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Mercoledì, 04/12/2024
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La Galleria Nazionale di Perugia

polittico guidalotti

Situata al terzo piano del grandioso Palazzo dei Priori di Perugia, nel centralissimo Corso Vannucci, la Galleria Nazionale dell'Umbria è considerata la più vasta e importante raccolta d'arte della regione. Il suo patrimonio di opere, in gran parte realizzate da maestri legati all'Umbria per nascita o per ragioni di lavoro, spazia dalla pittura all'oreficeria, dalla scultura ai tessuti, e copre un lasso temporale che va dal XIII al XVIII secolo. Piero della Francesca, Perugino, Beato Angelico, Duccio di Buoninsegna, Pinturicchio: sono solo alcuni dei pittori che contribuiscono ad arricchire il valore di questa collezione. La Galleria, che è andata ampliandosi fino a tempi recenti, a partire dalla sua creazione, nel 1863, vanta un corposo nucleo di capolavori di provenienza ecclesiastica e, per questo, a carattere sacro. Ma il percorso espositivo offre un prezioso spaccato di storia dell'arte regionale e italiana e, in particolare, dei periodi tardo-medievale e rinascimentale. L'itinerario si apre con i maestri del Duecento e del Trecento (periodo di grande fecondità artistica per l'Umbria e per la città di Perugia), cui sono dedicate le prime quattro sale del Museo. Qui si ammirano, ad esempio, le sculture “degli Assetati”, realizzate da Arnolfo di Cambio per una fontana andata distrutta, la grande croce dipinta dal Maestro di San Francesco, una rara Deposizione lignea duecentesca. Stupisce lo splendido Trittico Marzolini, un tabernacolo di ispirazione mediorientale, con 16 scene della vita di Cristo e le due cuspidi con l’Annunciazione, realizzato su commissione dei Templari perugini. La scuola senese è rappresentata, fra l'altro, dalla Madonna con bambino di Duccio di Buoninsegna; quella fiorentina da una pregevole croce dipinta, attribuita a un discepolo di Giotto, e da una tavola di Puccio Capanna. Le tre sale successive raccolgono opere riconducibili al Gotico toscano, umbro e marchigiano, e all'ultima stagione di questo stile (il cosiddetto “Gotico cortese”) che in Umbria si protrasse fino alla metà del XV secolo. Fra le firme “illustri” spiccano i nomi di Taddeo di Bartolo, Andrea di Bartolo di Fredi, Jacopo Salimbeni, Bicci di Lorenzo, il Maestro della Madonna di Montone, Mariano d'Antonio e Gentile da Fabriano, di cui si conserva una Madonna con Bambino: raffinata opera giovanile fra le più studiate di questo artista. Dall'ottava all'undicesima sala, con un'appendice nella 19ª, si contemplano straordinari capolavori del primo Rinascimento. Un posto d'onore spetta al celebre Polittico Guidalotti del Beato Angelico, proveniente dalla chiesa perugina di San Domenico, e alla Pala della Sapienza Nuova di Benozzo Gozzoli, da cui emergono caratteri innovativi per la tecnica del periodo. A due sommi maestri del Rinascimento si aggiunge Piero della Francesca con il monumentale Polittico di Sant'Antonio: un trionfo della luce e dei principi della prospettiva dettati da Leon Battista Alberti. Notevoli anche le opere di Giovanni Boccati, artista eclettico che dimostra grande personalità. La scultura rinascimentale perugina è ben rappresentata dal gruppo di rilievi realizzati da Agostino di Duccio per la chiesa della Maestà delle Volte (distrutta da un incendio nel 1534). Fra la dodicesima e la 16ª sala l'attenzione si concentra sulla pittura rinascimentale umbro-marchigiana, attraverso le opere di artisti come Niccolò di Liberatore, figura di spicco nel Quattrocento a Foligno, e Benedetto Bonfigli, che introdusse a Perugia il linguaggio prospettico rinascimentale. Ma l'opera più importante è certamente l'Adorazione dei Magi del Perugino, dipinta in età giovanile, ma già matura sotto il profilo stilistico. La mano del Perugino si riconosce anche nella Guarigione della fanciulla e nei dettagli di altre opere collettive di difficile attribuzione. Le sale del Tesoro (dalla 17ª alla 20ª) sono riservate alle cosiddette “arti minori” e sfoggiano preziosi capolavori d'oreficeria, ornamenti domestici e arredi liturgici di provenienza umbra e senese. Spiccano eleganti pezzi in avorio e osso di fattura francese e italiana. La sala del Papacello, in particolare, presenta un pregevole ciclo di affreschi realizzati da Tommaso di Arcangelo Bernabeo, che celebrano le imprese del condottiero Braccio Fortebraccio da Montone. Anche la Cappella dei Priori può essere considerata un capolavoro d'arte a sé stante, con i suoi pregevoli arredi intarsiati e gli affreschi di Benedetto Bonfigli, fra i massimi esempi del Rinascimento perugino. Qui è conservata anche una parte della famosa Pala dei Decemviri, opera del Perugino. Ai maestri del secondo Rinascimento, infine, sono dedicate la 22ª e la 23ª sala. Particolare attenzione meritano la Pala di Santa Maria dei Fossi, del Pinturicchio, e il rilievo di Francesco di Giorgio Martini, raffigurante la Flagellazione di Cristo. Un ruolo di primo piano spetta, ancora una volta, alla produzione del Perugino che, dall'inizio del Cinquecento all'anno della sua morte, nel 1523, realizzò capolavori come il Polittico degli Agostiniani e il Gonfalone della Giustizia. Del suo grande allievo, Raffaello, si conserva una copia della Deposizione Baglioni dipinta dal Cavalier d'Arpino.

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