Nel sestiere di Castello, il Campo SS. Giovanni e Paolo costituisce un complesso architettonico sensazionale, impreziosito dalla facciata dell'antica Scuola di San Marco, dal monumento a Bartolomeo Colleoni (su un modello di Andrea Verrocchio), e soprattutto dalla grande chiesa dei Santi Giovanni e Paolo (San Zanipolo per i veneziani). I frati Domenicani avviarono la costruzione della chiesa nel XIII secolo a partire dalla grandiosa abside poligonale, e nel 1430 si poteva considerare conclusa anche la facciata ad eccezione del portale, rifatto da Bartolomeo Bon nel 1461. Oggi la basilica è nota come il maggior tempio gotico della città, ma anche come il “Pantheon di Venezia”. Infatti l'edificio ospita i monumenti funebri di 25 dogi. Nell'alta facciata tripartita, oltre allo splendido portale marmoreo, spicca un grande rosone che non contrasta con l'aspetto severo del tempio. Anche l'interno rivaleggia per grandiosità con la chiesa di Santa Maria dei Frari (eretta dai Francescani) ma appare più luminoso per effetto dell'esposizione a sud delle vetrate absidali. Per i veneziani San Zanipolo era seconda solo a San Marco per importanza, e questo spiega perché vi fossero seppelliti i dogi. Già nella controfacciata, sopra il portale, si notano i monumenti al doge Alvise Mocenigo e alla sua famiglia, con le statue scolpite da Alessandro Vittoria. A sinistra, il monumento a Pietro Mocenigo è un capolavoro di Pietro Lombardo datato 1481: il doge è raffigurato in posizione fiera ed eretta, come fosse già risorto, ed è in asse con la statua di Cristo. Percorrendo la navata destra si incontra l'altare dedicato a san Vincenzo Ferrer, domenicano spagnolo, con un grandioso polittico dipinto da Giovanni Bellini nel 1465. Più avanti si aprono la Cappella del Nome di Gesù (con la volta dipinta da Pietro Lorenzetti) e la Cappella di San Domenico. Qui si sviluppa la fastosa architettura concepita da Andrea Tirali alla fine del Seicento, degna cornice ai dipinti di Giovanni Battista Piazzetta. In particolare la Gloria di San Domenico, che orna il soffitto, è fra i massimi capolavori del Settecento veneziano. Nelle pareti del transetto destro si conservano dipinti di Cima da Conegliano, mentre uno degli altari è ornato dall'Elemosina di Sant'Antonio di Lorenzo Lotto. Al centro, sotto un baldacchino, è posta la sedia del doge. Nella parete di fondo si apre un grandioso finestrone gotico-fiorito realizzato a Murano con vetri colorati e smalti, forse su cartoni di Bartolomeo Vivarini. Nel presbiterio, numerosi monumenti funebri sono illuminati dagli alti finestroni gotici dell'abside. Fra questi il monumento al doge Andrea Vendramin, di Tullio Lombardo (figlio di Pietro). Eccezionale il patrimonio artistico custodito nella Cappella del Rosario, in passato ornata da tele di Tintoretto, Tiziano e Bellini (malauguratamente distrutte da un incendio). Oggi si ammirano l'altare con i bassorilievi settecenteschi e parecchie opere di Paolo Veronese tra cui tre capolavori: l'Adorazione dei Pastori, l'Assunta e l'Annunciazione. Nella navata sinistra, infine, sotto la cantoria sono conservate tre pale scampate alla distruzione di un polittico del Vivarini, mentre la tomba del doge Pasquale Malipiero è un'altra opera di Pietro Lombardo che ricorda i monumenti analoghi di Santa Croce a Firenze.