Componenti fondamentale dello skyline veneziano, la chiesa e il campanile di San Giorgio Maggiore, sull'isola di San Giorgio, fronteggiano la Riva degli Schiavoni con il Palazzo Ducale e il campanile di San Marco. La storia di San Giorgio Maggiore è tutt'uno con quella dell'isola che, dal 982, ospita un monastero benedettino cresciuto nei secoli fino a diventare un centro religioso e culturale di fama europea. Ricostruito dopo il terremoto del 1223, con l'aiuto del doge Pietro Ziani, il monastero si ampliò e si arricchì di strutture soprattutto nel corso del Rinascimento. All'architetto fiorentino Michelozzo, giunto sull'isola al seguito dell'esiliato Cosimo de' Medici, si deve ad esempio la costruzione del dormitorio e della libreria (purtroppo andata distrutta). In seguito sorsero il “Chiostro degli allori” (di Giovanni e Andrea Buora), le foresterie, gli appartamenti dell'abate e il refettorio realizzato da Andrea Palladio attorno al 1560. Lo stesso Palladio disegnò la chiesa di San Giorgio e il piazzale antistante, affacciato sul Bacino di San Marco. Iniziata nel 1579, cioè solo un anno prima della morte dell'architetto padovano, la chiesa sarebbe stata completata attorno al 1610 da Vincenzo Scamozzi, mentre ulteriori aggiunte architettoniche (come la biblioteca del convento) si sarebbero avute verso la metà del secolo con l'intervento di Baldassarre Longhena. Ammirando il prospetto di San Giorgio, anche dalla riva opposta del bacino, si riconosce subito l'impronta di Palladio: la candida facciata spicca rispetto al rosso del possente transetto e del campanile settecentesco, che ricorda quello di San Marco per la cuspide e il rivestimento marmoreo della cella campanaria. La stessa facciata offre una soluzione innovativa a un problema molto sentito dagli architetti del Rinascimento: integrare la struttura del tempio classico con quella tripartita delle chiese. In corrispondenza della navata centrale Palladio sovrappone il classico frontone triangolare, sorretto da quattro grandi colonne come nel prospetto di un tempio, mentre un prospetto analogo si ritrova spezzato in due davanti alle navate laterali. Anche la pianta della chiesa è originale in quanto pone la cupola nel punto d'incontro fra i due assi, combinando l'impianto centrale classico con quello a croce latina. Un unico grande portale consente l'accesso all'interno della chiesa, luminoso e rasserenante quanto l'esterno. La navata centrale è caratterizzata dalla successione scenografica del presbiterio e del coro. Molte opere d'arte di grande importanza e fama sono tuttora custodite in San Giorgio Maggiore. Spiccano la Madonna in trono e Santi di Sebastiano Ricci e due tele del Tintoretto: la Raccolta della manna e soprattutto L'Ultima Cena che costituisce uno dei suoi ultimi capolavori, noto per la scelta di porre al centro della scena personaggi casuali come servi e vivandieri. Altri dipinti sono attribuiti al figlio Domenico Tintoretto, a Palma il Giovane e a Jacopo Bassano. Notevole anche il coro ligneo intagliato alla fine del Cinquecento da Albert Van der Brulle. La visita può proseguire negli splendidi ambienti dell'abbazia, fra il “Chiostro del Palladio” e lo “Scalone del Longhena”. Nella Sala del Conclave (in cui fu eletto Pio VII) è esposta la tela di Vittore Carpaccio raffigurante San Giorgio che uccide il drago. Una vista eccezionale su San Marco si gode dalla cima del campanile, raggiungibile in ascensore.