Via Crociferi offre il percorso di avvicinamento migliore alla Fontana di Trevi, la più scenografica e certamente la più nota fontana di Roma. Appena usciti nella piccola piazza omonima, che oggi si apre al posto dell'antico trejo (trivio), la fontana si para innanzi in tutta la sua grandiosa bellezza, quasi insofferente per lo spazio angusto che le è concesso. Con i suoi 26 metri d'altezza e 20 di lunghezza copre tutta la facciata del Palazzo Poli, al quale è addossata. Scogli, statue e zampilli forniscono una netta sensazione di movimento. Al centro il prospetto è dominato da un grande nicchione dal quale sembra avanzare la statua di Oceano, su un carro a forma di conchiglia trainato da due cavalli marini e altrettanti tritoni. I cavalli simboleggiano i due stati del mare: placido e agitato. Ma tutta l'opera è un inno alla potenza e alla poesia degli oceani. Nelle nicchie laterali sono collocate le statue dell'Abbondanza e della Salubrità, sormontate da bassorilievi che rievocano la fondazione della fonte. Il tutto è coronato da una grande scogliera che da un lato si estende a coprire la base del palazzo, dall'altro sprofonda nel bacino disegnato per riprodurre le acque del mare. La Fontana di Trevi sembra un'opera del Bernini, una sintesi perfetta di architettura e scultura barocca, e invece fu progettata un secolo più tardi, nel Settecento, dall'architetto Nicola Salvi. Il gruppo scultoreo si deve invece per intero a Pietro Bracci, che lo realizzò nel 1762. La storia delle acque che alimentano la fontana, però, è molto più antica. Inizia nel 19d.C. con la costruzione dell'Acqua Vergine, l'acquedotto voluto da Marco Vipsanio Agrippa per alimentare le sue terme. Nel luogo in cui oggi è adagiato il monumento, il genero dell'imperatore Augusto fece collocare una delle fontane minori servite dall'acquedotto. In epoca alto-medievale le condutture subirono un'interruzione per cui le tre vasche della fonte divennero lo sfogo terminale dell'Acqua Vergine. Nel 1453 il papa Niccolò V fu il committente del primo rifacimento della fontana, affidato a Leon Battista Alberti che sostituì le tre vasche con un grande bacino nel quale l'acqua sgorgava da tre teste di leone. Vent'anni dopo, sotto Pio IV, la fontana fu interamente restaurata da Giacomo della Porta. Solo nel secondo quarto del XVII secolo l'idea di un monumento grandioso si fece strada nella mente di Urbano VIII, che si affidò a Gian Lorenzo Bernini per il progetto. L'architetto cui si devono molte delle scenografie barocche di Roma, però, avanzò richieste costosissime che prevedevano, fra l'altro, l'impiego del monumento funebre di Cecilia Metella sull'Appia Antica. Alla fine Urbano VIII e Bernini morirono lasciando il progetto incompiuto. Nel 1735, invece, Clemente XII bandì un “concorso di idee” fra i migliori architetti del tempo per rimpiazzare il vecchio vascone. Fra tutti la spuntò il bozzetto di Nicola Salvi, di chiara ispirazione berniniana. Lo stesso architetto inaugurò il cantiere destinato a restare aperto per oltre 25 anni. I lavori furono infatti ultimati sotto la guida di Giuseppe Pannini, subentrato dopo la morte del Salvi, e il 22 maggio del 1762 il nuovo papa Clemente XIII poté finalmente inaugurare la Fontana di Trevi.