A Venezia il sestiere di Dorsoduro, fra il Canal Grande e la Giudecca, è spesso considerato come il quartiere degli artisti e degli intellettuali. Qui, a due passi dalla chiesa di Santa Maria della Salute e da quella dei Gesuati, ha sede la Galleria dell'Accademia; qui si incontra l'atelier di Emilio Vedova, il grande artista veneziano scomparso nel 2006. Forse per questo la celeberrima collezionista d'arte Peggy Guggenheim decise, nel 1949, di prendere dimora a Dorsoduro, nel singolare Palazzo Venier dei Leoni, che sarebbe rimasto di sua proprietà fino alla morte. Il palazzo ha una caratteristica molto particolare: progettato nel 1749 come edificio a quattro piani, non si sviluppò mai oltre il piano terreno. Motivo per cui i veneziani sono soliti indicarlo comunemente come il “Palazzo Nonfinito”. Secondo alcuni fu la potente famiglia Corner, che viveva nel palazzo di fronte, a osteggiare la costruzione di un edificio che avrebbe superato il proprio per magnificenza. Nonostante l'aspetto originale, questa costruzione realizzata in bianchissima pietra d’Istria spicca comunque per eleganza, e conserva ancora lo splendido giardino in cui, secondo una diceria popolare, i Venier tenevano in gabbia alcuni leoni. Alla scomparsa di Peggy Guggenheim, il cui nome riecheggia nelle più importanti raccolte d'arte contemporanea del mondo (New York, Bilbao, Berlino, Las Vegas), la sua residenza fu trasformata in museo, diventando in breve la maggiore galleria italiana dedicata all'arte europea e americana della prima metà del Novecento. Costituito prevalentemente da opere di proprietà della collezionista americana, il Museo Guggenheim di Venezia si è ulteriormente arricchito, col passare degli anni, grazie ad altri lasciti privati di notevole valore, fra cui la raccolta di Gianni Mattioli e le sculture provenienti dalla collezione Raymond and Patsy Nasher di Dallas. Alla mostra permanente si aggiungono, fra i motivi d'interesse, le esposizioni temporanee e le suggestioni dei luoghi: impagabile la vista sul Canal Grande e sulle cupole di San Marco, che si gode dalla Terrazza Marino Marini.
Tra i più importanti artisti che contribuiscono, con le loro opere, a impreziosire la collezione veneziana si segnalano Picasso (Il poeta, Sulla spiaggia), Duchamp (Giovane triste in treno), Brancusi (Maiastra, Uccello nello spazio), Picabia (Pittura rarissima sulla terra), Kandinsky (Paesaggio con macchie rosse n. 2), Miró (Donna seduta II), De Chirico (La torre rossa, La nostalgia del poeta, Il pomeriggio soave), Giacometti (Donna che cammina), Klee (Giardino magico), Magritte (L'impero della luce), Pollock (La donna luna, Alchimia). E ancora: Arp, Braque, Chagall, Dalí, Delaunay, Ernst, Mondrian, Rothko, Kupka, Calder, Léger, Moore e gli italiani, Severini, Balla e Marini. Il percorso attraverso la collezione permanente si snoda fra le stanze di casa Guggenheim. Il primo ambiente è la Sala da pranzo, l'unica che Peggy Guggenheim apriva al pubblico. Da allora non sono cambianti gli arredi e neppure i capolavori cubisti che rendono questa sala unica al mondo: dal Dinamismo di un cavallo in corsa di Boccioni al Poeta di Picasso. Nella Cucina sono raccolte opere ascrivibili alle avanguardie del cubismo, all'Orfismo, (rappresentato da Delaunay e Kupka) e al Futurismo italiano (Balla e Severini). All'astrattismo geometrico dei maestri russi e olandesi è dedicato il Salotto, impreziosito, fra l'altro dalla Croce Bianca di Vasily Kandinsky. Da questa sala si accede alla Biblioteca, dove la padrona di casa dava le feste e i ricevimenti. I dipinti surrealisti di Ernst e Tanguy, che ne adornano le pareti, sono fra le opere più importanti della collezione. Ad essi si aggiungono tre capolavori di Giorgio De Chirico e due di Joan Mirò. Il Corridoio occidentale propone una galleria di opere del primo ventennio del Novecento: fra queste un collage di Picasso e Gris, un dipinto giovanile di Chagall, opere di Kandinsky e Klee, una natura morta di Braque. La Sala d'ingresso è allestita come al tempo di Peggy Guggenheim, con due stupendi Picasso alle pareti e l'Arco di petali, una delle celebri “sculture oscillanti” di Calder. Il surrealismo torna alla ribalta nella Stanza spaziosa, che si apre a destra dell'ingresso. Qui si ammirano anche La nascita dei desideri liquidi di Salvador Dalì, La voce dell'aria di Magritte e L'aurora di Delvaux. Alla stessa corrente appartengono le opere esposte nel Corridoio orientale. La presenza di un opera di Bacon, lo Studio per scimpanzè, dimostra che Peggy Guggenheim continuò a collezionare opere d'arte anche dopo il suo trasferimento a Venezia. L'adiacente Stanza degli Ospiti celebra il genio di Jackson Pollock, caposcuola dell'espressionismo astratto, con quattro straordinari lavori degli anni Quaranta. Si passa, quindi, nella Camera di Peggy, che sfoggia tuttora la splendida testiera in argento creata appositamente da Calder. In questo ambiente sono esposte le opere di parecchi artisti americani che poterono contare sull'appoggio della signora Guggenheim. Attraverso il Guardarobe, che accoglie sculture di Arp e Moore, si giunge alla Piccola Stanza, adornata dai dipinti di Pegeen Guggenheim, figlia della padrona di casa. L'itinerario termina con il meraviglioso Giardino delle Sculture dove, accanto alle opere della collezione permanente, sono esposti i prestiti provenienti dalla Raymond and Patsy Nasher Sculpture Garden, nel Texas: un eccellente spaccato sull'arte plastica della seconda metà del XX secolo.