Un piacevole percorso ciclabile, interdetto al traffico automobilistico e del tutto privo di difficoltà, collega Grado, storica perla della costa friulana, al villaggio di pescatori di Punta Sdobba, alle foci dell'Isonzo, attraversando le riserve naturali di Valle Cavanata e del Caneo. 23 chilometri completamente pianeggianti da coprire con lentezza, ammirando il paesaggio che si apre su entrambi i lati della strada e lasciandosi sedurre dal fascino della laguna e delle oasi naturalistiche che occupano il suo lembo più orientale, dove i boschi lambiscono la spiaggia e oltre 250 specie di uccelli svernano in piena tranquillità. Grado, nota anche come “Isola del Sole”, nacque come parte dell'antico sistema portuale della vicina Aquileia, uno dei centri nevralgici del potere militare romano. Quando Attila e gli Unni devastarono la città, nel 452, gli abitanti di Aquileia si rifugiarono a Grado e da qui partirono per fondare un altro impero fondato sui commerci e sulla navigazione: la Repubblica di Venezia. Oggi l'isola di Grado è una delle più ricercate mete turistiche dell'Adriatico, grazie alla sua posizione (riparata dai venti e distante dai centri industriali) e al particolare microclima marino caratterizzato da un'elevata concentrazione di sale e iodio: le condizioni ideali per una località termale. La spiaggia, bagnata da un mare così limpido e puro da meritarsi la bandiera blu, è composta da sabbia finissima e ricca di proprietà terapeutiche ed è l'unica dell'Adriatico ad essere interamente esposta a sud. Sul lido pittoresco, come nel centro cittadino, si respira ancora la tipica cultura mitteleuropea e ci si muove fra negozi e botteghe raffinate ed eleganti. Il vanto artistico di Grado è la grande basilica paleocristiana di Sant'Eufemia, risalente al VI secolo, che oggi si mostra nel suo aspetto originario grazie a un restauro completato nel 1951. All'interno fa bella mostra di sé un vasto e preziosissimo mosaico che oggi copre solo il pavimento, ma un tempo decorava anche le pareti del tempio. Dopo una passeggiata per la città vecchia e attraverso il Parco delle Rose, si monta in sella proprio a ridosso del lido per imboccare la pista ciclabile che si snoda lungo la costa. La prima località attraversata è Grado Pineta, il quartiere nato negli anni Sessanta, tagliato da viali e punteggiato da villette immerse nel verde e da giardini. Qui gli stabilimenti balneari appaiono più moderni e attrezzati per la pratica degli sport acquatici più in voga. Pedalando sempre verso est, con il blu del mare sulla destra, e sulla sinistra il verde dei campi da golf e delle aree adibite a campeggio, si passa sopra il ponte sul canale Primero. Da questo punto si aprono suggestive visuali, sia verso l'interno, sia verso la laguna di Grado ed è possibile osservare, presso la paratoia per il controllo del livello dell'acqua, il vecchio “lavoriero in cannuccia”, tradizionale sistema di cattura del pesce allevato in valle. Si entra così nella riserva di Valle Cavanata, dichiarata sito d'importanza comunitaria, nonché zona umida di valore internazionale secondo la convenzione di Ramsar. Questa antica valle da pesca, abbandonata da decenni, ha assunto i tratti caratteristici dell'ambiente lagunare, fra boschi di pioppi e salici e una vegetazione bassa che si è adattata a crescere sulla sabbia e sulle dune costiere. Come la flora, anche la fauna vanta una sorprendente biodiversità: fra gli uccelli si contano numerosissime specie di anatridi, svassi, aironi, cigni reali, oche grigie, rapaci come il falco di palude, e persino una colonia di fenicotteri rosa. Non mancano, d'altra parte, mammiferi come il capriolo, il tasso, la volpe e la faina. Nel rispetto del fragile equilibrio dell'oasi, sono stati aperti alcuni brevi itinerari, percorribili a piedi o in bici, come quello qui descritto che tocca, fra l'altro, il nuovo osservatorio avifaunistico da cui è possibile scorgere, nelle diverse stagioni, molte delle specie avicole presenti. L'ultimo tratto del percorso è altamente spettacolare e conduce dalla riserva di Valle Cavanata a quella del Caneo: la pista ciclabile passa attraverso una zona di bonifica e segue, negli ultimi sei chilometri, l'argine di contenimento del fiume Isonzo, lasciando spaziare la vista sull'intero Golfo di Trieste. L'area del Caneo prende nome da una lingua di terra sulla destra della foce, ricoperta da un fitto canneto, ed è costituita dai detriti solidi trasportati dal fiume. Agli inizi del XX secolo, dopo la bonifica integrale, gran parte del territorio è stato reso fertile e protetto da una cintura di argini che riparano i coltivi dalle mareggiate e dalle piene. L'oasi non manca di punti di sosta favorevoli al birdwatching. A Punta Sdobba, la stradina attraversa un pittoresco agglomerato di casoni, un tempo abitati dai pescatori, e termina presso una torre di osservazione. Da questo punto, oltre alle evoluzioni degli uccelli, si ammira un panorama eccezionale che ingloba l'intera costiera triestina, con Grado, Monfalcone, Trieste e Capodistria.