Fuori dal centro di Verona, nell'area occupata anticamente da una grande necropoli romana, sorge San Zeno Maggiore, esempio cristallino del Romanico padano. Costruita fra il 1120 e il 1138 sulle rovine di un antichissimo edificio di culto già consacrato a san Zeno, la chiesa troneggia su un ampio piazzale fiancheggiata dalla Torre dell'Abbazia (elemento superstite di un potente monastero benedettino) e dal campanile alto e slanciato terminato attorno al 1178. La sobria facciata è ornata da lesene in marmo rosa e attraversata da una stretta galleria di bifore. In alto si apre un grande rosone scolpito nel Duecento, in basso il portale preceduto da un protiro sorretto da leoni, in un trionfo di decorazioni scultoree. A concepirlo fu quel maestro Nicolò che ha lasciato la sua firma anche nel Duomo di Ferrara. Le scene racchiuse nella lunetta celebrano la fondazione del comune di Verona: centrale la figura di san Zeno che porta il vessillo cittadino. Sugli architravi del protiro si sviluppa la classica raffigurazione del ciclo dei mesi, a simboleggiare l'elevazione spirituale dell'uomo attraverso il lavoro. Figure umane e vegetali sono scolpite invece nell'arco. A destra del portale lo stesso Nicolò realizzò le scene dell'Antico Testamento; a sinistra gli episodi della vita di Gesù recano la firma di maestro Guglielmo. I battenti del portale, poi, costituiscono un celebre capolavoro di scultura romanica: entrambi sono coperti da 24 formelle di bronzo decorate a rilievo. Le scene raffigurate, opera di tre artisti rimasti ignoti, sono tutte a tema religioso, ad eccezione dei due mascheroni simmetrici al centro. Una volta in chiesa si è inevitabilmente colpiti dalla vastità della navata centrale che presenta una suggestiva copertura lignea a carena, completata nel Trecento. Allo stesso periodo risale anche l'abside gotica, che spicca rispetto alle possenti arcate a tutto sesto delle navate, sorrette da pilastri cruciformi alternati a colonne con capitelli elaborati. All'altezza della terza campata emergono dal pavimento i tre archi della grande cripta che custodisce le reliquie del santo. Sulla cripta si sviluppa la chiesa superiore rialzata, delimitata da un pontile con le statue di Cristo e degli Apostoli scolpite da artisti tedeschi nel XIII secolo. Molte altre opere d'arte sono tuttora raccolte in San Zeno: dal Crocifisso di Lorenzo Veneziano (nella controfacciata) al battistero ottagonale in marmo (degli inizi del XIII secolo); dagli affreschi tardo-medievali del presbiterio alla statua in marmo rosso di San Zeno che ride e alla Pala con la Madonna e santi dipinta nel Cinquecento da Francesco Torbido, allievo del Giorgione. Infine ci si concentra sull'altare maggiore dove, sulla mensa ricavata da un sarcofago scolpito, è collocato un celeberrimo trittico di Andrea Mantegna: trafugato nel 1797 dai soldati di Napoleone, fu recuperato alcuni anni dopo, ad eccezione dei dipinti della predella. Nei tre scomparti della pala, un autentico capolavoro del Rinascimento, in uno spazio marcatamente prospettico sono raffigurati la Madonna col Bambino fra angeli (al centro) e due schiere di santi ai lati. Nei pressi dell'altare laterale dell'Addolorata, inoltre, una porta si apre sul chiostro dell'antica abbazia, suggestivo quanto originale. Infatti le colonnine binate del portico sorreggono archi a tutto sesto su due lati opposti, a sesto acuto sugli altri due.