo, lo scenografico scalone a forbice che porta al loggiato del piano nobile. Oltre alla galleria, dedicata ai pittori genovesi (notevole la raccolta di tele di Alessandro Magnasco) qui si incontrano la Sala degli arazzi, le collezioni di ceramiche, numismatica e arti decorative. Ma il cimelio più prezioso è, probabilmente, il celeberrimo violino Guarneri “del Gesù” (detto il Cannone per il suo timbro possente), realizzato dal grande liutaio di Cremona e appartenuto a Niccolò Paganini, che ne fece dono alla sua città natale.