Alla foce del Canal Grande sulla laguna, sul versante opposto rispetto a Piazza San Marco, nella celebre isola della Giudecca, si erge la mole imponente ed elegante della Basilica di Santa Maria della Salute. Da quasi quattro secoli, la chiesa costituisce una componente essenziale del paesaggio veneziano, con il suo colore bianco candido e la caratteristica struttura ispirata allo stile classico rinascimentale, che spicca con forza nel tessuto architettonico urbano. Santa Maria della Salute fu costruita nell'arco di mezzo secolo, fra il 1631 e il 1681, su progetto di Baldassarre Longhena, in segno di ringraziamento dall'intera cittadinanza di Venezia per la cessazione di una micidiale epidemia di peste, che aveva mietuto molte vittime in città. Venezia mantenne il voto fatto alla Madonna, costruendo una chiesa maestosa e bellissima: sulla pianta centrale a base ottagonale si eleva una possente cupola in stile veneziano, affiancata da una cupola più piccola sul presbiterio, ai cui lati si ergono due leggiadri campanili gemelli. Attorno alla cupola maggiore si sviluppano le caratteristiche volute concentriche in marmo, mentre i prospetti corrispondenti ai lati sono ornati da raffinati pilastri e timpani. L'ampio arcone della facciata centrale è chiuso da un grande portone, ai lati del quale si aprono quattro nicchie che custodiscono le statue degli evangelisti. La cupola grande è sormontata da una lanterna su cui si erge la grande statua della Madonna Immacolata, con il bastone di ammiraglia o “Capitana da Mar”. Due angeli raffigurati sulla riva del Canal Grande, invece, sembrano sostenere il grande tempio al quale si accede per mezzo di due gradinate in pietra. Il complesso, armonioso e ricco, sembra così emergere dalle profondità del mare. All'interno della basilica risulta evidente la suddivisione in due vani, ciascuno sormontato da una cupola. Il maggiore, su base ottagonale, è percorso lungo i lati da un deambulatorio sul quale si aprono sei cappelle e, in asse con l'ingresso principale, il vano minore del presbiterio. L'ottagono è scandito da grandiosi pilastri compositi, collegati tra loro da archi, che sorreggono il tamburo da cui si sviluppa la cupola. Su questa si aprono sedici grandi finestroni, a formare un anello di luce su cui sembra galleggiare la volta. La struttura ottagonale accompagna idealmente il pellegrino lungo un percorso circolare lungo l'ampio corridoio racchiuso dalle sei cappelle con altrettanti altari, ciascuno arricchito da una pala raffigurante i momenti principali della vita di Maria. Fra queste, tre opere di Luca Giordano: l'Assunzione, la Nascita e la Presentazione della Vergine. Al centro della basilica, invece, sotto un grande lampadario d'argento, si trova un piccolo mosaico con le cinque rose del rosario mariano. L'attenzione è catturata, però, soprattutto dall'altare maggiore, ideato dal Longhena, con le sculture di angeli e cariatidi realizzate da Giusto Le Court. Le opere dello scultore fiammingo fanno da cornice all'immagine della Vergine, un dipinto di scuola greco-bizantina portato a Venezia dall'isola di Candia nel 1672, al termine della guerra contro i Turchi. Sopra l'icona della “Madonna della Salute” svetta la rappresentazione di “Venezia liberata dalla peste”. Ai lati, le statue di San Marco, patrono di Venezia, e San Lorenzo Giustiniani, primo patriarca della città. Alle spalle dell'altare si apre lo straordinario coro ligneo, finemente intagliato su un disegno attribuito allo stesso Baldassarre Longhena. Le pareti sopra il coro sono decorate da statue del Salviati, raffiguranti episodi dell'Antico Testamento. Non meno sorprendente è la visita alla sacrestia, che custodisce gelosamente numerose opere di maestri come Tiziano e Tintoretto. Lo sguardo è immediatamente catturato dalla grande tela delle Nozze di Canaan, dipinta dal Tintoretto nel 1551. Son ben dodici le opere di Tiziano Vecellio: la pala d'altare raffigurante San Marco in trono, capolavoro giovanile dell'artista, i tondi con le teste dei quattro evangelisti e dei quattro dottori della Chiesa d'occidente, e le tre tele che ornano il soffitto: Caino e Abele, Il sacrificio di Isacco, Davide e Golia, per le quali Tiziano si ispirò agli affreschi michelangioleschi della Cappella Sistina. Ma nella sacrestia si incontrano anche opere di Palma il Giovane, Basaiti, Sassoferrato e Salviati, oltre a un pregevole arazzo fiammingo del Cinquecento, raffigurante la Pentecoste. Un altro importante dipinto del Tiziano può essere ammirato in chiesa, presso il terzo altare di sinistra: è la Discesa dello Spirito Santo, datato 1555. Da segnalare, infine, il Seminario Patriarcale che sorge accanto alla basilica e ospita una ragguardevole raccolta di pitture e sculture provenienti dalle istituzioni religiose soppresse dal governo napoleonico. A questa si aggiunge la Pinacoteca Manfrediana, comprendente opere dal XV al XVIII secolo.