Otto chilometri fuori dall'abitato di Piazza Armerina (Enna), ai piedi dei Monti Erei, si incontra una delle più straordinarie testimonianze della civiltà romana tardo-imperiale, certamente la più importante di tutta la Sicilia: la Villa del Casale costruita all'inizio del IV secolo d.C., solo un cinquantennio prima della caduta dell'Impero Romano d'Occidente. Dal 1950, quando fu scoperta, a oggi molte ipotesi sono state formulate sulla funzione dell'intera struttura e sull'identità del proprietario di questo complesso vasto e articolato, anche per la natura irregolare del terreno, disteso su circa 3.500 metri quadri. Di certo la villa era inserita in una rete di latifondi e sorse sui resti di una fattoria preesistente. Le prime stime la identificarono con la residenza di caccia del tetrarca Massimiano Erculeo, che si sarebbe ritirato qui dopo la sua abdicazione nel 305. Successivamente furono fatti i nomi dell'imperatore Massenzio, suo figlio, e del console Lucio Aradio Valerio Proculo Populonio, governatore della Sicilia fino al 331. Nonostante nel complesso si possano individuare quattro nuclei ben distinti, tutti gli edifici ruotano attorno alla grande vasca del peristilio. La funzionalità dei collegamenti interni e l'ordinata suddivisione fra spazi pubblici e privati, inoltre, lascia immaginare un progetto unitario e un unico committente. Lo stesso discorso vale per l'incomparabile patrimonio di mosaici in ottimo stato di conservazione (i più estesi che si conoscano) che adornano il pavimento di molte sale in ogni settore e che hanno fatto della Villa del Casale una sorta di testamento spirituale dell'Impero, noto e ammirato in tutto il mondo. Furono certamente realizzati da maestranze africane, e proprio dall'Africa l'arte del mosaico si diffuse in Europa. Per la tecnica di composizione, lo straordinario naturalismo delle figure e la scelta dei colori, i mosaici della villa sono considerati un capolavoro che, nella varietà dei soggetti rappresentati (probabilmente opera di diversi gruppi di artisti), documenta i costumi, le usanze, i miti e le cronache dell'ultima stagione imperiale. Un patrimonio oggi protetto, al pari delle vestigia architettoniche, da un sistema di coperture trasparenti che accompagnano l'intero percorso di visita. Si accede alla villa da un grande arco oltre il quale si apre l'ampio cortile, con un portico poligonale e una fontanella al centro. Già in questa zona abbondano le tracce di decorazioni parietali, mentre stupisce la quantità di diramazioni che portano alle zone “pubbliche” della residenza, come la palestra e le terme, o al suo centro privato, che si sviluppa attorno al peristilio quadrangolare. Attraversando il vestibolo dedicato ai Lari, ricco di simboli beneauguranti, si raggiunge il peristilio, con la superficie interamente coperta da mosaici: disegni geometrici racchiudono figure di animali, molti dei quali tipici dell'Africa. Decorazioni pittoriche ricoprono anche le pareti interne del portico, delimitato da colonne granitiche con base attica e capitello corinzio. Nel giardino spicca la grande fontana divisa in tre vasche, la più ampia delle quali sfoggia una copertura musiva con immagini di pesci. Al mito di Orfeo è dedicata l'adiacente Sala absidata, dove le tessere colorate riproducono più di cinquanta specie animali, dai pachidermi (in basso) agli uccelli appollaiati fra i rami di un albero. Non mancano due creature mitologiche come il grifone e la fenice. Presso il peristilio è posta anche la sala con il celebre mosaico delle ginnaste in bikini, secondo la moda del tempo, che presentano un repertorio di giochi circensi e da stadio. Vivaci motivi geometrici adornano le pareti. Due scalinate conducono al Corridoio della Grande Caccia, dove è evidente la partecipazione di maestranze differenti, con diversi livelli di abilità. Più raffinati e sofisticati i mosaici della parte nord, che riproducono una “retata” di animali selvatici destinati all'anfiteatro di Roma. Il corridoio termina presso un peristilio ovoidale che, con lo Xistus e il Triclinio, forma un complesso monumentale a carattere ufficiale, con pitture a grandezza naturale e decorazioni marmoree sulle pareti. Al centro del peristilio si aprono fontane marmoree rivestite da mosaici. Dal Triclinio all'abside, il pavimento presenta immagini di amorini impegnati a pescare o a coltivare la vite. Sulle due ali del corridoio si aprono gli appartamenti padronali, separati al centro dalla Basilica. Il primo era destinato alla domina e comprende una sala absidata, in cui era posto il triclinium matronale, e un cubicolo riservato all'alcova. Qui, fra figure geometriche e maschere teatrali, spiccano le immagini dionisiache delle stagioni e degli amanti. Scene ludiche e mitologiche caratterizzano il secondo appartamento: gruppi di fanciulli guidano bighe tirate da volatili, recitano e c
antano vestiti da attori, mentre Eros e Pan si sfidano nella lotta. All'estremità dell'asse centrale della villa è posta la grandiosa Basilica, che doveva servire a ricevere i visitatori di riguardo. Le poche tracce di decorazioni del pavimento bastano a fornire un'idea della disponibilità di fondi del committente: qui convergono infatti marmi policromi da ogni parte dell'Impero. Dall'angolo di sud-ovest del portico centrale, infine, si accede alle terme, dove è evidente il carattere lussuoso degli ambienti, ricchi di decorazioni pittoriche e musive. Il mosaico dell'ingresso raffigura la domina con i due figli; quello della palestra presenta una corsa di quadrighe al Circo Massimo. Dalla palestra si passa al frigidariium, un ambiente ottagonale colonnato su cui si affacciano salette con funzioni diverse, quindi al tepidarium, sala di passaggio che serviva ad ambientarsi in vista del calidarium. Qui si trovano le vasche per i bagni caldi e di vapore, la cui temperatura era regolata da valvole che scaricavano il vapore all'esterno. Un complesso sistema di tubi comunicanti riscaldava le pareti di questo ambiente e di quelli vicini, nonché la vasca del frigidarium. Ogni particolare dimostra il grado di eccellenza dei Romani nella pratica termale.