Pochi edifici sacri esercitano suggestioni paragonabili a quelle della Basilica di Sant'Antonio a Padova, eretta fra il 1238 e la metà del Trecento nel luogo in cui il santo di origini portoghesi era stato appena sepolto. Suggestioni derivanti, in parte, anche dai forti contrasti evocati dal luogo: in Piazza Sant'Antonio, davanti a uno dei templi più visitati al mondo per la straordinaria devozione suscitata dalla figura del santo, si erge il celebre monumento equestre del Gattamelata (il condottiero Erasmo da Narni). L'insieme della statua bronzea e del piedistallo costituiscono uno dei capolavori creati da Donatello durante il suo soggiorno a Padova. Anche la solenne facciata romanico-gotica del tempio, con la sua tipica fisionomia a capanna, il portale a tutto sesto e il grande rosone, si caratterizza per contrasto rispetto all'articolato complesso di archi rampanti, cupole dal sapore bizantino, e campanili simili a minareti islamici per le loro cuspidi ottagonali. Ma i contrasti sembrano fondersi in un insieme miracolosamente armonico, proprio come all'interno del tempio che inglobò la più antica chiesetta di Santa Maria Mater Domini, accanto alla quale sorgeva il convento fondato da Sant'Antonio. L'apparato decorativo, fra le tre altissime navate sorrette da pilastri e il profondo presbiterio, è straordinariamente ricco e composito. Se l'impianto architettonico è spiccatamente gotico, gli interventi artistici si sono infatti susseguiti fino al Seicento. Uno dei tesori artistici più ammirati è racchiuso nella Cappella di San Felice (nel transetto destro), opera di un grande architetto veneziano del Trecento, Andriolo de Santi. L'intera superficie della cappella è coperta da una splendida decorazione di marmi e affreschi (restaurati nel 2000): un capolavoro trecentesco del veronese Altichiero da Zevio. Tra le cappelle che si aprono nella navata destra si segnala quella gotica del Santissimo, detta “Cappella del Gattamelata” perché ospita la tomba del condottiero. Uno scenario radicalmente diverso è offerto dalla Cappella del Tesoro, ricavata dietro l'abside. Qui le esuberanti decorazioni e sculture barocche di Filippo Parodi, allievo del Bernini, incorniciano il “tesoro” della basilica e, soprattutto, le preziosissime urne contenenti alcune reliquie di Sant'Antonio, oggetto di venerazione. Costeggiando la Cappella della Madonna Mora, che corrisponde alla chiesetta di Santa Maria, si raggiungono la Cappella del beato Luca Belludi, impreziosita da notevoli affreschi trecenteschi di Giusto de' Menabuoi, e la Cappella della Tomba del Santo: uno spazio rinascimentale ornato da rilievi e sculture di Tullio Lombardo, Jacopo Sansovino e altri artisti. Il tesoro più prezioso della basilica, tuttavia, è certamente l'altare maggiore che riunisce i celebri bronzi di Donatello: realismo e classicismo si compenetrano, come sempre nei lavori del maestro fiorentino, nelle statue raffiguranti la Vergine e alcuni santi e nei rilievi che rappresentano la drammatica scena della Deposizione e i quattro miracoli di Sant'Antonio.