Pochi luoghi, in Italia, sono in grado di fornire un'immagine completa della civiltà magno-greca nell'Italia meridionale come il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, universalmente noto come la “casa” dei Bronzi di Riace. Aperto al pubblico dal 1954, il Museo Nazionale della Magna Grecia raccoglie, in realtà, un patrimonio vastissimo che comprende, oltre alle collezioni del precedente museo civico, tutti i reperti provenienti dagli scavi effettuati in Calabria dall'archeologo Paolo Orsi, al quale si deve anche la fondazione di questa istituzione. Il museo è stato interessato, col passare degli anni, da numerosi ampliamenti, fino all'istituzione della sezione di archeologia subacquea, ubicata al piano inferiore. E proprio in queste prime sale, con l'aiuto di uno speciale impianto di climatizzazione, vengono custodite le due grandi statue bronzee rinvenute casualmente nel 1972 al largo di Riace, nel mar Ionio. La fama meritata di queste due colossali statue di guerrieri, fuse in epoche leggermente diverse, che costituiscono esemplari unici nell'ambito dell'arte antica, non deve però offuscare l'importanza di altre opere di straordinario interesse. Come la splendida testa del filosofo da Porticello, la cui datazione (fine del V secolo a.C.) ha costretto gli studiosi a riconsiderare il problema dell'invenzione del ritratto nell'arte greca. Per il suo altissimo valore storico ed estetico, questa probabile effigie di Esiodo è custodita nello stesso salone che ospita i Bronzi. Il vero percorso museale inizia al pianterreno, dopo aver oltrepassato un Telamone calcareo rinvenuto a Montescaglioso (Matera). Qui si ammira la collezione preistorica, protostorica e locrese. I reperti di età paleolitica e neolitica, provenienti da varie località, occupano le prime sale. Negli ambienti successivi sono conservate testimonianze dell'età dei metalli, come daghe, asce e altre suppellettili. Sempre al piano terreno si snoda la ricchissima collezione di reperti provenienti dalle necropoli protostoriche di Locri e dagli scavi archeologici effettuati da Orsi nella località calabrese. Si va dagli oggetti votivi alle statue bronzee, fino ai corredi e alle iscrizioni funerarie. In queste stanze sono raccolti anche il “Gruppo dei Dioscuri” e i resti monumentali della decorazione del santuario di Marasà, il più imponente dell'antica Locri. Al primo piano, poi, sono esposti i materiali rinvenuti a Reggio, Medma, Caulonia, Krimisa e Laos. Dall'area del santuario di Griso-Laboccetta proviene una lastra fittile policroma, decorata con due figure femminili danzanti, mentre dalle necropoli di San Gregorio, di Santa Lucia e del Museo sono giunti crateri cinerari, terracotte, vasche fittili e un sarcofago a forma di piede con calzare, di età ellenistica. Una sala è dedicata ai reperti di Metauros, l'attuale Gioia Tauro, comprendenti, fra l'altro, i corredi di una necropoli arcaica, anfore puniche, corinzie e attiche. Dall'antica Laos proviene un reperto eccezionale: una tomba a camera con la doppia sepoltura di un guerriero lucano e di sua moglie, risalente al 300 a.C. Il ricco corredo funebre include ceramiche, elmo, corazza, schinieri, cinturoni in bronzo decorati a sbalzo in argento e i resti di un diadema aureo. Tra le opere di maggior valore c'è anche una famosa testa marmorea di Apollo Aleo, proveniente da Cirò e attribuita a Pitagora di Reggio. Al primo piano trovano spazio anche la collezione numismatica e una scelta di epigrafi greche e romane. Al secondo piano, infine, è collocata la sezione d'arte medievale e moderna: un'autentica pinacoteca che attende ancora un'adeguata sistemazione. Tra le molte opere interessanti spiccano due tavolette di Antonello da Messina (“San Girolamo penitente” e “Visita dei tre angeli ad Abramo”, dipinte attorno al 1460) e il “Ritorno del figliol prodigo” di Mattia Preti (1656-60). L'offerta culturale del Museo di Reggio Calabria è arricchita anche da una vasta biblioteca che vanta oltre 10.000 volumi.