Percorrendo il viale delle Belle Arti, a Roma, si incontra Villa Giulia, l'elegante residenza suburbana progettata dal Vignola per Giulio III, durante gli anni del suo pontificato. Alle decorazioni dei suoi ambienti e degli scenografici giardini, componente irrinunciabile di ogni dimora signorile del Rinascimento, presero parte artisti del calibro di Giorgio Vasari, Michelangelo e Bartolomeo Ammannati. A quest'ultimo, in particolare, si deve la splendida loggia posteriore della villa, costruita su tre livelli decorati con statue marmoree e affacciata sui tre cortili. Una duplice scalea conduce al ninfeo dove Giulio III amava pranzare, al riparo dalla calura estiva. Dal 1889 la villa fu adibita a museo, per raccogliere le antichità preromane provenienti dall'alto Lazio, corrispondente all'Etruria meridionale, ma anche da siti non etruschi del Lazio e dell'Umbria. Oggi il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia è il principale punto di riferimento per lo studio della civiltà etrusca, sebbene la sua ricchissima collezione comprenda anche preziosi manufatti greci, risalenti al periodo fra l'VIII e il V secolo a.C., rinvenuti in quel crocevia di culture che era la valle del Tevere. Tutti i materiali sono classificati ed esposti in base alle aree di provenienza. Particolare rilievo assumono i reperti di alcune fra le maggiori città etrusche: Vulci, Cerveteri e Veio. Forse il pezzo più prezioso (certamente il più conosciuto) è il Sarcofago degli Sposi proveniente da Cerveteri. Scolpito attorno al 520 a.C., rappresenta appunto una coppia di sposi serenamente adagiati su un triclinio, come se prendessero parte a un convivio. Testimonianze uniche della maestria raggiunta dagli Etruschi nelle arti plastiche sono anche la statua fittile di Ercole con la Cerva, l'Apollo di Veio in terracotta policroma (da poco restaurato), un altorilievo in terracotta con scene tratte dal mito dei Sette contro Tebe. Da Pyrgi, l'antico porto di Caere Novum, sono giunte fino a noi tre lamine in oro di eccezionale interesse storico-linguistico: il testo inciso, in fenicio e in etrusco, documenta un trattato sottoscritto dalle città di Caere e Cartagine. Gli splendidi corredi funerari (famoso quello della Tomba del Guerriero di Vulci) testimoniano l'opulenza raggiunta in età arcaica. A questi si aggiungono bronzi e terrecotte votive, ceramiche e vasi italici e attici, utensili di vario genere. Al piano nobile della villa sono esposte alcune collezioni storiche. Tra queste la Collezione Castellani che comprende, oltre a ceramiche, bronzi e gioielli etrusco-italici, anche raffinati pezzi d'oreficeria ottocentesca, opera della stessa famiglia Castellani. Ma anche i corredi recuperati da due ricche tombe orientalizzanti di Palestrina (la tomba “Barberini” e la “Bernardini”), con oggetti in bronzo, argento, oro e avorio tra cui la famosa Cista Ficoroni: un portagioie in rame finemente cesellato, con uno straordinario coperchio scolpito.