In posizione elevata sul porto di Napoli spicca Castel Nuovo, la poderosa fortezza turrita così chiamata per distinguerla dai più antichi Castel dell'Ovo e Castel Capuano. Per i napoletani il castello è universalmente noto come Maschio Angioino, in onore del suo fondatore Carlo I d'Angiò. Dalla fine del Duecento, quando fu completato, Castel Nuovo fu al centro dei numerosi scontri per il controllo del Regno di Napoli. Il primo e più famoso episodio avvenuto fra le sue mura (datato 13 dicembre 1294) fu però il “gran rifiuto” al pontificato di Celestino V: nella grande Sala del Tinello, al cospetto del concistoro cardinalizio, Pietro da Morrone si liberò della tiara papale aprendo la strada all'elezione di Bonifacio VIII. In seguito il castello fu teatro di amori di regine dissolute, e ripetuti attacchi fra cui il bombardamento di Alfonso I d'Aragona. Conquistata la corona nel 1442, lo stesso Alfonso detto “il Magnanimo” fece ricostruire l'edificio nella forma attuale, salvo aggiunte e arricchimenti succedutisi fino al Novecento. Il corpo centrale a pianta trapezoidale è cinto da un fossato e dotato di quattro poderosi torrioni circolari merlati, più una torre al centro della facciata. Fra questa e la torre di sud-ovest è incastonato lo scenografico Arco di Trionfo in marmo, costruito per celebrare l'ingresso di Alfonso in Napoli. Le statue nelle nicchie e il rilievo sull'arcata inferiore, raffigurante il Trionfo del re, è opera di scultori diversi fra cui Francesco Laurana e Domenico Gagini. Ancora oggi si entra nel castello passando sotto l'arco e, attraversato l'andito con la volta a stella, si esce nel cortile quadrato. Qui è affacciata la trecentesca Cappella Palatina, unica superstite dell'edificio originario. La facciata sfoggia però due importanti aggiunte rinascimentali: uno splendido portale marmoreo (i rilievi sono di Andrea dell'Aquila e Francesco Laurana) e un sofisticatissimo rosone, opera di maestranze catalane. All'interno si conservano tracce degli affreschi eseguiti dalla scuola di Giotto per gli angioini. Una scala esterna a chiocciola porta all'ambiente più suggestivo: la vasta Sala dei Baroni che per molti anni ha ospitato le riunioni del Consiglio comunale. La sala è coperta da una scenografica volta stellata a costoloni, e dotata di un bel camino monumentale. Permangono le decorazioni marmoree del Gagini mentre sono andati perduti, anche a causa di un terremoto, gli affreschi realizzati da Giotto nel 1330. Fra queste pareti, nel 1487, furono intrappolati alcuni baroni che complottavano contro Ferrante d'Aragona. Finirono in pasto ai coccodrilli del fossato. Nei piani superiori di Castel Nuovo è allestito il Museo Civico. Il nucleo più importante della raccolta è costituito dai dipinti dei maestri attivi a Napoli nel Seicento (Battistello Caracciolo, Luca Giordano, Mattia Preti, Francesco Solimena).