Al km 1,8 dell'Appia Antica, nel cuore della ricchissima area archeologica compresa fra la via Appia e la via Ardeatina, è posto l'accesso alle Catacombe di San Callisto, le più estese e certamente le più famose di Roma. Le sue gallerie si sviluppano per circa venti chilometri, talvolta su quattro piani sovrapposti, e prendono nome dal diacono che ebbe l'incarico di custodirle dal papa Zefirino, all'inizio del III secolo. Lo stesso Callisto, divenuto papa, fece ingrandire il complesso che divenne il cimitero ufficiale della chiesa. Qui trovarono sepoltura circa nove pontefici, cinquanta martiri e quasi mezzo milione di fedeli. La visita alle catacombe inizia dai due piccoli edifici triabsidati che sorgono al livello stradale: furono scoperti nell'Ottocento dall'archeologo Giovanni Battista De Rossi, il quale convinse Pio IX ad acquistare il terreno circostante, portando alla luce il sito sotterraneo fra il 1850 e il 1854. Una scala scende al cimitero sotterraneo, le cui pareti sono coperte da graffiti (nomi di defunti, invocazioni ai martiri e iscrizioni lasciate dai pellegrini), e alla Cripta dei Papi. È questo l'ambiente più importante del complesso e di tutte le necropoli paleocristiane. Raccoglie le spoglie dei papi e dei vescovi del III secolo. Fra le lapidi danneggiate, scritte in greco, si legge il nome del papa martire Sisto II, decapitato mentre celebrava una messa proprio nel cimitero. A Sisto II sono dedicati i carmi di papa Damaso, incisi sulla parete destra della cripta. Una grande nicchia aperta nella parete di sinistra ospitava invece il sarcofago della martire Cecilia, appartenente a una nobile famiglia romana. La statua che la riproduce è una copia di quella scolpita nel 1699 da Stefano Maderno quando si effettuò la ricognizione della salma. Secondo la tradizione lo scultore riprodusse la posizione del corpo evidenziando, oltre al taglio del boia sul collo, le tre dita aperte della mano destra e il dito aperto della sinistra: testimonianza dell'unità e trinità di Dio. La cripta conserva resti di pitture e mosaici di incerta datazione tra cui un Cristo Pantocratore. Usciti dalla cripta si percorrono alcune gallerie che costituiscono il primo nucleo del cimitero. Fra queste la galleria del Cubicolo dei Sacramenti. Si tratta di cinque tombe di famiglia che conservano un preziosissimo patrimonio di affreschi realizzati all'inizio del III secolo. Raffigurano i sacramenti per mezzo di scene simboliche come il battesimo di Gesù, il banchetto eucaristico presso il lago di Tiberiade, la moltiplicazione dei pani. Attraverso lo slargo dei “quattro pilastri” è possibile raggiungere altri settori del complesso tra cui la Regione Liberiana, di notevole interesse per la ricchezza di iscrizioni sepolcrali, e le Cripte di Lucina. Queste ultime portano il nome della proprietaria del fondo presso il cimitero, che diede sepoltura a papa Cornelio nel 253. La lapide davanti alla nicchia è scritta eccezionalmente in latino, ma l'importanza di questo ambiente deriva soprattutto dall'abbondanza di pitture paleocristiane (le più antiche mai rinvenute), come la prima raffigurazione conosciuta dei pesci eucaristici.