Da qualunque direzione si arrivi a San Gimignano, il borgo medievale svetta sulla collina, in virtù delle numerose torri che, ancora oggi, rappresentano il primo segno di distinzione della cittadina. Oggi se ne contano tredici, ma alcuni storici sostengono che attorno al XII secolo ve ne fossero 72: una per ogni famiglia benestante. Già perché, attraverso la costruzione di una torre, la famiglia nobile sanciva il proprio potere e la propria capacità economica, ingaggiando una vera e propria gara con i casati rivali. Ma le torri di San Gimignano non erano soltanto un simbolo per i nobili del luogo. Esse fungevano da vera e propria abitazione e, stando a quanto è dato vedere oggi al visitatore, non dovevano costituire un ambiente particolarmente confortevole: gli ambienti erano piccoli (non più di due metri per lato) e le aperture ridotte al minimo, come si conviene a una struttura difensiva. Lo spessore delle mura, in compenso, garantiva un clima mite sia in estate che in inverno. In seguito, fra il XII e il XIII secolo, con l'affermarsi dello “stile pisano”, le torri sarebbero diventate più spaziose e luminose, mentre tutto intorno cominciavano ad essere edificati imponenti palazzi di stile inconfondibile, che possono essere ammirati ancora oggi. La peculiarità di questo stile dipende dal proverbiale eclettismo degli architetti locali che, a differenza dei loro omologhi toscani del Basso Medioevo, anziché uniformarsi alle mode susseguitesi nel corso del tempo per l'influenza di Firenze, Pisa, Lucca e Siena, finirono col sintetizzare un'architettura estremamente originale, frutto dell'armonica compenetrazione dei modi Senesi, Fiorentini, Pisani, ecc. La capacità di San Gimignano di tutelare il suo enorme patrimonio architettonico e culturale ha fatto sì che l'aspetto della città, così come essa si presentava alla metà del Trecento, nel momento di massimo splendore, rimanesse intatto fino ai giorni nostri. Nella seconda metà del secolo, infatti, San Gimignano cessa di essere un libero comune e cade sotto il dominio di Firenze: un evento che ne segnerà il declino inesorabile. Oltre che alle insidie del tempo, Le torri, i palazzi e le chiese di questa città medievale hanno resistito persino alla minaccia di violenti terremoti abbattutisi anche in tempi recenti. Come per miracolo, la città dichiarata “Patrimonio mondiale dell'umanità” dall'Unesco offre tuttora intatti i suoi tesori, e soprattutto la suggestione incomparabile di ritrovarsi proiettati indietro nel tempo, in un luogo perennemente sospeso in pieno Medioevo. Una sensazione che permane e si acuisce visitando il Duomo (o Chiesa Collegiata), oggi considerato uno dei più importanti musei della Toscana. La basilica a tre navate è uno scrigno zeppo di opere e affreschi riconducibili a varie scuole. Quella fiorentina è degnamente rappresentata dal San Sebastiano di Benozzo Gozzoli, dalle Storie di Santa Fina del Ghirlandaio e da statue lignee di Jacopo della Quercia, mentre la scuola senese si esprime nelle scene del Vecchio e Nuovo Testamento di Bartolo di Fredi e nel Giudizio Universale di Taddeo di Bartolo. Impossibile non visitare il Palazzo del Comune, comprendente il Museo civico e la Pinacoteca, all'interno della quale sono custodite opere di artisti come il Pinturicchio, Benozzo Gozzoli, Filippino Lippi, Domenico di Michelino, Pier Francesco Fiorentino. Sempre dall'antico Palazzo comunale, inoltre si accede alla sala di Dante, con la Maestà di Lippo Memmi e alla Torre del Podestà, o Torre Grossa, alta 54 metri e risalente al 1311. Estremamente ricca di tesori anche la Chiesa di Sant'Agostino, decorata da opere di Gozzoli (autentico filo conduttore dell'arte locale), Benedetto da Maiano, Piero del Pollaiolo e molti altri maestri. Fra i musei spicca anche la celebre Spezieria di Santa Fina, ubicata presso il Conservatorio di Santa Chiara. Si tratta di una collezione di contenitori ceramici e vitrei provenienti dall’antica Spezieria dello Spedale di Santa Fina. L’allestimento riproduce l’antico assetto della farmacia medievale, con la suddivisione in spazi dedicati alla vendita (la bottega) e alla preparazione dei medicamenti (la “cucina”). Qui sono esposti anche gli antichi farmaci, rinvenuti all’interno dei loro contenitori. La visita alla Spezieria è accompagnata dagli aromi che esalano dalle erbe medicinali essiccate, alla base di tutti i medicamenti dell'epoca. Da esplorare, inoltre, il ricco Museo archeologico, contenente reperti medievali, romani ed etruschi (testimonianza, questi ultimi, delle origini della città), e il sorprendente Museo d'arte contemporanea, che spicca per contrasto nel contesto architettonico e paesaggistico in cui è incastonato.