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Giovedì, 10/10/2024
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San Pietro a Tuscania: uno scenario caro al cinema

“Romeo e Giulietta” di Franco Zeffirelli, “Otello” di Orson Welles, “Uccellacci e uccellini” di Pierpaolo Pasolini, “L'Armata Brancaleone” di Mario Monicelli, “Francesco” di Liliana Cavani. Sono le celebri pellicole girate, in parte, fra le mura o ai piedi dell'imponente chiesa di San Pietro a Tuscania, nel cuore della Tuscia. Non si tratta di un caso, né di maniacale attaccamento a scenari di effetto comprovato. Il fatto è che il tempo non è riuscito a scalfire minimamente l'aspetto medievale di questa chiesa dalle origini incerte, anzi: i saccheggi e l'abbandono hanno contribuito ad accrescere, in passato, l'atmosfera romantico-malinconica, misteriosa e un po' magica, che si respira a pieni polmoni in questo luogo. Nel film di Zeffirelli, Giulietta e Romeo celebrano, nella navata centrale di San Pietro, il loro matrimonio segreto. Più tardi, con la cripta a fare da sfondo, Romeo si darà la morte sulla tomba dell'amata. Meno platonica e più burrascosa è, invece, la passione amorosa che si consuma fra Brancaleone (Vittorio Gassman) e la principessa bizantina Teodora, sempre nella cripta di San Pietro. Insomma, non mancano gli scorci e i paesaggi ideali per qualsiasi trama ambientata nel Medioevo, in questo edificio dal fascino solitario che sorge sulla sommità erbosa del colle di San Pietro, di fronte all'abitato di Tuscania, nel Viterbese, e sembra idealmente protetto dalla mole di tre massicce torri difensive (sul fianco sinistro) e del Palazzo dei Canonici (sulla destra). Nello stesso luogo la civiltà fiorì fin dai suoi albori, Etruschi e Romani si avvicendarono pacificamente, fino allo spopolamento seguito alle invasioni barbariche. Quanto all'epoca di fondazione della chiesa, la tesi classica fa riferimento all'VIII secolo, quando Carlo Magno donò la città di Tuscania al papa Adriano I. Tesi che farebbe di San Pietro una pietra miliare nella storia dell'architettura italiana, in quanto sarebbe questa la prima chiesa costruita in stile romanico e segnerebbe, perciò, il passaggio dalle forme paleocristiane a quelle romaniche. Secondo altri, invece, la prima pietra sarebbe stata posta attorno all'XI secolo. Ma il tempio che oggi si ammira è, in ogni caso, frutto soprattutto di ristrutturazioni duecentesche. Innanzitutto la facciata, che già basta a fare di San Pietro una delle migliori espressioni del Romanico lombardo nel Lazio: nella parte centrale, prominente rispetto alle ali, si staglia il portale maggiore d'impronta cosmatesca, racchiuso in un triplice ordine di capitelli e archivolti bianchi, riccamente decorati. Al di sopra del portale, una bellissima galleria di undici arcatelle, pure in marmo bianco, scandita da dieci colonnine con capitelli ionici e chiusa, ai lati, da due grifoni che stringono fra gli artigli la loro preda. Ancora più in alto si ammira il ricco rosone composto da tre cerchi concentrici, emblema della Trinità, inscritto in un quadrato con i simboli degli Evangelisti. Altre rappresentazioni allegoriche, creature da bestiario medievale e motivi floreali caratterizzano le due bifore laterali, di scuola umbra, simbolo del bene e del male. Altrettanto interessante appare l'abside, parzialmente ricostruita dopo il terremoto del 1971. Il semicilindro centrale svetta altissimo sull'orlo del declivio e presenta un complesso sistema decorativo comprendente lesene verticali, archetti pensili e cornici in pietra a piani inclinati. L'interno, vasto e solenne, chiuso da volte a capriata in legno, risente del clima decadente dovuto al prematuro abbandono della chiesa, a causa del saccheggio perpetrato dalle truppe francesi di Carlo VIII nel 1495. Le tre navate sono divise da colonne che conservano gli originali capitelli medievali, e sostengono solide arcate a doppia ghiera dentata. L'ampia navata centrale, che termina presso il transetto rialzato, spicca con il suo bel pavimento a mosaico. Nel transetto sono collocati un ciborio piramidale dell'XI secolo e il seggio vescovile, mentre nell'abside si possono ancora ammirare pregevoli affreschi di scuola romana, purtroppo danneggiati dal sisma. Sono ancora visibili un Cristo benedicente, figure di santi, angeli, apostoli e vescovi, alcune scene di un grande ciclo pittorico sulla vita di San Pietro. Tutti i dipinti sono databili fra l'XI e il XII secolo. Alcuni sarcofagi etruschi sono adagiati nella navata di sinistra, mentre in quella destra si incontrano un altro ciborio del XIII secolo e l'ingresso principale della cripta. Qui predominano gli elementi architettonici romani, a partire dai 28 capitelli (e altrettante colonne in marmo) provenienti da antichi edifici di età tardo-imperiale. Anche le pareti svelano tracce della tipica struttura romana ad opus reticulatum. Alle spalle dell'altare, situato dalla parte opposta rispetto a quello della chiesa, sono conservati due affreschi raffiguranti la Madonna in trono fra angeli e i santi patroni di Tuscania.

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