Incastonata tra le Prealpi e il dirimpettaio Monte Berico, Vicenza può essere considerata un vero e proprio museo a cielo aperto, uno scrigno di tesori artistici di grande fascino che, non a caso, nel 1994 ha ricevuto il riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Una città che costituisce lo scenario privilegiato delle soluzioni formali dell’architettura palladiana, ricca di echi classici e raffinate evoluzioni del gusto del tempo. Vicenza e la sua campagna conservano, infatti, alcuni degli esempi più importanti dell’attività del grande architetto veneto. Tra questi ammiriamo la Basilica, uno degli edifici rinascimentali più belli d’Europa. Su commissione del Consiglio dei Cento, Palladio si occupò della ristrutturazione del Palazzo della Ragione, consistente in una loggia a due piani che avvolge l’edificio originario e che ha il suo leitmotiv sulla ripetizione della serliana (struttura architettonica che ha tre aperture, di cui la centrale ad arco a tutto sesto e le laterali architravate). La struttura venne progettata nel 1546-49 ma fu terminata solo nel 1617. La Basilica è l’unica del Palladio interamente costruita in pietra. Spettacolare l’ampio salone gotico a forma di carena di nave. Ma la capacità del Palladio di desumere dallo studio dei monumenti antichi gli elementi morfologici classici, reinterpretandoli in maniera totalmente originale, emerge in maniera dirompente nel complesso delle ville legate al suo nome. La civiltà della villa ha radici profonde in terra veneta e si ricollega all’ambiente sociale dell’Impero Romano, dove le ville non erano solo luoghi di cultura e incontro, ma anche pulsanti centri di attività economiche e agricole. Analoga destinazione conservarono nel Medioevo, quando la villa era considerata dai signori del tempo luogo centrale e simbolo del loro potere. In età comunale, i signori lasciarono le ville isolate, per adattarsi all’avanzata dell’economia cittadina. Tra il 1400 e il 1600 cominciarono a sorgere nuove ville, che sono il precedente più immediato dell’opera del Palladio. Proprio queste dimore, infatti, costituirono l' ispirazione alla cui fonte il grande architetto veneto attinse per i suoi prestigiosi progetti, unita allo studio dei classici e all'apprezzamento per la scuola umanistica del pittore veneto Mantegna. Nascono così i capolavori che oggi si possono visitare a Vicenza, come Palazzo Chiericati, oggi sede della pinacoteca civica, uno dei più originali, la cui costruzione si protrasse per un intero secolo dopo la morte del suo progettista. La facciata è composta da un portico al pianterreno e da un piano nobile, costituito da un corpo di fabbrica centrale, in cui si aprono cinque finestre, e dai due loggiati laterali che l'affiancano. Da questa struttura nasce un potente gioco chiaroscurale che dà un senso di movimento a tutto l'edificio, accentuandone la leggerezza. Palazzo Valmarana, concepito sotto l’influsso dell’architettura romana, presenta una facciata percorsa da sei lesene di notevoli proporzioni poggianti su un ampio basamento. Nel secondo piano rialzato, ampie finestre di grandi dimensioni si aprono sulla facciata a completarne il disegno. L’imponenza della costruzione è alleggerita dai pannelli a rilievo posti sopra le finestre del pianterreno e dalle sculture ai lati del grande portone, opera di Domenico Fontana. Immediatamente fuori Vicenza si può ammirare, poi, la famosa Villa Almerico-Capra che, a differenza del resto della produzione palladiana, si sviluppa non longitudinalmente, ma verticalmente, coronata da una splendida cupola. Anche la sua destinazione la distingue nel panorama delle ville venete del secondo Cinquecento: si tratta di una residenza suburbana, raffinato punto di incontro per gli aristocratici vicentini, luogo destinato allo svago e agli "ozi letterari”. Commissionata dal prelato Paolo Almerico, la villa presenta elementi formali destinati a suggerire un senso di sacralità, probabilmente ispirandosi al Pantheon romano. Ultima testimonianza dell’arte palladiana presente a Vicenza, e anche ultimo lavoro del grande artista, è il Teatro Olimpico. Questa originale opera del Palladio è costituita, a somiglianza del teatro greco, da una cavea, da un proscenio e da una scena architettonica fissa che rappresenta tre vie della antica città di Tebe, sebbene queste tre prospettive architettoniche somiglino molto più a strade rinascimentali, se non addirittura vicentine, che a quelle di una polis greca.