Pochi chilometri a ovest di Bologna, la cittadina di Zola Predosa è il punto di partenza di un intenso itinerario alla scoperta delle tipicità enogastronomiche bolognesi e modenesi: un repertorio vastissimo che spazia dai vini ai salumi, dai liquori alle ciliegie, passando per una risorsa invidiata in tutto il mondo come l'Aceto Balsamico di Modena. Questo percorso tocca alcuni comuni delle due provincie emiliane che aderiscono alla Strada dei Vini e dei Sapori “Città Castelli Ciliegi”. Un territorio che non ha mai rinnegato la sua forte vocazione agricola ma che, fra campi coltivati, vigneti, ceraseti e castagneti, conserva luoghi di spiccato interesse naturalistico e suggestioni storico-culturali tutte da scoprire. Di Zola Predosa colpisce subito la qualità della vita e la capacità di coniugare lo sviluppo economico-industriale con la tutela del territorio. Il contesto collinare si presta magnificamente alla viticoltura (non ha caso Zola è “Città del Vino” di lunga tradizione), anche se il prodotto simbolo della comunità è sicuramente la squisita mortadella, da gustare a fette, a dadini o sotto forma di mousse, e da accompagnare a un bicchiere di Barbera, di Merlot o di Pignoletto dei Colli Bolognesi. Non mancano eccellenti produzioni di formaggi e liquori. Appena fuori dal paese, dieci ettari di parco rigoglioso ospitano il Museo d'Arte Moderna e Contemporanea “Ca' La Ghironda”, sintesi perfetta di arte e natura con la sua originale esposizione di sculture (disseminate nel parco) e la ricca collezione pittorica. Seguendo la via per Bazzano (“Via Claudia” per i Romani) si fa tappa a Crespellano, al confine con la provincia di Modena, ma anche con la bassa pianura. Nella zona si concentrano alcuni caseifici del Parmigiano Reggiano, mescolati alle numerose ville delle famiglie nobiliari bolognesi. La cucina è ancora prevalentemente bolognese, come dimostrano il pane tipico e la pasta (tagliatelle e tortellini su tutto), ma meritano un assaggio anche il miele e il vino locali. Da qui si raggiunge in pochi minuti Bazzano, un paesino di origini antiche, che vanta il titolo di “Città d'arte”. Merito soprattutto della rinascimentale Rocca dei Bentivoglio, una fortezza ben più antica, trasformata in residenza rurale dalla potente famiglia bolognese. La rocca, distesa su una collinetta ai margini dell'abitato, si può visitare ed è spesso sede di appuntamenti culturali e rassegne. Bolognesi sono ancora i vini e i salumi tipici, mentre le pasticcerie del paese propongono l'imperdibile incontro con la torta Giuditta, il dolce tipico di Bazzano. A Savignano sul Panaro si entra ufficialmente nel modenese, per un primo contatto con il lambrusco, lo zampone, il cotechino, e insaccati di alta qualità come il Prosciutto di Modena Dop. Nel comprensorio del comune si incontrano estesi frutteti (ciliegi, susini, peri, albicocchi, meli, ecc.) e vigneti in gran parte dedicati al Trebbiano, al Barbera e al pregiato Lambrusco Grasparossa. Sulle tavole, i prodotti della montagna, crescentine e borlenghi, convivono con quelli tipicamente modenesi, come l'aceto balsamico e il nocino, e bolognesi, come le paste fresche e ripiene. È consigliabile concedersi un po' di tempo per visitare il borgo medioevale di Savignano Alto: al castello si accede passando per una stradicciola pavimentata con ciottoli di fiume. Da Savignano, con una breve deviazione verso sud, è possibile anche visitare la celebre abbazia matildica di Monteveglio, circondata dall'omonimo parco regionale. Qui il dolce scenario agricolo si sposa ai boschi della collina, a tratti interrotti da affioramenti rocciosi che inaspriscono il paesaggio e lo rendono ancor più suggestivo. Non lontano c'è Castello Serravalle, altro borgo medievale apparentemente insensibile allo scorrere del tempo. Oltre al vino, alle tigelle e al borlengo (una specie di crêpe salata con parmigiano e salsiccia), qui bisogna assolutamente assaggiare lo gnocco fritto, specialità di Modena nella cui preparazione eccellono i castellettesi, che si accompagna agli ottimi salumi e formaggi locali. Tornati a Savignano, in due salti si entra a Vignola, uno dei centri più ricchi di peculiarità agro-alimentari. La cittadina deve la sua fama alla frutta e in particolare alle ciliegie (le “more di Vignola” e altre varietà di duroni) da gustare tutto l'anno, anche sotto spirito. Altrettanto importanti sono le produzioni di susine, albicocche, mele e pere. In una pasticceria del centro storico è custodito gelosamente il segreto della leggendaria torta Barozzi, a base di cioccolato e mandorle, intitolata all'architetto vignolese Jacopo Barozzi. Da vedere, al centro del borgo antico, la Rocca dei Contrari, fondata probabilmente nel IX secolo e considerata uno dei castelli più belli della regione. Dall'alto dei suoi camminamenti, in primavera, si gode di una vista meravigliosa sulla valle fiorita delle ciliegie. Risalendo la Via Vignolese si giunge ai piedi dell'Appennino modenese e si entra a Spilamberto, capitale dell'Aceto Balsamico Dop, che si ottiene dal mosto d'uva cotto di vitigni come Trebbiano, Lambrusco, Ancellotta e Sgavetta. Servono da 12 a 25 anni di invecchiamento in botte, nelle acetaie, per ottenere il caratteristico colore bruno scuro dai riflessi lucenti, la densità sciropposa e, soprattutto, il profumo inebriante e l'inimitabile sapore dolce e agro. Ogni curiosità sulle antiche tecniche di produzione di questo “oro nero” (così è chiamato nella zona) può essere soddisfatta presso il Museo del Balsamico Tradizionale. Qui hanno sede anche la Consorteria dell'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena e l’Ordine del Nocino Modenese. Quest'ultimo tutela uno dei più apprezzati liquori digestivi d'Italia, che si produce in tutta la provincia di Modena. L'associazione è insediata nell'imponente Torrione Medievale che domina la cinta muraria del borgo. La visita al complesso comprende l'antiquarium, le prigioni e la cella segreta coperta dai graffiti di Messer Filippo, un mercante spagnolo che pagò con la vita il suo amore per una castellana di Spilamberto.