A circa cinque chilometri da Ravenna, nei pressi della statale per Rimini, dalla lussureggiante pineta di Classe emerge il campanile della grandiosa basilica paleocristiana di Sant'Apollinare in Classe. Il nome deriva da Oppidum Classis, la cittadella fondata da Augusto a difesa del porto militare dove era raccolta parte della flotta romana. Fu questo l'ultimo baluardo dell'impero a cedere ai barbari. Il possente campanile in cotto, di forma cilindrica come molti altri a Ravenna, sembra più alto dei suoi 37 metri in virtù della progressione di feritoie, monofore, bifore e trifore che si sviluppa dal basso verso l'alto. Fu aggiunto verso la fine del X secolo alla basilica fondata attorno al 536 dal vescovo Ursicino. L'esterno della basilica in laterizi rossi, semplice come tutti gli edifici paleocristiani, si intona perfettamente con la torre campanaria. La facciata con accanto il nartece è preceduta da un portico arioso, mentre l'abside mostra esternamente una sagoma poligonale. L'interno, di eccezionale vastità, infonde un senso di serenità spirituale e aspirazione al trascendente. Merito dell'ampiezza della navata centrale che, come le due laterali, presenta una poderosa copertura a capriate. Le tonalità scure del soffitto contrastano con la generale luminosità dell'ambiente e con i toni chiari delle pareti. Due fughe di colonne in marmo con capitelli bizantini sorreggono i muri della navata centrale, dove sono allineati i ritratti dei vescovi ravennati. Lungo le pareti perimetrali sono invece disposti sarcofagi datati fra il V e l'VIII secolo. Le loro decorazioni plastiche testimoniano l'evoluzione degli stili dal periodo tardo-antico a quello bizantino. L'area del presbiterio appare nettamente sopraelevata per l'aggiunta di una cripta semicircolare ad anello. Nel complesso l'aspetto attuale della basilica, purtroppo, riecheggia solo in parte lo splendore originario, dovuto ai rivestimenti marmorei che coprivano le pareti e alle decorazioni musive del pavimento. Parti di quei mosaici si conservano in fondo alla navata sinistra e all'inizio di quella destra. Bastano però i mosaici policromi che rivestono il presbiterio e specialmente il catino dell'abside, a suscitare stupore. Furono realizzati in periodi diversi, probabilmente fra il VI e il IX secolo. L'arco trionfale è dominato dalla figura di Cristo, racchiusa in un medaglione circolare. Ai lati, fra nubi stilizzate, sono riprodotti i simboli degli evangelisti. Più in basso le raffigurazioni di Gerusalemme e Betlemme, con le mura adorne di pietre preziose. Dalle porte delle due città escono dodici agnelli, simbolo degli apostoli. Splendida la scena della Trasfigurazione racchiusa nel catino absidale: al centro di un cielo dorato campeggia una croce gemmata. All'incrocio dei bracci è riprodotto il volto di Cristo. Sopra la croce, la mano di Dio emerge dalle nuvole; ai lati le figure di Elia e Mosè. In basso, in una verde vallata, tre agnelli simboleggiano gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni. Fra rocce, piante e uccelli si erge la figura di sant'Apollinare in atteggiamento orante. Gli spazi tra le finestre, infine, sono occupati dalle immagini di quattro vescovi ravennati: Ursicino, Orso, Severo ed Ecclesio.