Roma: la basilica di Santa Maria Maggiore
È una delle quattro basiliche patriarcali di Roma, assieme a San Pietro, San Giovanni il Laterano e San Paolo fuori le mura. Santa Maria Maggiore sorge sul colle Esquilino fra la piazza omonima su cui guarda la facciata e la Piazza dell'Esquilino. Eretta per volontà di Sisto III dopo il 431, è la sola basilica paleocristiana che abbia conservato intatta la sua struttura interna, nonostante i rifacimenti dell'abside nel XIII secolo, della facciata posteriore nel Seicento (opera di Carlo Rainaldi) e di quella anteriore (di Ferdinando Fuga) nel Settecento. Quest'ultima appare incassata fra due palazzi gemelli ed è sovrastata dal campanile romanico cuspidato (il più alto di Roma) che svetta fra le due cupole con i suoi 75 metri. Entrando in chiesa ci si sente sopraffatti dalla vastità delle tre navate e in particolare di quella centrale, coperta da uno stupendo soffitto ligneo a cassettoni dorati del Cinquecento. Due colonnati ionici architravati dividono le navate. Su questi si aprono altrettante serie di finestroni che conferiscono una particolare luminosità all'ambiente. I mosaici fra le finestre, con le storie del Vecchio e Nuovo Testamento, e quelli dell'arco trionfale, con scene della vita di Cristo dai Vangeli apocrifi, risalgono al periodo di fondazione della basilica e costituiscono il suo tesoro più prezioso. I primi mostrano ancora i caratteri dello stile tardo-imperiale, mentre i secondi sembrano più vicini alla maniera bizantina. Con l'aggiunta dell'abside, alla fine del Duecento, vide la luce anche il mosaico di Jacopo Torriti, raffigurante l'Incoronazione di Maria. Sotto il mosaico si notano le figure di profeti attribuite a Pietro Cavallini e a Cimabue (o al giovane Giotto). Parte del pavimento conserva la tipica decorazione cosmatesca del XII secolo (fantasiosi mosaici con motivi geometrici) opera della famiglia Cosmati. Nella navata centrale sono collocati i monumenti di Niccolò IV e Clemente IX, rispettivamente realizzati da Domenico Fontana e Carlo Rainaldi. Sotto l'altare cinquecentesco c'è l'Oratorio del Presepio: le statue modellate da Arnolfo di Cambio alla fine del Duecento costituiscono probabilmente il primo presepe della storia. Accanto all'altare una semplice lastra marmorea indica la sepoltura di Gian Lorenzo Bernini. Notevoli sono anche le cappelle: quella di San Michele e San Pietro in Vincoli è decorata con un affresco che rappresenterebbe l'unica opera di Piero della Francesca nella Capitale. La Cappella Sistina fu realizzata da Domenico Fontana; la Cappella Sforza da Giacomo della Porta su disegno di Michelangelo. Un discorso a parte merita la Cappella Paolina, completata all'inizio del Seicento. L'altare è abbellito con marmi policromi, ori e gemme, mentre alle decorazioni scultoree lavorarono artisti come Bernini e Maderno. Le opere pittoriche sono di Guido Reni e del Cavalier d'Arpino. In sagrestia, infine, si ammirano due rare testimonianze della pittura senese a Roma: una Madonna col Bambino del Beccafumi e l'Andata al Calvario del Sodoma.
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