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Venerdì, 13/09/2024
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Napoli: il Complesso di Santa Chiara

chiesa di santa chiara

Edificata all'inizio del Trecento su commissione dei sovrani Angioini, Santa Chiara è uno dei monumenti più suggestivi di Napoli. La facciata della chiesa, un imponente blocco di tufo giallo, rappresenta uno dei simboli del centro storico partenopeo. La chiesa, il convento con lo stupendo chiostro maiolicato, l'Area Archeologica e il Museo dell'Opera compongono il complesso, situato nella cittadella francescana, a due passi da Piazza del Gesù. Il tempio eretto da Gagliardo Primario era destinato ad accogliere le tombe dei sovrani e in particolare di Roberto d'Angiò, il cui sepolcro monumentale è considerato il più grande monumento funebre medievale. La facciata gotica, con il caratteristico timpano triangolare, il rosone centrale e i contrafforti in stile francescano, è separata dalla strada da un cortile, cui si accede attraverso un imponente portale. Anche la base del campanile, staccato sulla sinistra, conserva le forme gotiche originarie, al pari degli interni, dove il senso di vastità è accentuato dall'unica navata su cui si aprono dieci cappelle per lato. La volta a capriate lignee, come ogni altro elemento architettonico, contribuisce allo spirito di austera semplicità che invita al raccoglimento. Nel coro a tre navate che si apre sul lato opposto alla facciata, i frammenti di un affresco raffigurante la Crocifissione sono ciò che resta dell'opera di Giotto, chiamato a decorare le pareti della basilica nel 1326. I monumenti funebri, realizzati nel presbiterio, costituiscono altrettanti capolavori realizzati da scultori trecenteschi come Tino di Camaiano, che lavorò alle tombe di Carlo di Calabria e di Maria di Valois, e i fratelli Bertini, cui si deve il sepolcro di Roberto d'Angiò. Passando per il “Coro delle monache” si accede al Chiostro Maiolicato delle Clarisse, che rapisce lo sguardo con architetture barocche ed effetti scenografici come la fuga dei pilastri ottagonali ideata da Domenico Antonio Vaccaro, artista napoletano geniale e poliedrico. A Vaccaro fu affidata la direzione dei lavori per il chiostro, realizzato nella prima metà del Settecento. Le belle decorazioni delle maioliche si devono, invece, agli artigiani Donato e Giuseppe Massa che, con l'uso di colori come il verde, il giallo e il blu, assicurarono una perfetta armonizzazione del chiostro con gli elementi architettonici circostanti, il giardino, gli agrumi e il cielo stesso. I 64 pilastri sfoggiano motivi arborei e floreali, scene agresti e marine. Ovunque prevalgono temi bucolici o addirittura mitologici, di chiara ispirazione neoclassica. Di carattere profano anche le scene rappresentate sui sedili: riflessi di quella vita quotidiana preclusa alle monache. Le pareti dei quattro lati del chiostro sono interamente coperte da affreschi, opera di un artista rimasto ignoto. Qui gli scenari idilliaci cedono il passo alle figure di santi, alle allegorie e alle scene dell'Antico Testamento.

Nel chiostro è posto l'ingresso al Museo dell'Opera, ricavato dai resti di uno stabilimento termale romano scoperto nel dopoguerra, durante i restauri del complesso. Articolato in quattro sale, il museo restituisce uno spaccato di storia napoletana, dall'antichità al XX secolo, e conserva alcuni tesori miracolosamente scampati ai bombardamenti del 1943. Nella Sala Archeologica sono raccolti i reperti rinvenuti durante gli scavi e i restauri. La Sala della Storia racconta le vicende del complesso di Santa Chiara, l'evoluzione della vita conventuale attraverso i secoli. Statue e decorazioni marmoree, in molti casi danneggiate dai bombardamenti, caratterizzano la Sala dei Marmi. Qui sono conservati anche i fregi che ornavano le celle delle clarisse, riproducendo gli stemmi delle famiglie nobili da cui provenivano le ospiti del Reale Monastero. Nella Sala dei Reliquiari si ammirano paramenti sacri, corredi liturgici e reliquie di notevole pregio, ma anche lo splendido busto ligneo dell'Ecce Homo, opera rinascimentale di Giovanni da Nola. L'itinerario prosegue nell'Area Archeologica, attraverso le varie strutture termali romane come i tepidaria, il laconicum e il frigidarium, che forniscono l'idea di un complesso particolarmente vasto e articolato. Merita una visita, inoltre, la Sala del Presepe, dove è conservato uno dei più suggestivi presepi realizzati a Napoli sotto il regno di Ferdinando IV di Borbone (appassionato collezionista di rappresentazioni della Natività). In perfetto stile partenopeo, il Presepe ricostruisce, attorno alla Sacra Famiglia, scene e scorci di vita quotidiana locale. I suoi personaggi sono artigiani, venditori ambulanti, pastori e contadini napoletani del Settecento, riprodotti con cura maniacale anche nei loro abbigliamenti caratteristici. Il realismo impietoso con cui sono rappresentate le figure di popolani spicca, per contrasto, rispetto alle figure degli angeli e a quelle della Natività, allestita simbolicamente presso un monumento romano diroccato.

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