Fascino diffuso, suggestioni arcaiche, bellezza struggente. Sono espressioni comunemente associate al paesaggio di Matera che, con il suo borgo millenario letteralmente scavato nella roccia, figura dal 1993 fra le 395 “meraviglie del mondo” e ricade sotto la tutela dell'Unesco quale patrimonio dell'umanità da tramandare alle generazioni future”. Eppure, in passato, i Sassi di Matera non hanno goduto sempre di un simile apprezzamento. Definiti per molto tempo “vergogna nazionale”, cominciarono a essere oggetto di risanamento solo negli anni '50, ma la costruzione di nuovi quartieri portò allo spopolamento dei due antichissimi rioni di Sasso Caveoso e Sasso Barisano. Per molti anni ancora, il problema sarebbe stato quello di salvarli dalla rovina in quanto semplice testimonianza storica, non come parte di una cultura viva. Solo recentemente si è capito che i Sassi rappresentano il naturale adattamento di una popolazione al suo territorio, che è quello della Murgia calcarea e dei ripidi canyon, le gravine, scavate dalle fiumare. Proprio sulla sommità di un poggio roccioso, a 400 metri sul livello del mare, è adagiata l'antica Civita medievale fiancheggiata, a sud e a nord, dai Sassi letteralmente scavati nel calcare, sui versanti che precipitano nelle gravine. Il panorama si apprezza nella sua pienezza dal belvedere di Murgia Timone oppure, entrando nell'abitato da sud, dalla Piazzetta Pascoli. Risulta fin troppo scontato il paragone con un presepe vivente, nel descrivere gli esiti di un'architettura rupestre che ha interessato Matera dal principio della storia. I primi insediamenti risalgono infatti al medio Paleolitico, mentre sono riconducibili al Neolitico le grotte che punteggiano la Murgia Timone, la Murgecchia e la Serra d'Alto. Ma nel Medioevo i Sassi conobbero la vera “esplosione” urbanistica, sotto la protezione di mura mai espugnate, rimaste intatte fino al XVI secolo. Alle grotte naturali si sovrapposero quelle “tamponate”, cioè murate, le abitazioni a più piani scavate nel fianco della collina e quelle in parte o del tutto costruite, fino a formare l'attuale intrico di casupole addossate le une alle altre, con tetti che fungono da pavimenti per le dimore sovrastanti, stradine tortuose, ingressi sopra o sotto il piano stradale, scalinate e corti irregolari e tormentate. L'itinerario attraverso i Sassi, che inizia solitamente in Piazza Vittorio Veneto, deve essere un percorso libero scandito da innumerevoli soste utili a contemplare gli scorci più suggestivi. Scenari fortemente arricchiti dall'opera dei monaci che, fin dal IX secolo, portarono a un'incredibile proliferazione di luoghi di culto fra cui monasteri, eremi, cripte, chiese e basiliche ipogee. Matera conta oggi più di 180 chiese, di cui 160 rupestri, disseminate nel centro e nell'agro circostante. Santa Maria de Armenis, Madonna de Idris, San Giovanni in Monterrone, Santa Lucia alle Malve, Santa Barbara e il Convicinio di Sant'Antonio: sono solo alcuni esempi delle chiese rupestri che si incontrano nei Sassi, in parte edificate e in parte scavate fra il IX e il XII secolo. Al loro interno si conservano affreschi di varie epoche, molti dei quali di pregevole fattura, ed elementi architettonici estremamente singolari, derivanti dalla simbiosi con la roccia. È il caso della Cripta del Peccato Originale, il cui ingresso si apre nella parete della Gravina di Picciano, appena fuori Matera. Le pareti di questo luogo di culto, ricreato nel IX secolo (500 anni prima di Giotto) e definito la “Cappella Sistina” della pittura rupestre”, sono interamente affrescate con immagini di santi e scene ispirate alla Bibbia. Una vivida immagine della vita familiare nei Sassi è offerta, invece, dalla “Casa grotta” di vico Solitario, nei pressi della chiesa di San Pietro Caveoso. Qui sono stati ricostituiti gli arredamenti, le suppellettili e gli attrezzi tipici della civiltà contadina. Riemergendo dai Sassi verso la Civita (altrove si direbbe il centro storico), altri luoghi attendono di essere ammirati. In Piazza Duomo si stagliano la facciata e il campanile della Cattedrale duecentesca, classico esempio di Romanico pugliese. Se gli esterni proiettano in pieno clima medievale, con le ricche decorazioni dei portali e del rosone, gli interni hanno purtroppo subito modifiche divergenti dallo stile originario. Restano al loro posto, tuttavia, l'affresco bizantino raffigurante la Madonna della Bruna, un bel coro ligneo del Quattrocento e un presepe in pietra del Cinquecento. Passando per la piazza del Sedile e per Piazza San Francesco, che prende nome da una bella chiesa barocca dedicata al santo di Assisi, si imbocca via Ridola dove sono allestiti due musei molto interessanti. Il Museo Nazionale d'Arte Medievale e Moderna della Basilicata, con la sua importante sezione d'arte sacra, ha trovato posto nell'elegante Palazzo Lanfranchi. Nelle sale del Museo Domenico Ridola, invece, sono custoditi gran parte dei reperti archeologici provenienti dai siti paleolitici e neolitici della zona. Tornando sui propri passi, infine, si può svoltare a sinistra presso la chiesa del Purgatorio per giungere al cospetto del Castello del Conte Tramontano, una massiccia fortezza in stile aragonese, ispirata alla struttura del napoletano Castel dell'Ovo e delimitata da tre torrioni circolari. Le torri a difesa dell'abitato dovevano essere cinque ma la costruzione del castello si interruppe nel 1514 per l'uccisione del conte, probabilmente per mano degli stessi materani, stremati dai suoi soprusi.